Inizio > Rivista Antonianum > Articoli > Comunitā Clarisse del Protomonastero Santa Chiara in Assisi Giovedì 28 marzo 2024
 

Rivista Antonianum
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Foto Comunitā Clarisse del Protomonastero Santa Chiara in Assisi , Cuore e mente per seguire Cristo con Santa Chiara d’Assisi, Incontro spirituale – culturale in occasione della presentazione del libro della Prof.ssa Giovanna Casagrande Incontro a Chiara, Basilica di Santa Chiara, Assisi 15 aprile 2011, in Antonianum, 86/3 (2011) p. 616-625 .

Venerdi 15 aprile 2011, alla vigilia dell’apertura dell’VIII Centenario della Consacrazione di Chiara e degli inizi dell’Ordine delle Sorelle povere (16 aprile 2011-11 agosto 2012) si e tenuto ad Assisi, nella Cappella del Crocifisso della Basilica di Santa Chiara, un importante incontro spiritual-eculturale, in occasione della presentazione del libro della Prof.ssa Giovanna Casagrande, Intorno a Chiara. Il tempo della svolta: le compagne, i monasteri, la devozione (Viator, 13), Edizioni Porziuncola, Assisi 2011. L’incontro è stato organizzato dall’Istituto Teologico di Assisi in collaborazione col Protomonastero S. Chiara.

Davanti alla preziosa immagine del Crocifisso di San Damiano, il cui incontro segno profondamente la vita del giovane Francesco, imprimendo per sempre nella sua anima santa la compassione del Crocifisso (cf. 2Cel 10), erano raccolti i numerosi partecipanti al momento spirituale culturale, la maggioranza dei quali religiose e religiosi di diversi Istituti e case di formazione di Assisi. Nel coro attiguo alla Cappella era invece presente l’intera comunità delle sorelle clarisse del Protomonastero.

Per introdurre il clima di preghiera e di riflessione che avrebbe caratterizzato l’evento, le sorelle clarisse hanno iniziato l’incontro con un canto incentrato sul mistero della Croce, mistero in cui la liturgia della Settimana Santa avrebbe di li a poco immerso nuovamente la nostra vita. Dopo il canto ha preso la parola l’Abbadessa, Madre Chiara Damiana Tiberio. Nel suo messaggio di saluto ai presenti, Madre Chiara Damiana ha evidenziato il significato spirituale dell’incontro, incastonato nel clima intenso della V settimana di Quaresima e unificato dal tema della sequela di Gesu:

 

≪I vari temi che si incroceranno hanno come punto di incontro proprio il mistero evangelico della sequela: e il “seguimi” rivolto dal Signore Gesù a Chiara che l’ha spinta la notte della Domenica delle Palme ad “abbandonare la casa, la città, i parenti” (LegsC 8) per iniziare a fare penitenza “passando dal mondo alla vita religiosa” (cf. LegsC 7); e il “seguimi” di Cristo che ha portato Mons. Luigi Padovese a rimanere fedele al suo Signore, alla vocazione francescana, alla missione episcopale, al servizio di amore ai fratelli fino allo spargimento del suo sangue; e il “seguimi” di Cristo che la Liturgia dei Vespri farà risuonare entrando nell’oggi della nostra vita, provocandola ad una risposta concreta, cosi come hanno fatto questi fratelli e testimoni della fede a cui volgiamo questa sera lo sguardo: “Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perche ne seguiate le orme”. Nella chiave interpretativa della sequela di Cristo povero e crocifisso – ha continuato la Madre abbadessa – lo spirito evangelico con cui Chiara inizio a fare penitenza (cf. RsC 6,1; TestsC 24) che ricordiamo in questo Centenario perde il semplice connotato di un ricordo storico, di un evento da studiare nelle sue origini e nella sua evoluzione, ci raggiunge invece con una propositività limpida ed esigente, ci rimette a contatto con quell’incontro con Gesù Cristo che sta a fondamento del nostro credere, amare ed orientare le scelte della vita (1 Pt 2,21)≫.

Madre Chiara Damiana ha concluso il suo messaggio con un invito rivolto a tutti: ≪francescani, laici impegnati o interessati agli studi francescani: per tutti c’e una risposta viva ed appassionata da dare a Cristo che ci ha amato e ha dato se stesso per noi, una risposta che spinge a ricalcare le Sue orme, a fare del Vangelo il parametro delle scelte quotidiane≫.

Quindi P. Pietro Messa ofm, Preside della Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani della Pontifica Università Antonianum, ha presentato lo svolgimento dell’incontro, sottolineando il fatto che esso ≪si inserisce all’interno di una serie di giornate di studio inerenti soprattutto la posterità di Santa Chiara – e precisamente le Clarisse dell’Osservanza – che si svolgono annualmente all’insegna di un fecondo incontro tra fede e ragione per una rinascita spirituale e culturale≫. Ha trasmesso poi i saluti di varie persone impossibilitate a parteciparvi, quali il Ministro Provinciale dei frati Minori dell’Umbria, P. Bruno Ottavi e i professori Franco Cardini e Jacques Dalarun, oltre a illustrare il motivo della scelta di questo luogo:

≪Il motivo per cui tale incontro si svolge in questa Basilica, e precisamente davanti al significativo Crocifisso di San Damiano, e certamente la presenza di Santa Chiara e delle sue sorelle, ma anche il fatto che proprio in questo luogo Luigi Padovese, nel pomeriggio del 21 novembre 2003, in occasione del Convegno Internazionale Clara Claris Praeclara, tenne una relazione dal significativo titolo Reminiscenze patristiche nelle lettere di Chiara d’Assisi ad Agnese di Boemia. Tra gli studi di Padovese notevole risonanza ha avuto quello dedicato proprio all’avvenimento della fuga di Chiara dal palazzo paterno per raggiungere la Porziuncola, dal titolo La tonsura di Chiara: gesto di consacrazione o segno di penitenza? Inoltre Luigi Padovese ha diverse volte celebrato l’Eucaristia su questo altare e ha anche predicato un corso di esercizi proprio alla presente comunità delle Clarisse del Protomonastero Santa Chiara. Monsignor Luigi Padovese, frate cappuccino, patrologo di fama internazionale, vescovo in Turchia come Vicario apostolico per l’Anatolia e testimone della fede e stato ucciso il 3 giugno 2010 – solennità del Corpus Domini – al termine dell’Anno Sacerdotale, secondo modalità che possono essere definite in odium fidei≫.

 P. Pietro Messa ha infine presentato i relatori dell’incontro: la Professoressa Alessandra Bartolomei Romagnoli, docente presso la Facolta di Storia e Beni Culturali della Chiesa della Pontificia Universita Gregoriana, esperta di storia delle sante medievali; e P. Paolo Martinelli, frate minore cappuccino, originario della stessa parrocchia di Monsignor Luigi Padovese e appartenente alla medesima Provincia religiosa della Lombardia. Egli, specializzato in teologia della vita consacrata, e succeduto a P. Luigi Padovese nell’incarico di Preside dell’Istituto Francescano di Spiritualita della Pontificia Università Antonianum.

La Prof.ssa Alessandra Bartolomei Romagnoli ha quindi tenuto la sua relazione, presentando il libro di Giovanna Casagrande, Intorno a Chiara, curato dalla stessa Bartolomei Romagnoli, con una presentazione di P. Pietro Messa. Il volume, che raccoglie i contributi della Casagrande alla storiografia clariana, finora sparsi negli atti di vari convegni, miscellanee e riviste, e nato come omaggio all’Autrice nell’anno in cui ha lasciato l’attività di insegnamento e di ricerca presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Perugia, svolto per quasi quarant’anni. Intorno a Chiara tuttavia ≪non e semplice raccolta di articoli precedenti, perche l’Autrice ha voluto rivedere e aggiornare ogni contributo, oltre ad aggiungere, in apertura, un inedito che riguarda proprio l’anno 1211≫ (dalla Presentazione di P. Pietro Messa ofm). Nel contesto della quaestio clariana, che nell’ultimo ventennio si e rivelata il ≪luogo nuovo della francescanistica≫, Giovanna Casagrande ha fornito il suo prezioso contributo con la sua particolare sensibilità storiografica, pur mantenendosi volutamente in disparte:

 ≪La Casagrande infatti – ha affemato la Prof.ssa Bartolomei Romagnoli – non è una filologa, ne una letterata, ma una storica, con una predilezione spiccata, anche se non esclusiva, come vedremo, per le fonti documentarie. Il suo territorio di elezione e l’archivio, e al disboscamento degli archivi di Perugia, Assisi, Città di Castello e Gubbio ha dedicato anni di ricerche sistematiche, pazienti, rigorose, con lo sguardo attento anche all’esperienza delle persone ordinarie, dei piccoli protagonisti della vita comune, visti nella concretezza dei loro rapporti quotidiani e della vita materiale, ma capace soprattutto di cogliere la vitalità e l’effervescenza di un “cristianesimo di base”, e di dimostrare come all’interno di aree ben definite si stessero operando mutamenti di carattere epocale nel vissuto religioso del popolo cristiano≫.

Intorno a Chiara definisce bene l’interesse peculiare di Giovanna Casagrande:

≪L’interesse non e rivolto tanto al modello di santità espresso da Chiara, a una rappresentazione della sua spiritualità e del suo misticismo, quanto piuttosto al terreno in cui l’esperienza della Santa affondava le sue radici e insieme all’impatto storico esercitato da una straordinaria parabola esistenziale: l’Umbria, quindi, prima e dopo Chiara. Ma proprio questa chiave di lettura ci da anche la misura di quella che fu la forza d’urto della vicenda minoritica nel rimodellare in profondità il paesaggio religioso della regione. Un enclave, quello umbro degli inizi del Duecento, in cui stavano maturando dei fermenti di novità, ma il cui assetto istituzionale ed ecclesiastico era ancora di una qualità arcaica, dove nemmeno il monachesimo – come ci avverte la Casagrande nel saggio inedito che apre il libro, Chiara anno 1211 (27-44) –, era stato attraversato dalle esperienze e correnti di riforma del XII secolo. Ricche e potenti, ma isolate, le grandi abbazie benedettine, poche e sporadiche le fondazioni femminili, assenti i cistercensi, che nel nord dell’Europa, nelle regioni urbanizzate delle Fiandre e del Brabante, stavano coagulando la forte domanda spirituale delle donne. Dinanzi a una società in rapida trasformazione sociale, ricca di tensioni e di contrasti, dal punto di vista religioso si può parlare di una situazione statica, di un cristianesimo pienamente compreso nei quadri della tradizione, quasi a sottolineare con una forza ancora maggiore il carattere innovativo, dirompente della proposta di Francesco e Chiara. Ma la prospettiva adottata in questo libro, che e appunto quella del contesto, ci consente di riconsiderare con uno sguardo diverso l’esperienza stessa di Chiara e delle Damianite≫.

Dei cinque termini fondamentali del dibattito storiografico clariano di questi ultimi anni – la questione della povertà, l’asimmetria dei rapporti tra Francesco e Chiara, che implica direttamente quello della relazione tra fratres e sorores e della cura monialium, la claustralizzazione forzata di S. Damiano e infine se sia possibile parlare di Chiara come di una mistica – la Bartolomei Romagnoli si e soffermata in particolare sul contributo storiografico della Casagrande al dibattito sull’identità claustrale di San Damiano.

≪Nel saggio che abbiamo citato [Chiara anno 1211] la studiosa parla di passaggi, di tappe momentanee in vista della sistemazione definitiva a S. Damiano: luoghi che in realtà emblematizzano un percorso di ricerca che non ha in origine quadri di riferimento già definitivi e compiuti. Questi luoghi sono veramente il segno di una dinamica di ricerca, dell’esigenza di inventare, rispetto alla tradizione, qualcosa di nuovo. In S. Damiano si trova la sede logistica, ma questo e solo l’inizio di un cammino molto più lungo, volto a definire una vita religiosa che intende essere evangelica ed alternativa, improntata a rigorosa povertà individuale e collettiva. E il percorso che condurrà Chiara, per fissare i suoi alti ideali, alla stesura della Regola. […] Studiando l’eccezionale diffusione del fenomeno della reclusione volontaria nel Duecento – e l’Umbria era disseminata di carceri –, Giovanna Casagrande e Mario Sensi ci hanno dimostrato che il “rinchiudimento” fu una dimensione importante della sensibilità religiosa delle donne. E si tratto di un fenomeno spontaneo, anche questo va sottolineato, mentre il riferimento alla solitudine non andò mai perduto nella tradizione degli ordini mendicanti, e specialmente in quella dei frati minori≫.

Ciò non riduce ne sminuisce la portata della novità del movimento clariano, che fu animato da un afflato pauperistico-evangelico ben diverso da quello del monachesimo regolamentato dalle formae vivendi papali, come la Casagrande ha ben illustrato nello studio La Regola di Innocenzo IV, confrontando l’esperienza di San Damiano con la normativa innocenziana del 1247. Chiara, pur rimanendo nell’ambito circoscritto della sua piccola aristocrazia burgense, la sua area sociale di provenienza, ha immesso nel suo ambiente la novità evangelica, facendola prevalere sul modello tradizionale della santità monastica femminile, come ha evidenziato la Casagrande nel suo ben noto studio sul Processo di canonizzazione Le compagne di Chiara. Un altro contributo importante di Giovanna Casagrande riguarda il culto e la devozione clariana, di cui ha dimostrato nel saggio Presenza di Chiara in Umbria nei secoli XIII-XIV ≪il robusto radicamento territoriale, un successo larghissimo, di base, ad Assisi e in tutto il territorio umbro≫, correggendo e integrando la prospettiva storiografica recente, che vede quasi esclusivamente nell’iniziativa papale la nascita del culto clariano.

≪Se il trinomio Assisi-Francesco-Chiara e inscindibile – ha notato la Bartolomei Romagnoli – tanto più lo e il binomio Assisi-Chiara. Chiara e la santa dell’intera città: già prima dell’ingresso in religione e tale “per pubblica fama”; assurgerà al ruolo di defensor civitatis per la sua mediazione di preghiera in occasione dell’assedio posto alla città da Vitale di Aversa nel 1241. Chiara fu ed e in Assisi presenza reale e concreta: qui visse l’intero arco della sua vita; qui e stato conservato il suo corpo; qui la sua comunità originaria e rimasta potentemente radicata. In Assisi Chiara e invocata – dopo Dio e la Vergine Maria – tra i santi difensori e protettori della città≫.

Infine la Bartolomei Romagnoli si e soffermata sugli ultimi due saggi di Giovanna Casagrande inseriti nel libro: Sulle tracce degli insediamenti clariani scomparsi, Assisi, secoli XIII-XV e Forme di vita religiosa femminile nell’area di Città di Castello nel secolo XIII. ≪Questi studi sui monasteri nelle diocesi d’Assisi e di Città di Castello, basati su un coerente e rigoroso riferimento alle fonti documentarie, si propongono in un certo senso come modello esemplare di una ricerca da fare, quella cioè di un’analisi stratigrafica e capillare delle varie situazioni locali per poter finalmente disporre di un Monasticon delle clarisse, un grande database, insomma, che potrebbe essere finalmente attuato tramite un progetto unitario e coordinato dell’Ordine stesso, e della sua vivacissima e giovane Scuola≫.

Dopo la presentazione del libro di Giovanna Casagrande, ha svolto la sua relazione P. Paolo Martinelli ofm cap, sul tema Dal desiderio di martirio di Chiara alla testimonianza di Monsignor Luigi Padovese. La relazione e stata introdotta dalla lettura delle testimonianze al Processo di canonizzazione, che ricordano il desiderio di Chiara di andare in Marocco a subire anche lei il martirio, alla notizia del sacrificio della vita dei primi martiri francescani. Tra l’altro, il Processo di canonizzazione di Chiara risulta essere, dal punto di vista cronologico, la prima testimonianza storica sui Protomartiri francescani. P. Paolo Martinelli ha sottolineato la preziosità di questo aspetto della personalità di Chiara rivelato dalle due testimonianze:

≪Si rimane profondamente colpiti da questa testimonianza su Chiara che ci narra con espressioni vivide il suo desiderio di recarsi la dove i frati protomartiri francescani avevano dato la vita per Cristo. Colpisce il fatto che Chiara rimanga toccata nel suo intimo dalla notizia del martirio dei frati, cosi da ospitare nel suo corpo e nella sua mente il desiderio di essere insieme a loro. Chiara e colpita dalla testimonianza dei protomartiri francescani al punto da sentire dentro di se il desiderio ardente di essere sulla terra dove essi hanno versato il loro sangue, cosi da poter anche lei dare la vita per testimoniare e difendere la fede. In questo desiderio di Chiara, testimoniato nel processo, si rispecchia quello di Francesco, secondo le parole di Bonaventura: anche qui si parla di un desiderio vivo, un fervore di carità potentissimo e del medesimo desiderio di martirio di San Francesco, come si afferma al capitolo IX della Vita Beati Francisci (Legenda Maior)≫.

Oggi un tale desiderio rischia di essere incomprensibile:

≪Ciò che oggi potrebbe apparirci come un atteggiamento sconveniente nell’ambito di una relazione pacifica con religioni diverse, – ha spiegato P. Martinelli – in realtà qui non e frutto di antagonismo religioso quanto del desiderio, della passione incontenibile per la persona di Cristo; e il desiderio di essere simile a lui e di poter in ogni modo rendere testimonianza a lui che ha dato la vita per noi; desiderio di martirio e dunque desiderio di Cristo, desiderio di corrispondere in modo totale al dono che Cristo ha fatto per noi. Dice von Balthasar nel suo famoso Cordula. Ovverosia il caso serio: “in quanto mettendo a repentaglio totale la mia vita, io attesto di aver compreso la verità cristiana come la rivelazione più alta possibile dell’amore eterno”. Il desiderio del martirio – mai provocato o ricercato direttamente – appare come espressione radicale di affetto per Cristo e di amore per gli altri all’interno dell’amore di Cristo per ogni uomo e per il quale ha dato la vita.

Il martire cristiano – e prima di lui Cristo stesso – non dà la morte a nessuno con la sua morte, ma espone se stesso per amore di Cristo e della libertà dell’altro a causa di ciò che gli sta più a cuore: il dono eucaristico che Cristo ha fatto di se con il sacrificio per amore della propria vita≫.

In questa prospettiva eucaristica si pone anche il sacrificio della vita di Mons. Luigi Padovese ofm cap, Vicario Apostolico dell’Anatolia, ucciso a Iskenderun in Turchia il 3 giugno 2010. Mons. Padovese si pone in continuità con la schiera dei testimoni della fede che, come i primi martiri cristiani, hanno vissuto l’offerta della loro vita come culmine del nuovo culto spirituale.

P. Martinelli ha quindi ricordato il legame tra P. Luigi Padovese, Santa Chiara e le sorelle clarisse: i suoi studi di carattere clariano non sono molti, ma significativi e ancora oggi punto di riferimento per la ricerca storica sulla“pianticella” di Francesco. Il rapporto con le clarisse lo ha sempre accompagnato. P. Martinelli ha ricordato il legame con le clarisse del Protomonastero, nato con la predicazione di un corso di Esercizi spirituali nel marzo del 2002, e ha aggiunto una significativa testimonianza:

≪In questa circostanza vorrei ricordare due episodi che lo riguardano già come vescovo in Anatolia. Come sappiamo Padovese fu particolarmente coinvolto nella preparazione del recente Sinodo sul Medio Oriente, che si e svolto in Vaticano l’ottobre scorso. Come ha ricordato il Segretario generale del sinodo dei Vescovi Mons. Nikola Eterović, il suo contributo e stato decisivo per l’elaborazione dei documenti preparatori. Egli venne assassinato proprio qualche ora prima di partire per Cipro, dove avrebbe dovuto partecipare alla cerimonia di consegna dell’Instrumentum Laboris da parte di Papa Benedetto XVI alle venerabili Chiese del Medio Oriente.

In questa circostanza e interessante ricordare come Mons. Padovese proprio in quel periodo, esattamente un anno fa, fosse in stretto contatto con le sorelle del Monastero di Camerino e con la figura di Santa Camilla Battista Varano. Padovese ne aveva conosciuto la storia, le tribolazioni, le ingiustizie subite all’interno della Chiesa e la sua straordinaria capacita di perdono. Mons. Padovese vide in tutto questo una figura straordinariamente attuale per illuminare i cristiani in Medio Oriente e per promuovere la convivenza di uomini e popoli diversi attraverso quella testimonianza “martiriale” che e il perdono incondizionato offerto al persecutore. Infatti, e a tutti noto che negli atti dei martiri, a partire già dal racconto degli Atti degli Apostoli sul martirio di Santo Stefano, come anche nel racconto dei martiri moderni, sia spesso presente un’esplicita espressione di perdono, facendo cosi eco alla voce di Cristo.

In concomitanza con questo “incontro” tra il Vescovo Luigi e la Santa marchigiana, il prelato cappuccino ha iniziato a coltivare il desiderio che in Anatolia nascesse una comunità di Clarisse. Questo fatto e a mio parere molto importante perchè fa capire la sua profonda comprensione dell’esperienza di Chiara, del suo desiderio di martirio, e della sua considerazione della testimonianza propria di chi accoglie la chiamata alla vita di clausura. L’auspicio di Mons. Padovese che un monastero di Clarisse nascesse proprio nella terra dove per la prima volta i credenti in Cristo sono stati chiamati “cristiani” era dovuto alla sua consapevolezza della natura della presenza cristiana attuale in Turchia, una presenza discreta e che non può mettere in atto opere pastorali di rilievo. Ricordo a questo proposito che la Chiesa Cattolica in Turchia, nonostante i significativi rapporti diplomatici tra lo Stato turco e la Santa Sede, non e riconosciuta, nemmeno come minoranza religiosa.

L’essenza della missione in Turchia, come ha ricordato Padovese ormai alla fine della sua vita, e la presenza, “l’esserci”. Che cos’e, infatti, la presenza di un monastero claustrale in una città, in un paese, se non questo esserci che si fa parola e comunicazione, discreta e potente?≫.

Poi Martinelli ha ricordato Mons. Padovese come uomo di pace, costruttore di comunione, ≪che ha amato quella terra, ma più ancora ha amato la gente di quella terra, la Turchia e il popolo turco come tale. Basti ricordare le numerose attività caritative da lui intraprese per aiutare le famiglie bisognose, quasi tutte musulmane≫. Dopo aver ripercorso le principali tappe della vita di Mons. Padovese, come frate cappuccino, professore e ricercatore, e infine come Vescovo, P. Martinelli ha concluso la sua relazione evidenziando il valore della sua testimonianza fino al dono supremo della vita, che è stata conseguenza del suo voler “rimanere” nella terra delle origini cristiane, nonostante le gravi difficolta:

≪“Se, come e avvenuto nei decenni passati, – aveva affermato Mons. Padovese – accettassimo come cristiani di non comparire, restando una presenza insignificante nel tessuto del paese, non ci sarebbero difficoltà, ma ci stiamo rendendo conto che, come sta avvenendo in Palestina, in Libano e soprattutto in Iraq, e una strada senza ritorno che non fa giustizia alla storia cristiana di questi paesi nei quali il cristianesimo e nato e fiorito, e che non farebbe giustizia alle migliaia di martiri che in queste terre ci hanno lasciato in eredita la testimonianza del loro sangue” (Venezia, 14/10/10). Di questo rischio della libertà, richiesto dalla testimonianza cristiana, il Vescovo Luigi era ben consapevole fin dall’inizio del suo mandato episcopale; nella sua semplicità egli sapeva che questa missione avrebbe potuto chiedergli il sacrificio della vita. Del resto lo aveva ricordato proprio nell’anniversario dell’uccisione di Don Andrea Santoro nel febbraio 2010, quando nell’omelia disse, riferendosi al sacerdote romano morto in Turchia nel 2006: “la sequela di Cristo può arrivare anche all’offerta del proprio sangue”.

In tal senso credo dobbiamo guardare alla testimonianza di Mons. Padovese nella scia del grandi martiri del XX e XXI secolo, nella scia di Francesco e Chiara e del loro desiderio di martirio, cioè di passione per Cristo e per la lode di Dio e dei santi martiri francescani; vogliamo contemplare la sua testimonianza all’interno del cammino di tante grandi figure anche proprio di questi giorni, penso alla testimonianza di Christian de Cherge, Priore del monastero trappista di Notre-Dame de l’Atlas in Tibhirine, Algeria, che nel suo memorabile testamento offre in anticipo il perdono al suo aguzzino; oppure alle parole commoventi con cui il Ministro per le minoranze religiose in Pakistan, Shahbaz Batti, ha espresso il senso della sua vita.

Per questo – ha concluso Martinelli – non possiamo che essere grati a Chiara e a Francesco per il loro desiderio di martirio come espressione di supremo affetto per Cristo ed in Cristo ad ogni uomo, ai protomartiri francescani a tutti i confessori e martiri, a Christian de Cherge, a Shahbaz Bhatti e a Padovese: essi ci hanno mostrato il Dio che non ci abbandona, il Signore che ritorna; il volto tenero e forte del Dio della verità, dell’amore e della pace≫.

Dopo la relazione di P. Martinelli, ha preso brevemente la parola la Prof. ssa Giovanna Casagrande, che ha voluto ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile la pubblicazione del suo libro e questa iniziativa, e soprattutto esprimere il suo devoto affetto verso Chiara e le Clarisse. L’incontro e culmi nato nella celebrazione dei Vespri del venerdì della V settimana di Quaresima, che sono stati presieduti dallo stesso P. Paolo Martinelli, assistito da Fr. Eunan Mc Mullan ofm della Fraternita di S. Chiara e Fr. Joseph O’ Gara dei Frati francescani dell’Atonement. Ha partecipato alla Liturgia anche S. Ecc. Mons. Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, sopraggiunto durante lo svolgimento dell’incontro.

Siamo grate a P. Pietro Messa, ideatore dell’incontro, alla Prof.ssa Giovanna Casagrande per la sua preziosa attività di ricerca e insegnamento, per il suo amore per Chiara e noi sue figlie, alla Prof.ssa Bartolomei Romagnoli e a P. Paolo Martinelli per le loro puntuali e avvincenti relazioni. Ma soprattutto vogliamo benedire e ringraziare il Padre delle misericordie, che ci ha donato di iniziare il Centenario clariano avendo nel cuore il forte messaggio che promana dal radicalismo della scelta evangelica di Chiara, dal suo desiderio di martirio, dal dono supremo della vita di P. Luigi Padovese e di tanti altri fratelli e sorelle, che hanno offerto la loro vita per amore di Cristo.


 
 
 
 
 
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