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Presentazione del volume di Felice Accrocca «Viveva ad Assisi un uomo di nome Francesco»

 
 
 
Foto Guida Marco , Presentazione del volume di Felice Accrocca «Viveva ad Assisi un uomo di nome Francesco», in Antonianum, 80/4 (2005) p. 748-750 .

Il 27 ottobre 2005, presso la Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani della Pontificia Università Antonianum – e in collaborazione con Frate Francesco, rivista di cultura francescana – è stato presentato il volume di Felice Accrocca «Viveva ad Assisi un uomo di nome Francesco». Un’introduzione alle fonti biografiche di san Francesco delle Edizioni Messaggero Padova. L’autore raccoglie e arricchisce in questo libro le Introduzioni alle agiografie su san Francesco redatte per la nuova edizione delle Fonti Francescane del 2004. Questo testo è stato offerto ai noti relatori – Giovanni Miccoli, Jacques Dalarun, Emanuela Prinzivalli – come “pretesto” per avviare una dotta e vivace tavola rotonda sulla situazione degli studi riguardanti l’agiografia francescana, indicando, nella fedeltà al metodo della ricerca storica, nuove piste di indagine su un corpus agiografico che – unico nel panorama delle scritture medievali sui santi – offre ancora agli studiosi molteplici ambiti di ricerca.

Numerosa, e qualificata, è stata la presenza di quanti, professori e studenti, hanno partecipato a questa presentazione e stimolato il dibattito con i loro interventi. Le relazioni dei proff. Miccoli e Dalarun, e della prof.ssa Prinzivalli saranno pubblicate nella rivista Frate Francesco.

Il prof. Miccoli, ricordando i molti studi di Accrocca riguardanti il ‘200 e ‘300 francescano e minoritico, nel presentare quest’ultimo libro, ha apprezzato la forma chiara e la sintesi essenziale con cui l’autore ha ordinato la presentazione delle agiografie secondo il presumibile ordine cronologico. Il volume, utile per le scuole universitarie e come primo avvio allo studio più approfondito, inizia con una introduzione alla “questione francescana” a cui seguono 15 capitoli ed una appendice con documenti della Curia romana: in ciascuno dei capitoli Accrocca illustra con acutezza un testo agiografico.

Come usare questo dossier – si chiede Miccoli – per la storia di Francesco e dell’ordine dei Minori? Quello di Francesco è un corpus agiografico imponente, che non trova riscontro in tutto il Medioevo. La prima conoscenza di Francesco passa attraverso i suoi scritti. Le leggende non vanno viste solo in sé ma anche in base a ciò che le ha precedute. La ricostruzione storica deve essere fatta alla luce degli scritti e delle agiografie, combinando con cautela testi tra loro diversi, collocando perciò nel loro contesto le diverse testimonianze. Non è una forzatura affermare che, nell’agiografia e cronachistica francescana, il problema Francesco é un problema storico. I testi sono tutti agiografici e non intendono scrivere una biografia modernamente intesa; intendono piuttosto sottolineare l’opera di Dio nel protagonista delle loro scritture. Per gli uomini di quel tempo, era importante la “teologia della storia” più che la storia in se stessa. Perciò si narrano episodi veri nella realtà spirituale, ma non in quella effettuale: l’agiografo crea, dunque, momenti fortemente significanti.

Queste narrazioni, allora, obliterano gli avvenimenti veramente accaduti? No, perché gli agiografi vogliono narrare actus et vita, ed è costante la loro attenzione alla storia e agli avvenimenti del loro tempo. Gli agiografi non sono chiusi al loro mondo: essi, esaltando il santo, presentano lo scenario della loro vita. L’agiografia legge e riproduce la storia secondo il proprio linguaggio: è storia sacra secondo la storia profana. Si deve perciò passare dall’agiografia alla storia.

Il prof. Dalarun, attraverso un breve excursus sugli studi di Accrocca, ha sottolineato l’acutissima attenzione di questi alle fonti manoscritte, l’eccezionale conoscenza della bibliografia, la perfetta consapevolezza dei dibattiti storiografici passati e presenti, la capacità di accogliere gli apporti degli altri studiosi e, allo stesso tempo, di proporre le proprie stimolanti ipotesi, sempre salutari per l’andamento della ricerca. La scientificità di Accrocca è legata alla fedeltà, nella libertà, al suo maestro Raul Manselli, a cui il libro è dedicato. Questo volume consente ai non specialisti di scoprire l’universo complesso  delle biografie di Francesco e offre agli studiosi molti stimoli per una visione rinnovata della famosa “questione francescana”. Dietro a quasi ogni capitolo del libro, lo specialista potrà riferirsi ad altrettanti eruditi articoli di Felice Accrocca nei quali egli ha sviluppato e dimostrato ciò che viene qui sintetizzato.

Dalarun si chiede come mai negli anni ’40 del Duecento si assista ad una proliferazione di leggende francescane parzialmente contraddittorie tra di loro, e individua la causa nella deposizione del ministro generale frate Elia, avvenuta nel 1239: fu questa la svolta decisiva, che segna l’evoluzione dell’ordine minoritico nel Duecento. Prima di questa data, il panorama agiografico era tranquillo. Dopo questa data, le leggende traducono nella narrazione la rottura del 1239. Il De inceptione, datato al 1241, sarebbe la traduzione agiografica di questa rottura. Tommaso da Celano – secondo Dalarun – con la Legenda choralis umbra risponde al De inceptione, in cui confluiscono le esigenze dei frati d’oltralpe e degli ambienti universitari. Così, con il violento contrasto tra De inceptione e Legenda choralis umbra, alla crisi governativa rispondeva oramai una crisi agiografica: perciò Dalarun sostiene che il vero autore della “questione francescana” é Tommaso da Celano. Il capitolo di Genova del 1244 tenta di risolvere il problema della crisi memoriale e superarne il problema. La Lettera di Greccio è un compromesso tra le due parti: Angelo e Leone rappresentano la sensibilità di Tommaso da Celano e dei frati italiani; Rufino quella del De inceptione e dei frati d’oltralpe. Ma la risoluzione del Memoriale di Tommaso fu fallimentare. Chi risolse la “questione francescana” fu Bonaventura, italiano e parigino insieme.

La prof.ssa Prinzivalli, nel suo intervento, ha ribadito la centralità dell’agiografia come rilevanza storica, lamentando il disimpegno filologico di alcuni studi riguardanti le agiografie francescane, e la tesi di alcuni – debole sul piano del metodo e ingenerosa sul piano storiografico – circa l’impossibilità di passare dall’agiografia alla storia, a motivo di una storicità esclusivamente di tipo mistico che le agiografie rappresenterebbero.

La questione del rapporto fra agiografia e storia dovrebbe essere approdata a un sensus communis, fondato sull’approfondimento dei caratteri agiografici delle fonti francescane, per riconoscere e rispettare i loro meccanismi narrativi e le loro intenzioni, come ulteriori dati di cui lo storico deve tener conto, per non compiere tagli arbitrari o aprioristiche cancellazioni. Lo studio delle agiografie, inoltre, deve sempre più avvalersi dell’incrocio e della somma di differenti competenze, a motivo soprattutto del frequente uso della intertestualità a cui ricorrono gli agiografi nella composizione dei loro testi.

Del volume di Accrocca la Prinzivalli ha lodato la assai pregevole trattazione della Legenda minor di Bonaventura, importante proprio per l’influsso indotto dal suo uso liturgico; i tratti innovativi rispetto alla precedente bibliografia critica nell’esposizione sulla Vita beati Francisci di Tommaso da Celano, considerata come un’opera aperta, dinamica, la cui comprensione non esclude possibili ed ulteriori sviluppi; la misurata posizione sul Tractatus de miraculis, per il quale non minimizza il recupero in Francesco santo di tratti tradizionali della santità vendicativa nei confronti di chi ne trascura il culto, e lascia aperta la questione, in dialogo con Dalarun, a proposito del Tractatus come nuova redazione del Memoriale in desiderio animae. Altro pregio del volume è di portare avanti la ricerca in merito al parallelismo fra lettere pontificie e redazioni biografiche.

Concludo con un passaggio dall’intervento del prof. Dalarun: «Nella sua Apologie pour l’histoire ou Métier d’historien, Marc Bloch sognava una “simplicité si haute”, “privilège de quelques rares élus”: mi pare che il libro di Felice Accrocca incarni l’augurio di Marc Bloch».



 
 
 
 
 
 
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