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Rivista Antonianum
Informazione sulla pubblicazione

 
 
 
 
Foto Matanic Atanasio , Recensione: DAMIEN VORREUX, Un symbole franciscain, le Tau * Histoire, théologie, et iconographie, in Antonianum, 53/3-4 (1978) p. 638-639 .

1. La ormai celebre e bella collana delle Edizioni Francescane di Parigi (« Presenza di S. Francesco », num. 30 e 31), che si sta traducendo anche in italiano, si é di recente arricchita di questi due nuovi volumetti.

II primo di essi, dovuto alia penna del P.D. Vorreux, tratta della storia, della teología (compresa la spiritualitá) e dell'iconografia del segno di TAU. Questi vien qualificato come « símbolo francescano », in quanto adottato, usato, preferito da San Francesco. Ammiriamo la diligenza e la dovizia del P. Vorreux, raccoglitore ed interprete ingenioso delle rin-tracciate fonti e testimonianze. Da parte nostra osiamo aggiungere che forse Francesco cosí notoriamente adottó e preferí quel segno — che poi é segno della croce di Cristo — anche perché c'erano a quell'epoca coloro che lo rigettavano, come rigettavano la stessa croce di Cristo, perché indegna dell'opera redentrice di Dio; alludiamo a diversi neo-manichei del tempo.

2. L'autore del nostro secondo volumetto, che é, d'altronde, uno spe-cializzato ed apprezzato traduttore dall'italiano in francese (cf. ivi, p. 2), ci presenta con esso il frutto di una decennale fatica (cf. ivi, p. 124, in fondo): cioé una nuova («non definitiva», dice) traduzíone francese del « Cántico delle creature » di San Francesco, traduzíone preceduta da un breve saggio sulla fisionomía spirituale di Francesco, accompagnata da un commento filológico, bíblico e teológico del testo, seguita da una nota sulla neoscoperta esortazione di Francesco alie povere sorelle di San Damiano. E' un lavoro non molto voluminoso, in cui é dosata ogni parola ed ogni proposizione. Crediamo che gli specialisti lo terranno in gran contó e, speriamo, lo apprezzeranno. Presentándolo ai lettori, l'autore dice che il celebre testo di Francesco é insieme poético, litanico e litúr­gico: sonó caratteri, dice, che dovrebbe conservare in ogni lettura e tra­duzíone. Inoltre l'autore esprime l'auspicio che l'approfondimento lin­güístico e filológico del testo vada di pari passo con l'approfondimento teológico e spirituale (pp. 7-8). Ció che, a nostro giudizio, é venuto spesso a mancare.


 
 
 
 
 
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