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Recensione: Paolo Sacchi, L'apocalittica giudaica e la sua storia

 
 
 
Foto Nobile Marco , Recensione: Paolo Sacchi, L'apocalittica giudaica e la sua storia , in Antonianum, 66/1 (1991) p. 158-159 .

L'apocalittica costituisce un argomento oggi particolarmente dibattuto. Senza dubbio, vi saranno dietro motivazioni che trascendono il puro movente scienti­fico. La nostra epoca presenta dei tratti che, secondo le leggi della storia, potreb­bero dare origine ad interessi e a letture della realtà che potremmo chiamare in senso lato «apocalittiche».

Ma che cos'è propriamente l'apocalittica? L'assaggio bibliografico che tro­viamo alla fine del presente volume dà una dimostrazione dell'intensa ricerca degli studiosi per dare una risposta. È quanto vuole fare anche il S., noto studioso e curatore dell'edizione italiana degli Apocrifi dell'Antico Testamento (Torino UTET 1981-1989: finora sono usciti due volumi).

Il libro che il S. offre è una raccolta di suoi scritti vari sul tema, pubblicati per lo più nella seconda metà degli anni ottanta. La diversa qualità, non sempre di puro livello scientifico (vedi, ad es., «Ordine cosmico e prospettiva ultraterrena nel postesilio. Il problema del male e l'origine dell'apocalittica», 79-98, piuttosto divulgativo), e il divario temporale tra i primi due saggi e gli altri, non impedi­scono all'autore di sistemare la materia secondo uno schema che rifletta le sue convinzioni sull'apocalittica.

Il libro consta di due parti: la prima di ordine generale, la seconda affronta tematiche particolari che avvalorano la trattazione precedente.

La prima parte è la più importante, perché l'autore vi sviluppa l'evoluzione  

del suo pensiero, sulla base di una ricerca continua. Egli ha preso sul serio la sfida che costituiva la «questione apocalittica»; in altre parole, il problema si poteva e si può formulare così: come si fa a definire l'apocalittica? ed in base a che cosa? La risposta che si fonda sulla selezione di opere letterarie giudaiche intertesta-mentarie che abbiano una certa serie di motivi in comune, non è accettata dal S. Per lui, il fatto letterario è solo l'espressione di un movimento storico-culturale di lunga e vasta portata, che va ben oltre quel II sec. a.C. a cui si farebbero risalire alcune delle suddette opere. È proprio per questo che si rivela improduttivo sce­gliere, come fa ad es. K. Koch, solo alcuni testi in base ad una selezione di motivi a priori: il processo evolutivo risale così indietro nella storia d'Israele, che è vel­leitario voler esaurire la ricerca di una definizione dell'apocalittica solo su base letteraria che porta, tutt'al più a definire un genere letterario apocalittico. È la sto­ria che deve interessare, non la letteratura. Senonché, il S., per cominciare la sua indagine, deve iniziare proprio da un testo letterario: il Libro dei Vigilanti, una delle cinque parti delle quali si compone il libro dell'Enoc etiopico, la parte più antica (IV sec. a.C. circa, anche secondo il Milik). Il risultato è che le peculiarità, pur ammesse, dell'apocalittica, sono così stemperate, nello spazio e nel tempo, nel più ampio giudaismo, che «un vero e proprio poblema dell'apocalittica non esiste. All'interno del giudaismo sorse intorno al IV sec. a.C. una serie di idee nuove che si strutturano in un sistema compiuto solo nell'autore di LV2 (= il se­condo autore e redattore del libro dei Vigilanti)» (p. 78).

La linea del discorso del S. non ci sembra sempre facile da seguire: a volte è incerta, a volte non pienamente coerente. Si aggiunga a ciò il non buon servizio che fa l'aver adoperato lavori composti in epoca diversa, nei quali tra l'altro sono discutibili certi argomenti biblici oggi datati (cosa che del resto l'autore si preoc­cupa di segnalare in parte nella premessa di pag. 319). Tutto sommato, non sem­bra dimostrato che il problema dell'apocalittica non esista.

La seconda parte raccoglie una serie di saggi interessanti su temi particolari, attinenti sempre, come già detto, all'apocalittica. È da segnalare «Messianismo e apocalittica», ma anche gli altri rivestono un gradevole interesse: «I due calendari del Libro dell'Astronomia-», «Il diavolo nelle tradizioni giudaiche del Secondo Tempio (circa 500 a.C. -100 d.C.)», ecc.

Una bibliografia sul tema ed una buona serie d'indici, chiudono questo libro, che in ogni caso è da segnalare per la densità e l'interesse degli argomenti, trat­tati con la passione di un autentico studioso.