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Revista Antonianum
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Foto Nobile Marco , Recensione: Gershom Scholem, Le grandi correnti della mistica ebraica , in Antonianum, 63/2-3 (1988) p. 434-435 .

G. Scholem è uno di quegli uomini universali la cui attività, pur specifica di un settore della vita, diviene tuttavia un servizio all'uma­nità nella  sua globalità.

Lo S., morto nel 1982, era ebreo tedesco emigrato negli anni Venti et Gerusalemme, nella cui università ha svolto la massima parte della sua carriera scientifica. Egli è stato, quindi, un uomo di studio che ha dedicato la sua vita in particolare ad un'indagine tanto scientificamente meticolosa quanto umanamente appassionata nel campo della mistica ebraica. Questo egli ha fatto, per porre ordine in una certa confusione esistente sia tra gli ebrei che tra i non ebrei.

Ai primi desiderava far amare il proprio ebraismo, ai secondi voleva far conoscere l'anima ebraica per por fine ai pregiudizi che hanno avuto un tragico sbocco nel periodo nazista.

E' quanto spiega egli stesso nella prefazione all'edizione tedesca di questo libro, condotta per lo più sulla terza ed. inglese. Un atto di dignità e di coraggio la sua ricerca, ma soprattutto un atto di fede nell'umanità. Il presente libro riproduce nove conferenze tenute dall'A. sulla mistica ebraica. Sette, le Hilda Strook Lectures, furono lette nel Jewish Insti tu te of Religion di New York nel 1938, le altre due in altre circo­stanze. Esse ricoprono l'arco storico che va dalle origini biblico-post-bibliche fino al sec. XIX.

L'A., dopo aver delineato nella prima lezione la natura specifica e originale della mistica ebraica, passa alla presentazione dell'epoca nella quale nascevano, specialmente in ambienti gnostici, quei germi di pen­siero che, via via, sarebbero diventati nel medioevo delle vere e proprie costruzioni  mistico-teologiche,  o  meglio  teosofiche.

Da un lato si ritrova la famosa concezione centrata sulla Merkavà (il carro teofanico di Ez 1), oggetto di riflessione e contemplazione mistica, dall'altro si sviluppa in Germania il Chassidismo, basato in particolare sull'introspezione. L'uno contempla il « trono divino », cioè l'ambiente celeste, fuori di sé, l'altro ricerca l'essenza del proprio rapporto con Dio  dentro di sé.

Ma è soprattutto la Kabbalà (— tradizione), movimento nato in Spa­gna nell'alto modioevo, che rende gloriosa la tradizione della mistica ebraica. Questo movimento, pur essendo essenzialmente di natura teo­sofica, lambente talora i confini della magia, ha saputo originare alcuni tra i frutti più originali sia dello spirito ebraico che di quello umano in genere. Tant'è vero che ha offerto ispirazione e preghiere sublimi alla liturgia giudaica, persistenti fino ad oggi.

Capolavoro  del movimento  è  la  monumentale  opera Zohar,  che lo S. dimostra essere stata scritta da Mosè de Leon. Tra gli eredi più illustri della dottrina dello Zohar, vi è Isacco Luria con la sua scuola (XVI set).

Il misticismo ebraico continuerà la sua fioritura anche nei secoli se­guenti, in riferimento ai quali sono da menzionare il movimento sabba-tiano, facente capo a Shabbetay Tzevi (XVII sec.) e, infine, il Chassi-dismo polacco legato al santo e mistico Yisra'el Baal Shem  (m.  1760).

Il presente libro, ricco di spirito e di rigorosità scientifica (vedi spec. il cap. V), è un invito ad entrare in quel pianeta spesso scono­sciuto della spiritualità ebraica.


 
 
 
 
 
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