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Rivista Antonianum
Informazione sulla pubblicazione

 
 
 
 
Foto Vestrelli Valeria , Presentazione del volume di Pacifico Sella, Il Vangelo in Oriente. Giovanni da Montecorvino, frate minore e primo Vescovo in terra di Cina (1307-1328), , in Antonianum, 83/3 (2008) p. 537-540 .

Si è svolta a Perugia il giorno 16 maggio 2008, presso la Biblioteca del Convento di San Francesco del Monte, detto Monteripido, la presentazione del volume di Pacifico Sella, // Vangelo in Oriente. Giovanni da Montecorvino, frate minore e primo Vescovo in terra di Cina (1307-1328), Edizioni Porziun-cola, Assisi 2008.

Hanno partecipato all'organizzazione dell'iniziativa la Gioventù fran­cescana dell'Umbria, la Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani della Pontificia Università Antonianum, l'Istituto Teologico di Assisi e la I Circoscrizione di Perugia.

Dopo la presentazione e il saluto iniziale della prof. Giovanna Casagran-de, docente presso la facoltà di Lettere dell'Università di Perugia, la quale per l'occasione ha presieduto la presentazione, si sono susseguiti i saluti da parte degli organizzatori dell'iniziativa. Primo tra tutti il saluto del prof Pietro Messa, preside della Scuola di Studi Medievali e Francescani della Pontificia Università Antonianum, che ha evidenziato l'importanza della presentazione del volume, in un momento storico in cui la Cina e la cultura cinese si incon­trano quotidianamente con la nostra cultura; inoltre ha collegato la figura del protagonista del volume Giovanni Montecorvino ad altre importanti figure francescane che sono entrate in contatto con le popolazioni dell'Estremo Oriente, tra questi Giovanni da Pian del Carpine e Andrea da Perugia. Dopo questo saluto è seguito quello della rappresentante della Gioventù francesca­na, Valeria Vestrelli, la quale ha messo in rilievo come attraverso la figura di Giovanni da Montecorvino sia possibile aprire un dialogo tra diverse realtà; un chiaro esempio è stata la partecipazione alla presentazione dei rappresen­tanti dell'Università degli Stranieri e della comunità di studenti cinesi residenti a Perugia. Proprio in relazione a questa partecipazione è intervenuta la dott.ssa Linda Costamagna, delegata della Rettrice dell'Università degli Stra­nieri di Perugia, oltre che responsabile del Progetto Marco Polo sviluppato dalla medesima facoltà, la quale ha presentato in breve il progetto mettendo in rilievo la storica relazione tra la città di Perugia e la Cina.

Dopo questa prima parte dedicata ai saluti, la dott.ssa Casagrande ha in­trodotto i relatori: prof. Fortunato Iozzelli, del Collegio San Bonaventura di Grottaferrata, e il prof. Stefano Brufani, docente di Studi Francescani presso la facoltà di Lettere dell'Università di Perugia.

Il prof. Iozzelli ha presentato il volume descrivendolo nella sua articola­zione in due capitoli: "L'Oriente Tartaro e i viaggi missionari" e "Le lettere di fra Giovanni di Montecorvino", più l'appendice con il testo di tre lettere di Giovanni da Montecorvino. Secondo lo studioso questo volume ha il me­rito di affrontare una rilettura ordinata e sistematica del francescanesimo in Oriente. Il primo capitolo traccia un quadro della situazione dell'Europa e dell'Estremo Oriente, in particolare affronta il tema dell'ascesa dei Mongoli, descrivendo in breve le vicenda di Cinggis Qan che, divenuto capo del suo popolo, cercò di riorganizzarlo in maniera unitaria, potenziando sempre più le forze del suo esercito. Iozzelli ha quindi delineato i diversi momenti storici in cui si inserisce la figura del protagonista del volume, partendo dalle prime conquiste dell'armata Mongola che già nel 1212 conquistò la Manciuria, poi i territori cinesi, l'Afganistan e la Persia centrale. Anche dopo la morte di Cinggis Qan, la popolazione continuò ad espandersi con l'obiettivo di conquistare la Cina, e con Khubilai vide i suoi confini allargarsi nuovamen­te. Le mire espansionistiche si rivolsero poi all'Europa conquistando Mosca, Cracovia, l'Ungheria, Vienna, fino alla Dalmazia. Ma alla morte del loro capo dovettero ripiegare.

Il pericolo delle invasioni dei Mongoli fu percepito dagli europei come un castigo divino; infatti presero l'appellativo di Tartari, cioè abitanti del "Tartaro" o inferno. Una volta passato il pericolo di invasione l'Occidente iniziò ad avviare i contatti con i Mongoli.

Innocenzo IV affidò al frate minore Giovanni di Pian del Carpine una missione nelle terre Tartare per svolgere azioni diplomatiche. Anche il re Luigi IX inviò i suoi ambasciatori tra cui il francescano Giovanni da Cora. E' in questo contesto che si inseriscono le missioni di Marco Polo e dello stesso Giovanni da Montecorvino, che nominato Arcivescovo nel 1307, fu una figura importante per la diffusione del cristianesimo in Oriente, traducendo nella lingua Mongola alcuni testi sacri.

Dopo l'intervento del prof. Iozzelli, è seguito quello del prof. Stefa­no Brufani, il quale ha specificato che per comprendere a pieno la figura di Giovanni da Montecorvino come missionario, sia necessario ricollegarsi agli scritti di Francesco d'Assisi, il quale nella Regola non bollata (cap. XVI), esprime una modalità specifica con cui i frati devono svolgere le missioni ad gentes. Le prime missioni svolte dai francescani furono in Marocco. In questa occasione Francesco invita i frati a comportarsi prima da cristiani, e poi ad annunciare il Vangelo, in maniera tale che la testimonianza fosse più impor­tante delle loro parole. Le popolazioni del Marocco erano viste diversamente da quelle Tartare, infatti mentre i primi erano considerati infedeli - ossia senza la fede retta - i secondi erano visti come dei pagani. Ma nonostante questo la Sede Apostolica voleva trovare nelle popolazioni Tartare un alleato contro i mussulmani. Proprio a questo scopo il Papa inviò i primi missio­nari in Oriente con la funzione di esploratori. Primo tra tutti Giovanni da Pian del Carpine, il quale ebbe il merito di far conoscere con i suoi scritti la vera identità delle popolazioni Mongole. Successivamente la Chiesa iniziò a sentire l'esigenza di svolgere una vera e propria evangelizzazione. Il prof. Brufani ha successivamente messo in rilievo l'importanza delle lettere che, il protagonista del nostro volume, inviò nei primi anni del XIV secolo durante il suo viaggio in Cina, dalle quali emergono diverse argomentazioni, tra cui la conversione del re mongolo Giorgio, le persecuzioni da parte dei Nesto-riani, la conversione del re e l'impegno nella costruzione di chiese, luoghi di educazione per i giovani destinati a diventare i futuri missionari. Ma ormai la situazione nel continente Euro-asiatico era molto cambiata e i viaggi si facevano molto più complicati, la via della seta era pressoché impraticabile, e con il sopraggiungere della dinastia Ming il cristianesimo era percepito come la religione dei vecchi dominatori Mongoli, in tale senso Fattività dei missionari sub! una battuta di arresto. Solo successivamente con i Gesuiti si riaprirà la via per la Cina. Il prof. Brufani ha concluso con la considerazione che come allora anche oggi le relazioni commerciali, ossia il mercato, aprono le strade verso la conoscenza di nuovi popoli e nuove culture.

In tutti e due gli interventi è stato messo in rilievo come l'autore, Pacifi­co Sella, abbia ovviamente utilizzato come riferimenti di base i volumi della Historia Mongalorum di Giovanni da Pian del Carpine e dell'Itinerarium di Guglielmo di Rubruck, opere da cui è possibile comprendere cosa significas­se per un uomo dei secoli XIII-XIV recarsi in missione in Oriente, in una terra sconosciuta, con la coscienza di fare un viaggio dalla vita alla morte, ed è chiara la percezione della gioia del ritorno a casa, come descritto nei testi. I due viaggiatori riconoscono le qualità morali delle popolazioni mongole, ma ne mettono in luce anche i lati negativi; pur essendo inviati principalmente in spedizioni diplomatiche, manifestano anche un intento missionario. Gra­zie a questi viaggi in Oriente le popolazioni mongole assunsero agli occhi degli occidentali una più degna immagine.

Conclusi i due interventi ha preso la parola Pacifico Sella, il quale ha ricordato come questo libro sia frutto di un lavoro iniziato nel 1991, e che già dalle prime ricerche ebbe chiaro come l'Europa visse con grande terrore l'avanzata dei Tartari nel 1340. Secondo l'autore i Tartari avevano il potere, con la loro cavalleria, di distruggere tutto ciò che incontravano e, essendo una popolazione nomade, di ridurre ogni luogo in prateria, come nel caso dell'Afganistan. Tutto questo stato di terrore si inserisce poi in un periodo storico particolare per l'Europa, che vede la Sede papale vacante e l'Impero indebolito. Ma da questo momento in poi nascerà in Occidente un forte fascino e curiosità per l'Estremo Oriente.

In fine dopo i vari interventi si è concluso con saluti e ringraziamenti generali, e con l'augurio che questa sia la prima di una lunga serie di inizia­tive svolte in un luogo, come la Biblioteca di San Francesco al Monte, detto Monteripido, che ha rappresentato da sempre un punto di riferimento cul­turale per la città di Perugia.


 


 
 
 
 
 
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