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Revista Antonianum
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Foto Nobile Marco , Recensione: DANIEL I. BLOCK, The Book of Ezekiel. Chapters 1-24, in Antonianum, 73/3 (1998) p. 744-745 .

In questi ultimi anni si sta registrando un'attenzione particolare nei riguardi del libro di Ezechiele. A prescindere dagli studi particolari, molto numerosi, si stanno pubblicando vari commentari, dai più divulgativi, come ad esempio quello di Bruce Vawter - Leslie J. Hoppe, Ezekiel. A new heart (Grand Rapids, Eerdmans, 1991), a quelli più decisamente scientifici, come quello di Leslie C. Allen, Ezekiel 1-19 (Dallas, Word Books, 1994); Ezekiel 20-48 (Dallas, Word Books, 1990). Il fenomeno è da salutare positivamente, perché Ezechiele rappresenta veramente una testimonianza storico-letteraria e teologica complessa, sulla quale molto è ancora da scrivere.

Le problematiche poste dal libro profetico trovano un'ampia collocazione e sviluppo in J. Lust (ed.), Ezekiel and his book: textual and literary criticism and their interrelation (Leuven, University Press, 1986) (si vedano in particolare le pp. 1-3). Se si vuole semplificare al massimo il problema principe del libro, si può dire che a tutt'oggi gli studiosi ancora si dividono tra chi più consente all'attività scrittoria dell'Ezechiele storico e chi meno; tra questi due fronti, poi, s'inseriscono le varie posizioni particolari nel quadro di una propria metodologia.

Dove s'inserisce il presente commentario, che per monumentalità ricorda quello battistrada di W. Zimmerli? La posizione di B. è decisamente conservatrice, nel senso che egli è tra coloro che ascrivono quasi l'intero libro ad Ezechiele, profeta storico dell'esilio.

Bisogna ammettere che l'autore usa tutti gli accorgimenti più acuti della filologia e dell'acribia di chi ama il testo: da qui l'ampio sviluppo del commentario. Se però andiamo più a fondo nell'esaminare la sua metodologia, ai fini di una sua classificazione sul piano scientifico, dobbiamo constatare che non di rado i destinatari del commento non sono gli studiosi e quindi le problematiche attorno al libro di Ezechiele, bensì "laici" che esprimerebbero opinioni discutibili oppure che hanno bisogno di una continuata lezione dimostrativa in punti: primo, secondo, terzo, ecc. Del resto, il B. preannuncia la sua particolare posizione già nell'ampia introduzione, dove affronta: 1) Il retroterra del libro, cioè il mondo storico-politico e sociale di Ezechiele; 2) l'autore, scopo e metodi: la risposta di Ezechiele; 3) la natura della profezia e lo stile letterario di Ezechiele (quest'ultima indagine è accurata e di portata notevole); 4) il testo (troppo stringato); 5) Ezechiele nella tradizione ebraica e cristiana (un excursus buono); 6) l'attualità della teologia di Ezechiele, e, infine 7) una bibliografia scelta.

Come si può constatare, l'interesse del B. è certamente d'ordine storico-critico, ma nel senso più restrittivo. Egli non situa (perché naturalmente non lo ritiene opportuno) il libro di Ezechiele su di uno sfondo storico-letterario dinamico, che lo faccia dialogare con varie tradizioni e fonti, come ad esempio quella deuteronomistica, o lo faccia confrontare con un possibile processo redazionale. Il B., specialmente nel commentario, generoso peraltro come si è detto in dettagli filologici, guarda al libro di Ezechiele come ad un promemoria autobiografico, scritto da Ezechiele stesso, immediatamente accessibile al lettore odierno, senza intermediazioni, così che l'esegesi, con tale pregiudiziale positivista e letteralista, risulta talora ingenua. A proposito della visione del rotolo da ingerire in 2,8-3,3, egli afferma: «In any case, the experience is real». Si può supporre che il B. voglia fare un'affermazione marcatamente teologica, ma, appunto, s'ingenera un'ambiguità nel lettore, il quale non vede una distinzione netta tra il dettato testuale, che vuole una lettura critica, condotta su un altro piano, e una lettura teologica, che in genere va fatta alla fine dell'analisi.

Per definire l'identità del presente commentario, possiamo dire che esso non aggiunge nulla all'attuale dibattito scientifico su Ezechiele, ma che è un ottimo strumento di lavoro per gruppi impegnati di studio.


 
 
 
 
 
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