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Rivista Antonianum
Informazione sulla pubblicazione

 
 
 
 
Foto Kopiec Maksym Adam , Recensione: Korzeniowski W. Ireneusz, Introduzione al ruolo dell’ermeneutica veritativa di Gaspare Mura in Teologia Fondamentale, Chirico Napoli 2011, p. 202, ISBN 9788863620504., in Antonianum, 87/1 (2012) p. 174-176 .

Il tentativo di I. W. Korzeniowski e quello di presentare ai lettori l’idea proposta da Gaspare Mura inerente all’ermeneutica veritativa. L’autore non si limita pero ad una mera esposizione del pensiero di Mura, ma dimostra anche la sua applicabilita e funzionalita nel far interagire due problematiche oggetto di discussione. Si tratta dell’attuale dibattito sull’identita della teologia fondamentale da una parte e della nuova comprensione dell’ermeneutica, dall’altra. Il periodo post-conciliare segna la comparsa della disciplina chiamata successivamente teologia fondamentale, che sarebbe l’erede ma anche l’effetto della trasformazione dell’apologetica classica. Tuttavia non si e ancora arrivati ne a precisare fino in fondo l’identita epistemologica di tale disciplina, ne ad evidenziarne la specificita nell’orizzonte complessivo del sapere teologico. Anche se il suo oggetto e ben definito, cioe la rivelazione divina, non mancano le difficolta dovute al fatto che essa appare come una scienza di frontiera, chiamata a confronto con le sfide interne (credibilita della rivelazione cristiana, ragionevolezza della fede) ed esterne (il contesto storico, filosofico, culturale). All’interno dell’intelligenza della fede, alla teologia fondamentale appartengono i seguenti compiti principali: dogmatico-sistematico, fondativo, apologetico e dialogico. In questo contesto il nostro autore mette in rilievo anche il compito ermeneutico, in quanto la di sciplina in questione dovrebbe farsi carica di interpretare l’evento e il contenuto della rivelazione. Percio l’interpretazione e un compito permenente. Il primo capitolo del libro, che e anche il piu ampio (p. 17-76) e dedicato espressamente a questa problematica. L’autore riprendendo il pensiero di Mura, afferma che l’ermeneutica non viene intesa qui nel senso post-moderno, ispirato anche dall’idea del “pensiero debole”, come un infinito passaggio da una all’altra interpretazione, di carattere relativo e opinabile (FR 84), fatta soltanto al livello linguistico e retorico, senza alcun interesse circa la possibilita di accedere alla verita oggettiva e metafisica. Anzi, nelle correnti post-moderne tale verita non viene nemmeno tematizzata. Dato questo background, Korzeniowski insiste su una ri-comprensione dell’ermeneutica in modo che assuma il concetto della verita nella sua connotazione ontologica come verita dell’essere, per cui propone la cosiddetta ermeneutica veritativa (capax veritatis) Essa presuppone la verita unica, oggettiva, universale e trascendente che e alla portata della riflessione teologico-fondamentale (fede e ragione) e che nel suo ruolo ermeneutico non consiste piu in illimitati salti di interpretazione che effettivamente possono risultare addirittura opposti o contrastanti e ricondotti ai giochi linguistici, ma consiste nella lettura, sempre nuova e coerente, del dato/mistero rivelato. La continuita di questo lavoro e la novita delle espressioni sono condizionate, prima di tutto, dall’intrinseca ed ontologica inesauribilita della rivelazione divina come verita manifestata nella storia, e poi anche dalla dimensione storica della conoscenza stessa dell’uomo sempre orientata in avanti. L’ermeneutica veritativa appare dunque come un rimedio per superare il relativismo epistemologico e il soggettivismo della cultura contemporanea. Nella seconda parte del suo studio (p. 77-142) l’autore indica alcuni campi della ricerca teologico-fondamentale dove l’ermeneutica veritativa potrebbe essere applicata come strumento o metodo dell’intellectus fidei. Innanzi tutto essa troverebbe la sua applicabilita nell’elaborazione dei principi e dei criteri dell’interpretazione scritturistica; cio ovviamente non rappresenta una novita perche ha avuto il suo avvio gia con la svolta storico – critica degli studi biblici risalente al secolo XVIII. Tuttavia risulta ancora indispensabile e con le sue nuove impostazioni e i suoi nuovi approcci potrebbe agevolare lo sviluppo della ricerca. Un altro ambito dove l’ermeneutica veritativa dovrebbe svolgere il suo ruolo e l’interpretazione della Tradizione e dell’insegnamento magisteriale della Chiesa; inoltre, essa dovrebbe essere adoperata nella problematica riguardante i praembula fidei; dovrebbe favorire un uso piu appropriato del linguaggio teologico e, infine, dovrebbe essere utilizzata nel dialogo con le scienze naturali e umane. Korzeniowski mette a disposizione un contributo molto interessante; in particolare, va sottolineato che, adoperando una logica e un’argomentazione coerenti con l’intelligenza della fede, espone una problematica profonda e com  plessa, che richiede oggi una particolare attenzione. Egli affronta con chiarezza le sfide poste dallo spirito debole del post-moderno. E proprio qui che appare il pregio e il significato del suo libro, cioe quello di offrire una risposta – proposta teologica a tali difficolta, ben fondata sulla ragione e sui valori cristiani che non hanno perso nulla della loro attualita. Per raggiungere questo risultato l’autore si avvale del pensiero di G. Mura, concedendo al lettore anche l’opportunita di conoscere meglio il pensiero di uno studioso che non e stato finora abbastanza conosciuto ed apprezzato, ma il cui merito e stato non solo quello di aver saputo rispondere agli interrogativi piu urgenti del pensiero odierno, ma anche quello di aver saputo intuire e anticipare questi interrogativi. Mentre evidenziamo la pregnanza del contenuto, vorremmo presentare anche alcune osservazioni critiche di carattere metodologico e tecnico, finalizzate ad una spiegazione ancor piu efficace dei contenuti. Una riguarda la necessita di riportare i titoli delle opere dei vari autori che non sono stati riferiti nelle note a pie di pagina: tra tante mancanze di questo genere segnaliamo la citazione di Platone a p. 41; quella di Ratzinger a p. 63; o quella anonima a p. 73. L’altra osservazione riguarda l’uso non pienamente corretto della lingua latina in alcuni passi, dovuto certamente agli errori tecnici di battitura: a p. 47 appare “Verbum menti” che correttamente suona “Verbum mentis”; a p. 70 sta scritto “logos endiatecos”, mentre si dovrebbe scrivere “logos endiatheos”; e poi a p. 73 “oscuro per oscurum” ripreso da G. Ripanti non corrisponde esattamente ad “obscurum per obscurius”, come si trova nell’opera stessa dell’autore. Tuttavia queste osservazioni non sminuiscono l’alta qualita dello studio proposto da Korzeniowski che merita un’attenta lettura e che favorira senza dubbio una proficua riflessione in ordine all’odierno auditus culturae.


 
 
 
 
 
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