Battaglia Vincenzo                                      ,
                                      
                   Recensione: Carlo Porro, Gesù il Salvatore. Iniziazione alla cristologia , 
                       
                   
                                      in 
                       Antonianum, 68/1 (1993) p. 121-122 
                   
                                      
                                      
                   
                   
                                      
                   
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	Come indica il sottotitolo, con questa pubblicazione Carlo Porro ha inteso mettere a disposizione dei lettori un «manuale» che li guidi a conoscere, incontrare e testimoniare Gesù Cristo sulla base della «tradizione» cristologica ecclesiale attinta dalle fonti. Precisamente, a conoscerlo in modo critico, secondo il procedimento adottato dal credente che cerca di comprendere per arrivare a possedere una fede più convinta perchè maggiormente motivata; ad incontrarlo per attingere la salvezza di cui solo lui è autore é mediatore, in permanenza; a testimoniarlo con la capacità di chi deve saper rendere l'annuncio cristiano affidabile e convincente. 
	In corrispondenza alla finalità suddetta, la cristologia proposta in queste pagine è stata costruita tenendo conto di tre criteri di fondo: il principio cristocen-trico, la valenza soteriologica inerente alla persona ed all'opera di Gesù Cristo, l'attenzione alla mentalità contemporanea (cfr. pp. 125-130). Per la stessa ragione, e di conseguenza, il volume si presenta suddiviso in due parti: una storica e l'altra sistematica, secondo la disposizione oggi prevalente nel campo degli studi cristo-logici. 
	Nella prima parte, composta di otto capitoli (pp. 15-121), l'autore traccia le linee principali dello sviluppo della fede cristologica e della riflessione che lo ha accompagnato; riflessione che ha contribuito, progressivamente, a dar corpo tanto alla formazione del dogma cristologico, quanto al consolidamento della scienza cristologica. La panoramica parte dal luogo germinale che è la tradizione biblica e neotestamentaria, tocca le fasi salienti dei dibattiti svoltisi durante il periodo patristico, presenta i sistemi cristologici che hanno visto la luce prima in epoca medievale — ma limitatamente all'insegnamento offerto da S. Anselmo e da S. Tommaso — e poi in epoca moderna, da Lutero alla crisi modernista. Si conclude, infine, con uno sguardo generale sugli orientamenti, le correnti e le vicende che danno il profilo alla produzione cristologica contemporanea. 
	I temi oggetto dei quattordici capitoli di cui si compone la parte sistematica (pp. 123-280) rappresentano altrettante angolature sotto le quali vengono messi in luce ed indagati gli aspetti essenziali dell'inesauribile mistero cristico. Dopo aver esposto per sommi capi il tipo di cristologia adottata, — in cui il discorso sulla cristologia fondamentale, e quindi sulla ragionevolezza della fede in Cristo, trova posto come propedeutica ad ogni trattazione dogmatica (pp. 131-138) —, l'autore distribuisce gli argomenti di carattere dogmatico attorno a tre assi portanti, dando spazio, di volta in volta, ad alcune questioni di particolare attualità. E sono: la storia dell'uomo Gesù narrata dai vangeli ed articolata nei «misteri» al cui culmine sta quello pasquale; l'opera salvifica da lui compiuta, che nel corso dei secoli è stata interpretata con l'ausilio di svariati schemi; la sua costituzione ontologica di Figlio di Dio fatto uomo con gli annessi aspetti più rilevanti, quali la conoscenza umana, la volontà umana e la sofferenza, la santità, e, da ultimo, l'unione ipostatica. 
	Nelle pagine conclusive viene disegnata a grandi linee la figura di una conoscenza più profonda di Gesù: è una conoscenza di natura sapienziale, connotata rispettivamente dal carattere teologale, dalla ecclesialità e dalla tensione mistica (pp. 271-280). 
	L'apporto più notevole di quest'opera è quello di costituire uno strumento valido per lo studio della cristologia. I tanti argomenti sono esposti in modo abbastanza esauriente; quelli a carattere sistematico che appaiono più difficoltosi vengono trattati con equilibrio e discrezione: al riguardo, è esemplare il rifiuto opposto ad una interpretazione del grido di abbandono pronunciato da Gesù morente condotta in chiave di disperazione o di perdita di fiducia nell'aiuto del Padre (p. 249). In diversi luoghi traspare con evidenza che l'autore ha come punto di riferimento e come fonte ispiratrice una tradizione teologica ben consolidata quale è quella risalente a S. Tommaso: ricordiamo, solo per fare un esempio, la preferenza per la dottrina che vede l'umanità di Cristo come strumento congiunto del Verbo (pp. 205. 224). 
 
                
               
                              
                              
                            
                            
                                                        
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