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Rivista Antonianum
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Foto Muzzi Sara , Presentazione del volume: Galileo Galilei, Sidereus Nuncius, in Antonianum, 84/2 (2009) p. 403-407 .

Il 26 febbraio 2009, presso la Pontificia Università Lateranense, in un’aula Paolo VI gremita di professori, studenti ed appassionati, e avvenuta la presentazione della nuova edizione del Sidereus Nuncius di Galileo Galilei. Il testo, pubblicato nel 1610, viene ora riproposto a cura di Flavia Marcacci con la traduzione ed il commento di Pietro A. Giustini; l’edizione ha potuto beneficiare anche della collaborazione del Centro italiano di Lullismo (E. W. Platzeck) della Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani (Pontificia Universita Antonianum).

Il prof. Gianfranco Basti, Decano della Facoltà di Filosofia, ha ricordato la duplice occasione offerta alla Pontificia Università Lateranense dalla celebrazione di questo evento. La commemorazione del prof. Pietro A. Giustini, punto di riferimento, collega ed amico di molti tra i presenti, ed il quarto Centenario dell’invenzione del telescopio, con le celebrazioni legate al 2009 “Anno dell’astronomia”.

Gli studi di fisica, logica e filosofia di Pietro Alessandro Giustini sono stati ripercorsi dal prof. Basti, a partire dalla tesi di laurea redatta sotto la direzione della prof.ssa Rivetti Barbo; nel corso degli anni ’60 ha studiato stenaritmia, reti logiche ed algebra superiore; negli anni ’70 ha lavorato al CNR e si e perfezionato in discipline matematiche. Delle numerose pubblicazioni del prof. Giustini - monografie, traduzioni, antologie - e stata ricordata la traduzione del Sidereus Nuncius del 1978 che oggi viene ripubblicata. La sua attività didattica, svoltasi in diversi Atenei, lo ha visto dal 1993 presso la Pontificia Università Lateranense, dove teneva i corsi di Storia del Pensiero Scientifico ed i seminari dedicati a La questione galileiana. Era stato anche uno dei promotori del progetto “STOQ – Scientific, Theological and Ontological Question”.

Il Sidereus Nuncius e l’osservazione del cielo che Galileo Galilei aveva potuto compiere con il suo cannocchiale sono al centro di questo “Anno internazionale dell’astronomia”. Il nuovo ideale di scienza moderna, che si allontana dalla contemplazione della natura per interrogarla alla luce di ipotesi matematiche, ha iniziato a delinearsi dallo stupore, dai dati e dalle misure galileiane.

Il prof. Basti ha sottolineato, infine, un’altra peculiarità del nuovo volume: la Bibliografia internazionale sulla questione galileiana, curata da Flavia Marcacci. Sin dal Discorso ad un gruppo di scienziati e di ricercatori di Giovanni Paolo II del 1983, la questione ha occupato un ruolo centrale nel rapporto tra scienza e fede. Il Decano ha sottolineato come il rapporto scienza-fede fosse stato indagato dal prof. Giustini molto prima che avesse la risonanza che lo caratterizza oggi.

Il Sen. Marcello Pera ha ripreso il tema della celebrazione dei 400 anni dalla pubblicazione del Sidereus Nuncius - con un anno di anticipo - e – con un anno di ritardo - dei 30 anni dalla pubblicazione della traduzione del prof. Giustini del 1978.

Nei suoi quasi 40 anni di carriera intellettuale, Giustini e stato testimone ed interprete dei cambiamenti intervenuti nelle discipline da lui studiate.

Questi cambiamenti sono stati sintetizzati dal Sen. Marcello Pera, seguendo lo sviluppo dell’immagine che e stata applicata alla scienza, nella filosofia della scienza. Si è partiti dall’immagine logica - la scienza come sistema di enunciati - per passare all’immagine metodologica - la scienza è un insieme di enunciati più l’insieme delle regole per trattare questi enunciati - per giungere all’immagine storica - tali regole sono orientate anche da altre concezioni.

La soggettività dello storico o del filosofo, la sua contemporaneità fanno sì che le risposte date a determinate domande cambino di contenuto, con una variazione anche della natura della disciplina che le ha come oggetto.

Oggi la risposta alla domanda “che cosa e la scienza?” cambia ancora. Chi se ne occupa e un filosofo o un tecnico? Molti filosofi della scienza sono, nell’epoca attuale, dei tecnici in senso stretto. Giustini ha vissuto tutti questi cambiamenti, anche l’ultimo, con gli strumenti adatti per attraversare questo arco che ancora non si e concluso. Galileo, forse proprio perche iniziatore della nuova scienza, riuniva in se tutte queste discipline: fu uno scienziato tecnico, uno scienziato empirico, un filosofo, un matematico, un interprete delle Scritture. Con lui e cambiato il significato del termine “fisico”, grazie alle numerose questioni che egli ha sollevato – ed e qui la genialità, nell’individuare un problema – e che ha unificato.

I ringraziamenti al prof. Basti e agli studenti del seminario su “La questione galileiana” hanno aperto la relazione della prof.ssa Flavia Marcacci su La lettura della nuova edizione del Sidereus Nuncius, bilancio degli studi, prospettive di ricerca. Con l’International Year of Astronomy, l’anno dell’astronomia, 400 anni dopo l’invenzione del cannocchiale e dell’uso che ne fece Galileo, il nome dell’autore del Sidereus Nuncius risuona spesso. Il Sidereus Nuncius segna, infatti, l’atto ufficiale di nascita dell’astronomia in senso moderno, poichè documenta i risultati acquisiti mediante l’uso del telescopio. Questo strumento aveva permesso a Galileo di vedere cose non visibili ad occhio nudo e non comprensibili entro i quadri teorici classici di riferimento, andando oltre le osservazioni che erano state compiute sino a quel momento. E il perspicillum, il cannocchiale, il protagonista della prima parte dell’intervento di Flavia Marcacci. Partendo dal frontespizio del Sidereus Nuncius, la Professoressa ha mostrato la ricchezza semantica di questo termine: deriva da “perspicio”, che indica un guardare in profondità, penetrando con lo sguardo la realtà, che non si sottrae a noi, ma ci si consegna fiduciosamente. Il perspicillum ha la capacità di raggiungere l’intimità dell’oggetto, di svelare le straordinarie cose che hanno suscitato la meraviglia di Galileo; e quest’ultima ad essere al centro dell’annuncio, del messaggio – non del messaggero – celeste e lucente, di bellezza divina che lo scienziato vuol mostrare ad astronomi e filosofi. Tale meraviglia, restituita dal frontespizio e dalle parole di Flavia Marcacci, non e frutto di un artificio retorico di stile barocco, ma nasce dai contenuti che vanno oltre i limiti della scrittura: la novità dello strumento, la faccia scabra della Luna, lo svelarsi della Via Lattea, la sostanza delle Stelle Nebulose e i quattro Pianeti chiamati Astri

Medicei, rotanti intorno alla Stella di Giove.

Il Sidereus non e solo il libro del perspicillum, e anche il libro della Luna.

Mostrando i disegni di Galileo della faccia lunare, Flavia Marcacci ha evidenziato come, pur non trattandosi di vere e proprie mappe, queste rappresentazioni abbiano aperto la strada alla tecnica selenografica ed abbiano saputo interpretare correttamente le configurazioni presenti sulla superficie lunare. I chiaroscuri sono monti e valli, cavità e anfratti; Galileo, chiudendo la strada a quanti ritenevano la Luna un oggetto celeste dotato di luce propria, pretendeva di misurarne le altezze e le profondità. Dopo la descrizione della Luna, l’accento e stato posto sulle Nebulose e sui Pianeti.

Galileo, ha proseguito la prof.ssa Marcacci, sentiva profondamente la preoccupazione che il lettore comprendesse quanto lui andava dicendo dunque, oltre ai disegni, ricorreva a paragoni che creassero immagini usuali e “confortevoli”, come quelle richiamate dal paragone tra le ombre della Luna e le ombre della Terra, o da quello tra le macchie lunari e gli “occhi” sulla coda di un pavone. Tale attenzione spiega anche il successo di cui godette il volumetto appena stampato. Viene fatto riferimento, inoltre, alle discussioni e al clamore suscitato dalle osservazioni di Galilei; il Commento del prof. Giustini riporta anche i passi della corrispondenza di Galilei sulle questioni sollevate dal Sidereus.

La fecondità di quest’opera e dimostrata dalle 37 edizioni dopo il 1610: in Italia, Francia, Inghilterra, Spagna, Germania e persino in Cina sono state pubblicate edizioni di questo testo. Il Commento del prof. Giustini da notizie anche sugli aspetti tecnici e matematici, rendendo peculiare la traduzione italiana da lui condotta.

Integrando la Nota bibliografica tematica del prof. Giustini, la Professoressa, nella Bibliografia tematica galileiana da lei curata, ha individuato 143 testi che fanno riferimento ai contenuti del Sidereus, escludendo i titoli relativi al telescopio, che superano il centinaio. Negli ultimi 30 anni, le ricerche su Galileo si sono maggiormente concentrate su altri versanti della produzione dello scienziato: le sezioni più abbondanti di titoli sono senza dubbio quelle relative alle questioni di dinamica e meccanica; alla questione del rapporto scienza-fede e dei processi. Per la prima sezione sono stati ricordati gli apporti di Stillman Drake, Maurice Finocchiaro ed anche di Naylor, Renn, Settle, Fallace, Galluzzi, Palmerino, Palmieri, Frova e Camerota. Per la sezione scienza e fede si e avuto un moltiplicarsi di studi soprattutto durante e dopo i lavori della Commissione Galileo voluta da Giovanni Paolo II, che fu attiva dal 1981 al 1992 sotto la direzione del Card. Poupard. Il Sidereus

Nuncius puo continuare a dire molto anche oggi, conclude Flavia Marcacci: da quando Spitzer propose di mandare in orbita strutture telescopiche capaci di osservare da vicino ciò che per noi e lontano, telescopi sono stati messi in orbita sempre più nuovi e potenti: il celeberrimo Hubble (1990); il 2008 ha visto l’attivazione del Large Hadron Collider (LHC); nella primavera del 2009 vi sarà il lancio del GLAST, che andrà a perlustrare zone ancora inesplorate dell’universo; avremo inoltre il Bepi Colombo su Mercurio e nei prossimi 15 anni vedremo il Webb ed altri telescopi ancora.

Come ai tempi di Galileo, la scienza nasconde strutture filosofiche a volte mature, a volte inadatte.

La pratica scientifica dei nuovi telescopi sollecita domande filosofiche importanti. Nuovi dati suscitano nuove ipotesi di lavoro, che poi si dovranno corroborare. E estremamente interessante per la filosofia della scienza riflettere sul procedimento che sta alla base della costruzione di un’ipotesi (e dunque non solo della sua giustificazione). Galileo non ha affrontato questo problema, ma lo ha lasciato in eredita. Il ‘600 ha imboccato la strada del metodo ipotetico-deduttivo, che ha esibito tutta la sua fecondità ed anche i suoi limiti (prettamente ontologici): sarebbe da chiedersi se oggi esista o meno uno spazio – di tipo filosofico – per discutere di questo metodo e valutarne le possibili integrazioni, riflettendo proprio su come possa avvenire la costruzione di una ipotesi da una raccolta di dati e quali ne siano i presupposti. Il Sidereus Nuncius oggi può interpellarci anche su questo versante.

Con la relazione dal titolo Dal Sidereus Nuncius alla cosmologia fisica: la fecondità del genio galileiano del prof. Giorgio Palumbo, l’attenzione è tornata sul cannocchiale. Non si trattava di un’invenzione galileiana; Galilei lo aveva smontato, vi aveva aggiunto una lente ed era stato in grado di osservare un cielo“diverso” e di disegnare la Luna con grande abilita, lui che voleva fare il pittore.

Attraverso una serie di diapositive, il prof. Palumbo ha mostrato vari esempi di cosmologia osservativa. Grazie a strumenti sempre più potenti, abbiamo un occhio più esteso di quello fornitoci dalla natura. E stata sottolineata anche l’importanza dei modelli che rappresentano ciò che avviene seguendo le leggi della fisica; se si tratta di un buon modello, quest’ultimo deve essere in grado non solo di descrivere ma anche di predire qualche cosa. Un invito all’osservazione astronomica ha concluso l’intervento del prof. Palumbo: se infatti gli astronomi calcolano un buon 95% di mistero ancora da scoprire nel’universo, e quanto mai urgente che giovani studiosi si mettano al lavoro!

La relazione del prof. Michele Camerota, La rilevanza del Sidereus Nuncius nella produzione galileiana, e stata letta dalla prof.ssa Marcacci.

Il Sidereus Nuncius segno l’avvento di una nuova era nella storia dell’astronomia, con il passaggio dallo studio dei fenomeni celesti a occhio nudo all’utilizzo del telescopio. Il suo impatto culturale e scientifico fu straordinario e drammatico: l’immagine dell’assetto celeste veniva posta in discussione.

Per comprendere la portata delle “novità” galileiane sulla superficie della Luna, per esempio, viene ricordato il convincimento secondo cui la sostanza celeste differiva, per la sua perfezione, da quella del mondo sublunare.

La più mirabile delle “novità” fu l’annuncio dell’esistenza dei quattro Pianeti che orbitavano attorno a Giove; la scoperta dei satelliti di Giove era un forte indizio a favore della dottrina copernicana ed un “pericolo” per l’astronomia o per la medicina legate al numero settenario dei pianeti. L’ambasciatore inglese a Venezia invio il libro al re Giacomo I il giorno stesso in cui usci dai torchi, concludendo che troppe e troppo grandi erano le novità annunciate nell’opera: l’autore rischiava di divenire eccessivamente famoso o eccessivamente ridicolo. A quanti riconoscevano la veridicità del messaggio sidereo, il monaco e astronomo Ilario Altobelli, il letterato Giovanni Battista Manso e Johannes Kepler, Galilei aveva aperto scenari nuovi estendendo la visione e la conoscenza grazie al telescopio. Aveva cambiato l’immagine dei cieli ed il rapporto tra uomo e cosmo. La relazione si è conclusa con le parole di Tommaso Campanella: con il Sidereus Nuncius, Galileo aveva “purgato” gli occhi degli uomini mostrando loro un “nuovo cielo e una nuova terra”.


 
 
 
 
 
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