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Revista Antonianum
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Foto Conti Martino , Inizio dell'Anno Accademico 1989-1990, in Antonianum, 64/4 (1989) p. 621-624 .

Il 16 ottobre 1989 si è dato inizio al nuovo anno accademico con una solenne concelebrazione eucaristica, presieduta dal Rettore Magnifico. Erano presenti professori, studenti, officiali, personale au­siliare e religiosi della comunità, tra i quali il P. Guardiano e il Rettore degli studenti. Dalla Curia generale ha preso parte il P. Seba­stiano Kremer, Segretario generale per la formazione e gli studi. La guida liturgica, preparata per l'occasione, ha favorito uno svolgi­mento ordinato e raccolto.

Il P. Martino Conti nel momento iniziale ha rivolto un pen­siero riconoscente al Rev.mo Padre Generale e Gran Cancelliere del PAA, assente da Roma, per il suo continuo interessamento e in par­ticolare per i lavori in corso di ristrutturazione della sede acca­demica; alla fine ha dichiarato aperto ufficialmente il nuovo anno accademico 1989-1990.

Successivamente si è avuto un fraterno trattenimento nell'Aula Consiliare e poi l'incontro dei Decani e Presidi con i rispettivi stu­denti per una prima introduzione, specialmente delle nuove matri­cole, nella vita e nelle strutture dell'Ateneo.

Si riporta qui l'omelia tenuta dal P. Martino Conti, Rettore Ma­gnifico:

Omelia

1. - Carissimi Professori, Studenti, Officiali e Personale Ausilia­rio, siamo riuniti nel nome del Signore per celebrare l'Eucaristia nel primo giorno dell'Anno Accademico 1989-1990. Rendiamo grazie a Dio Padre che in Cristo Gesù ha fatto dono alla sua Chiesa del suo Spirito, che è spirito di amore, spirito di sapienza, spirito di verità. Dio Padre che in Cristo Gesù ha fatto dono alla sua Chiesa del suo sori e Studenti, ne abbiamo bisogno.

  1. - Che significa per noi - qui - oggi celebrare nell'Eucaristia Cristo Risorto con lo Spirito Santo all'inizio del nuovo Anno Acca­demico? Significa proclamare che Cristo, Sapienza di Dio, è il segno divino di salvezza (Vangelo), e che anche noi, come Paolo, siamo stati prescelti per annunziare  il  Vangelo   (Romani).
  2. - La parola di Dio che è stata proclamata a noi, comunità accademica, famiglia di Dio, qui, in questa Basilica di Sant'Antonio, centro del Pontifìcio Ateneo « Antonianum », riuniti come Chiesa che prega come la Chiesa e con tutta la Chiesa, oggi, in questo primo giorno del nuovo Anno Accademico, questa parola ci ricorda:

 

  1. che Cristo è l'unico segno di salvezza dato da Dio agli uomini;
  2. che come ai Discepoli di Emmaus, anche a noi è dato di ascol­tare Cristo-Sapienza di Dio, presente in mezzo a noi, di comprendere la sua parola e di riconoscerlo nel gesto dello spezzare il pane;
  3. che nello studio e nella preghiera ci stiamo preparando alla missione di evangelizzare gli uomini del nostro tempo e la loro cul­tura, per condurli all'obbedienza, cioè alla fede.
  4. La parola evangelica, che è stata proclamata a noi oggi, rivela che Gesù, nella straordinarietà della sua missione, nella trasparenza delle sue parole, nella radicalità delle sue esigenze, nella potenza dei suoi miracoli, è l'unico segno di salvezza dato da Dio agli uomini.

Perché il nostro approccio alla verità su Dio, sull'uomo e sul mondo non sia ostacolato da barriere psicologiche e ideologiche, sia­mo invitati a rivestirci di pazienza, di umiltà e di semplicità. Nel Saluto alle virtù, San Francesco indica nella santa semplicità la sorella della sapienza. La santa sapienza confonde Satana e tutte le sue insidie — non ultima la scienza che gonfia —, e ci aiuta a supe­rare ogni barriera psicologica e ideologica nell'approccio alla verità. La pura e santa semplicità confonde ogni sapienza di questo mondo (contraria alla sapienza di Dio)  e la sapienza della carne.

Nella prospettiva del Vangelo odierno, a tutti noi, Professori e Studenti, è dato di scoprire la nostra vocazione-missione. Per voca­zione siamo dei ricercatori di sapienza e costituiamo una comu­nità di ricercatori di sapienza.

5.  - La Regina del Mezzogiorno — conosciuta come Regina di Saba (1 Re 10,1-13) —, resta per tutti un modello di ricercatore di sapienza; gli abitanti di Ninive sono un modello per coloro che, all'ascolto della parola di Dio, si convertono.

La Regina del Mezzogiorno ha fatto molta strada per ascoltare la sapienza di Salomone; gli abitanti di Ninive si sono convertiti alla predicazione di Giona. Il Vangelo ci ricorda che in questa celebrazione eucaristica è presente in mezzo a noi Gesù di Nazaret, il Ri­sorto, che è più di Salomone e più di Giona.

Ad ogni umile ricercatore della sapienza è dato di scoprire in Gesù, la Sapienza di Dio, il rivelatore del Padre, colui che rivela Dio all'uomo e l'uomo all'uomo. La Regina del Mezzogiorno, che tanta strada ha fatto per ascoltare Salomone, ci invita a scoprire nel Ri­sorto presente in mezzo a noi, il vero maestro di sapienza, il profeta escatologico, l'inviato del Padre. Cristo, che è pane di vita sia nella parola che nel pane spezzato e nel vino versato (autodonazione), vuol rivelarsi e donarsi a noi, perché, convertiti, possiamo a nostra volta rivelarlo agli uomini-fratelli e autodonarci per la loro salvezza (pane spezzato - vino versato).

Il cammino del ricercatore di sapienza non è né piano né fa­cile — lo sappiamo per esperienza —, come del resto non è né piano né facile il cammino che porta alla conversione della mente del cuore, e della coscienza. Ci siano di incoraggiamento gli abitanti di Ninive, che si convertirono alla predicazione di Giona, e la Regina del Mezzogiorno, che percorse tanta strada per ascoltare la sapienza di Salomone. Non dobbiamo dimenticare che Gesù, il Risorto, l'Em-manuele, il Dio con noi, è qui presente in mezzo a noi.

In questo cammino siamo sostenuti dal dono dello Spirito che illumina, dall'amore della sapienza e dall'amore della verità. Gesù ripete anche a noi:  « Io sono la via, la verità e la vita ».

6. - Siamo ricercatori di sapienza per noi e per tutti gli uomini che Dio ama e ai quali siamo inviati.

Paolo è un eletto, un chiamato, un inviato. Da sempre Dio lo ha separato, messo da parte, riservato per sé, perché annunziasse il Van­gelo di Dio ai gentili e per condurli all'obbedienza, cioè alla fede.

Prescelto per questa missione, Dio lo ha preparato e ha con­sentito che si preparasse. La formazione di Paolo alla missione è profonda e insieme cosmopolita. A Tarso ha assimilato la cultura gre­co-romana; dalla famiglia e alla scuola di Gamaliele si è specializzato nella conoscenza della tradizione giudaica e nei metodi esegetici in uso. Come apostolo delle genti, Paolo possedeva una buona cono­scenza del mondo giudaico e del mondo gentile, ai quali è stato mandato.

Nella prospettiva della missione che Dio, per mezzo di Gesù Cristo nella mediazione della Chiesa ci affida, tutti, Professori e Stu­denti, dobbiamo guardare agli anni di studio che ci stanno davanti come a un tempo di preparazione. Questa preparazione, secondo il motto del nostro Ateneo: « In doctrina et sanctitate », deve pog­giare su due mura: sul muro della scienza e sul muro della santità.

Evangelizzare gli uomini e la cultura del nostro tempo; ricon­durre gli uomini all'obbedienza, cioè alla fede in Cristo: a questo è finalizzato il nostro lavoro.

7. - Resi ricchi in Cristo Gesù di ogni dono di sapienza e di intelligenza, per mezzo del suo Spirito ci è dato di compiere il nostro ministero di studio e, nell'esercizio dello stesso, di cantare al Si­gnore un canto nuovo (Salmo responsoriale) e di proclamare che la sua salvezza abbraccia l'universo (Rit. Sai. resp.).

A Dio Padre, che nella luce dello Spirito Santo, ci ha dato di godere della vera sapienza, di giungere alla conoscenza piena della verità che è Cristo Gesù, e per mezzo della conversione, di disporre di una mente nuova, di un cuore nuovo e di una coscienza nuova, per conformare tutta là nostra vita alla vita di Cristo;

A colui che solo è sapiente e dal quale ci è data la grazia e la pace (Rm 1,7), rendiamo per mezzo di Cristo nello Spirito Santo, ogni lode, ogni gloria, ogni benedizione e tutti i beni nei secoli dei secoli. Amen!   (Rm  16,25-27;   LaudHor  11).

 

 


 


 


 
 
 
 
 
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