Nobile Marco                                      ,
                                      
                   Recensione: OTTO EISSFELDT, Introduzione all'Antico Testamento. Il canone e il testo vol. IV , 
                       
                   
                                      in 
                       Antonianum, 59/3-4 (1984) p. 659-660 
                   
                                      
                                      
                   
                   
                                      
                   
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	Con questo volume si conclude finalmente l'edizione italiana del classico tedesco. Un'edizione molto sofferta, a quanto pare, se si pensa che il primo volume è stato pubblicato nel 1970 (gli altri due sono stati pubblicati rispettivamente nel 1980 e nel 1982). 
	Dato il lungo lasso di tempo tra il primo volume, nel quale l'allora curatore, A. Ornella, presentava il piano e le caratteristiche dell'edizione italiana della famosa Eìnleitung, e l'ultimo, è auspicabile che le future riedizioni dell'opera tengano conto di una maggiore unitarietà editoriale. In tal modo, la consultazione sarà resa più funzionale e ogni volume saprà essere collegato all'altro organicamente. Inoltre, è da caldeggiare e da prolungare l'iniziativa dell'aggiornamento bibliografico (cf. pp. 30-31 e 180 del presente volume). 
	Il libro in questione tratta, come dice il sottotitolo, due argomenti estremamente importanti ed interessanti: la storia del canone (la lista normativa) dei libri dell'AT, con le questioni annesse, e la storia, con relativa problematica, del testo biblico; due argomenti che coronano brillantemente la complessa trattazione dell'Introduzione. 
	Connessa con il primo tema (cap. I) è la questione degli apocrifi e pseudoepigrafi (cap. II), risolta differentemente dalle varie confessioni religiose. Difatti, alcune di quelle opere che i protestanti, i quali hanno accettato il canone ebraico, ritengono apocrife, sono ritenute invece dai cattolici come canoniche: i due libri dei Maccabei, Tobia, Giuditta, le aggiunte a Daniele e a Ester (secondo la versione greca dei LXX e, quindi, della Volgata), Baruc, la lettera di Geremia, Siracide e Sapienza. 
	A loro volta, quelli che i protestanti (come l'Autore) ritengono libri pseudoepigrafici, sono classificati dai cattolici come apocrifi: ad es., il libro dei Giubilei, Enoc etiopico, Enoc slavo, gli Oracoli Sibillini, i Salmi di Salomone, ecc. 
	Al di là delle convinzioni confessionali, la trattazione storico-letteraria delle opere è comunque chiara e puntuale, come richiesto da un manuale. 
	In questa parte del volume non poteva mancare un largo spazio per la letteratura di Qumran (cap. III). A titolo d'informazione per il lettore non addetto ai lavori, è da precisare che la trattazione non poteva naturalmente includere l'importante documento qumranico chiamato « Rotolo del Tempio », pubblicato dal recentemente scomparso Y. Yadin solo nel 1977. 
	Infine, la quinta ed ultima parte dell'opera è dedicata al secondo tema del volume, le questioni del testo biblico: la preistoria delle forme del testo conservateci (cap. I), il testo massoretico (cap. II) e le forme non massoretiche di esso (cap. III). 
	Chiude il libro (e l'intera opera) la serie degl'indici. 
	La conclusione di tale edizione italiana è un ulteriore fiore all'occhiello dell'Editrice Paideia, resasi benemerita in Italia per la diffusione della scienza biblica. 
 
                
               
                              
                              
                            
                            
                                                        
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