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Rivista Antonianum
Informazione sulla pubblicazione

 
 
 
 
Foto Nobile Marco , Recensione: SIGFRIED MORENZ, Gli Egizi , in Antonianum, 60/1 (1985) p. 190-191 .

« Si è detto di Walter Otto che abbia creduto negli dei della Grecia Non so se sia esatto; ma mi pare certo che Otto abbia saputo che i Greci credevano ai loro dei e proprio per questo egli potè rappresentarli come realtà. Io, da parte mia, non credo negli dei egizi, ma non ho dimenticalo in alcun momento di tener presente che per l'egiziano, come per ogni credente sulla terra, i propri dei erano delle realtà e questa realtà di Dio è, a mio avviso, l'oggetto più importante dello storico della religione! generale» (dalla premessa dell'Autore a p. XXIV).

Queste parole, molto belle e significative, sintetizzano lo spirito cor. il quale il M., famoso egittologo tedesco scomparso nel 1970, ha scrino questa opera, la cui presente edizione italiana è un fiore all'occhiello di collana di testi di storia delle religioni che la Jaca Book sta pubblicane Il M., difatti, con la competenza dello scienziato, ma anche con l'api tura di spirito dell'autentico credente, non fa semplicemente uno studi asettico della religione egiziana, ma, senza abbandonare la rigorosità del l'indagine scientifica, si pone dalla parte degli Egizi, per sondarne il pen­siero e la fede.

E' ciò che rende originale l'opera, rispetto ad altri famosi studi in materia, come spiega J. Ries, nella sua utile prefazione (pp. XV-XVI). In tale sintonia d'intenti, il M. vede nella religione, di cui manca il termine in egiziano antico, l'elemento che dà coesione e senso a tutte le manife­stazioni della vita e della cultura egiziane. E' l'argomento che apre il libro (cap. 1). Indi, l'Autore, convinto dell'elevato senso del divino degli Egizi, articola il suo discorso nella descrizione degli dei prima (cap. 2) e della cerchia degli adoratori poi (cap. 3).

Nei capp. 4-7, egli passa ad esaminare il modo d'agire dei primi, attraverso l'esercizio della giustizia, dell'armonia e della provvidenza, e dei secondi, nell'ambito del culto, dell'etica e della teologia. I capp. 8 e 9 sono un'indagine nelle aree di confine dell'esistenza: la creazione e la morte. Infine, dopo una disamina della letteratura sacra (cap. 10), nella quale il M. sottolinea la differenza e la peculiarità di essa rispetto a quella rivelata degli Ebrei, dei Cristiani e dei Musulmani, il libro si conclude con un'indagine riguardante gl'influssi ricevuti e irradiati dalla religione egiziana (cap. 11).

A conclusione di questo breve rapporto, vogliamo sottolineare alcuni nei non irrilevanti dei quali bisognerebbe tener conto in un'auspicabile nuova edizione di tale opera.

Si ha la sensazione che l'originale tedesco non venga padroneggiato alla perfezione. Basti leggere la dedica a p. IX (non poteva essere tradotta più correttamente?) oppure a p. 48, ottavo rigo superiore,: « ...come il centro di una terra né conosciuto nei suoi limiti né importante »: gli aggettivi debbono essere femminili e attribuiti a « terra » e non a « centro »!

La scientificità dell'opera, poi, richiede che si correggano molti vistosi enori di stampa. Solo alcuni esempi. A p. 91, la citazione dell'ultimo rigo con la relativa nota 102 sono incomprensibili; a p. 82 le dinastie citate sono del pari incomprensibili.

In breve, un classico del genere vai bene una cura rinnovata.

 


 


 
 
 
 
 
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