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Rivista Antonianum
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Foto Herman Izidor Zvonimir , Miscellanea: Un tentativo di analisi strutturale di Atti 2,41-4,35 secondo il metodo di AJ. Greimas , in Antonianum, 56/2-3 (1981) p. 467-474 .

Premessa metodologica

0.1. Essendo il brano degli Atti 2,42 - 4,35 un racconto (récit), mi sembra che un metodo possibile per affrontarlo da un punto di vista strutturale, sia quello di A.J. Greimas, come si trova svi­luppato nei suoi due libri: Du Sens (Ed. du Seuil, Paris 1970), Seman-tique strutturale (Librairie Larousse, Paris 1966) e come è stato pre­sentato da C. Gallano nell'articolo « Introduction à la Méthode de AJ. Greimas » (in Cahiers bìbliques  13,  1974,  13-27).

E' necessario menzionare che Greimas prende l'ispirazione dal metodo di Propp V. (Morphologie du conte, Ed. Seuil, coli. Points, Paris 21970), il quale gli ha permesso di sviluppare a sua volta il proprio modello di attanti (le modèle actantiel) in sei termini: il soggetto (S) è l'attore che desidera un oggetto (O) propostogli da un mestinateur » (DE). Di solito, nei racconti il soggetto e il « destina-taire» (DA) sono la stessa persona. L'aiutante (ADJ, adjuvant) porta aiuto al soggetto nella sua impresa per ottenere l'oggetto. Le forze opposte (OPP, opposant) fanno del tutto per impedire il soggetto nella sua ricerca.

0.2. Per afferrare meglio « le modèle actantiel » di Greimas, ci aiuterà l'osservazione di C. Galland: « A la différence de l'acteur, qui est le personnage tei qu'il apparait dans le récit, l'actant est une unite sémantique et se situe à niveau plus abstrait. Dans le récit plusieurs acteurs manifestés, plusieurs personnages, peuvent former un seul actant... Au contraire, un seul acteur peut occuper un ou plusieurs postes d'actans... De plus, il faut préciser que les actans ne sont pas forcément antropomorphes; il peut s'agir de notions abstraites, telles que, dans un récit de guérison, la confiance, la foi opérant comme adjuvant » (Id., « Introduction », 18-19).

0.3. Anche da un punto di vista delle funzioni di un racconto, Greimas ha sviluppato e ristrutturato a modo suo le intuizioni di  Propp. L'accento principale è messo sul periodo iniziale e finale di un racconto. Il periodo iniziale è caratterizzato dalla presentazione di un ordine stabile delle cose che viene successivamente perturbato. Il periodo finale (situation poséé) presenta, a sua volta, il ristabili­mento dell'ordine iniziale perturbato. Qui sorge la domanda: come si è arrivati a ristabilire l'ordine perturbato? Greimas risponde: at­traverso il periodo intermedio dal quale il racconto prende tutta la dinamicità interna. Questo periodo consiste nelle tre prove (les épreuves) che hanno per scopo di annullare gli effetti sorti dalla perturbazione dell'ordine stabile. Le tre prove sono le seguenti:

— la prova qualificante:   l'eroe   è   qualificato   come  il  soggetto in cerca dell'oggetto. Alle fine di questa prova riceve un (o più) collaboratore che gli sarà di aiuto per vincere la prova seguente;

— la prova principale: il soggetto riceve un oggetto o un bene (un secondo aiutante?) che porta alla scomparsa della man­canza;

— la prova glorificante: sta nel riconoscimento del soggetto, come vincitore delle prove, da parte del corpo sociale.

Alla fine, l'ordine iniziale, attraverso il cambiamento della situa­zione (costituito dal periodo intermedio), viene ristabilito. Si deve notare, però, che c'è sempre una differenza qualitativa tra l'ordine iniziale e quello finale.

Questi elementi, che formano — occorre dirlo — solo una parte, forse meno complicata, del metodo greimasiano, si adattano soprat­tutto all'analisi del materiale narrativo, quale è appunto la pericope di Atti 2,41 - 4,35.

 

1. Il modello strutturale delle funzioni

1.1. Il periodo iniziale (2,42-47)

Come s'è detto nella nota introduttiva, ogni racconto comincia con la descrizione di un ordine iniziale stabile. Negli Atti 2,42-35 pos­siamo vedere questo inizio in 2,42-47, nel brano conosciuto come il primo sommario del libro degli Atti. E' una descrizione, idealizzante e sommaria, della vita della prima comunità subito dopo la Pen­tecoste.

Che si tratti davvero di un ordine stabile, pare evidente dal fatto che i verbi utilizzati sono tutti messi in imperfetto o sono usati come participio, cioè il tempo e il modo i quali di per sé evidenziano un'azione stabile e continua:

ν. 42 ήσαν (προσκαρτεροΰντες)

ν. 43    έγίνετο   (2 νοίΐε)

ν. 44 ήσαν — είχον

ν. 45   έπίπρασκον — διεμέριζον — εΐχεν

ν. 46 προσκαρτεροΰντες — κλώντες —  μετελάμβανον

ν. 47   αίνοϋντες  —   έχοντες  — προσετίθεί, (εί. Εηεηε 3,1 άνέβαινον cioè un'azione ripetuta, un salire quoti­diano nel tempio, il che riflette una vita ben ordinata della prima comunità, come è descritta nel sommario precedente).

Questa insistenza nell'utilizzare l'imperfetto e il participio non ha precedenti né prima né dopo, eccetto nei sommari successivi (4,32-35; 5,12-16).

Il periodo intermedio (4,5-22)

Comparando la situazione descritta in questo brano con quella del periodo iniziale, subito si scorge un capovolgimento (Greimas direbbe: le bouleversement) dell'ordine: la comunità non è più unita, perché due dei suoi membri sono arrestati ed interrogati.

12.1. Il ruolo di 3,1 - 4,4

Come si è arrivati a questa situazione, viene chiarito nel capi­tolo terzo. Secondo la nostra analisi, il cap. 3 non avrebbe l'altra funzione se non quella di spiegare il perché della situazione capo­volta che troviamo all'inizio del cap. 4 (vv. 1-4), cioè l'arresto degli apostoli. Grosso modo, il cap. 3 si divide in due parti: a) vv. 1-10 (la guarigione del paralitico per mezzo di Pietro e Giovanni); b) vv. Il­io (il discorso di Pietro che cerca di spiegare la ragione di questo miracolo). Per la prima volta nel libro degli Atti viene descritta l'attività esplicita degli apostoli, che d'ora in poi, a somiglianza di quella di Gesù, sarà composta sempre da questi due elementi: azione e parola. Il dinamismo interno del cap. 3 sembra prolungarsi fino a 4,4, perché nel 4,1-4 viene esposta la conseguenza immediata del discorso di Pietro: l'arresto. L'incarcerazione dei due apostoli è nello stesso tempo il capovolgimento radicale della situazione iniziale stabile.

E' da questo punto di vista che entrano ora nel giuoco le tre prove, attraverso le quali il soggetto (S) cercherà di uscire dalle difficoltà e ristabilire l'ordine capovolto, cioè di ottenere l'oggetto propostogli dal DE (destinateur).

1.2.2. La prova qualificante (4,5-14)

Secondo la definizione di Greimas, questa prova ha per scopo di qualificare l'eroe (nel nostro caso Pietro e Giovanni; quest'ultimo durante tutto il racconto resta un testimone e compagno muto, ec­cetto nel 4,19) come il soggetto che cerca di far cambiare la situa­zione capovolta.

I   vv. 5-7 non sono che una transizione, la quale mette in rilievo i preparativi per la difesa di Pietro, che consiste in un discorso (vv. 8-12). Il discorso rappresenta a questo punto quello che nel metodo di Greimas corrisponde ad un lotta (è da notare che nel discorso di Pietro c'è una grande dose di aggressività). Questo di­ scorso, a differenza di quello del 3,12-26 che è puramente esplicativo, prende dal suo contesto una nota singolarmente difensiva. L'argo­ mentazione rimane praticamente la stessa come nel 3,12-26, cioè che « è nel nome di Gesù Cristo » che il miracolo poteva essere com­piuto. E' da notare la frequenza del sostantivo oνομα nei capitoli 3-4
(3,6.16; 4,7.10.12.17.18).

Mi sembra che, malgrado la παρρησία

di Pietro e Giovanni (cf. 4,12), il discorso come tale non abbia fornito loro l'aiuto principale. Ciò che ha seminato il dubbio tra i membri del Sinedrio è piuttosto la presenza del paralitico guarito (cf. 4,14). Ed è in lui che Pietro e Giovanni ricevono l'aiutante della prova qualificante, il quale sarà loro di aiuto definitivo nella prova principale.

1.23. La prova principale (4,15-22)

II v. 15 già di per se stesso presenta una transizione netta sul

piano movimentale, perché Pietro e Giovanni vengono portati fuori del Sinedrio. In questo modo il racconto prende il nuovo avvio, nel quale sembra di poter scorgere i tratti della prova principale del metodo di Greimas. Perché? Proprio perché dopo il v. 14 il lettore rimane « en suspense»: il discorso di Pietro e la presenza del gua­rito fanno nascere dei dubbi tra il Sinedrio. Però, non se ne sa l'effetto. Ed è appunto il brano 4,15-22 che risolve il dramma. Esso sembra essere composto da quattro elementi: 1) la consultazione del Sinedrio (vv. 15-17); 2) la diffida fatta a Pietro e Giovanni di non parlare più nel nome di Gesù (v. 18); 3) la risposta degli apostoli (vv. 19-20); 4) la liberazione (vv. 21-22). La consultazione del Sine­drio, le sue minacce e la risposta degli apostoli sembrano costituire i tre elementi della lotta (affrontement) di Greimas. E' da notare che il rilascio viene fatto per queste ragioni: 1) l'aiuto del paralitico, cioè l'esistenza stessa del miracolo; 2) la paura che il Sinedrio aveva del popolo (cf. vv. 17.21), il quale « rendeva gloria a Dio per quello che è successo » (v. 21). Così il popolo rappresenta un secondo aiutante per la liberazione definitiva degli apostoli.

Greimas dice che nella prova principale il soggetto (S) riceve un bene che porta alla scomparsa di una mancanza. In 4,5-22 que­sto bene è la liberazione, che è la condizione necessaria per ot­tenere il bene definitivo; nel nostro caso: proclamare la Parola |i£Ta TtàoT)? Trappola?.

1.2.4. La prova glorificante (vv. 23-31)

Secondo il metodo di Greimas, la prova glorificante consiste nel riconoscimento del soggetto (S) — nel nostro caso, di Pietro e Gio­vanni — come vincitore delle prove, da parte del corpo sociale (= la comunità dei discepoli). In Atti 4,23-31 questa terza prova sembra essere la più evidente. Anche se, sul piano esegetico, J. Dupont si pone dei dubbi sul significato preciso di προς τους ιδίους  (cf. Id., « No­tes sur les Actes des Apótres », in RB 62, 1955, p. 45), sembra ovvio che qui si parli di un corpo sociale, poco importa se sono gli apo­stoli o la comunità dei fedeli in genere.

Il riconoscimento di Pietro e Giovanni avviene in due modi: 1) dalla comunità con una preghiera relativamente lunga, nella quale l'accento è messo sul chiedere a Dio di poter proclamare la Parola μετά πάσης  παρρηςίας (v. 29); 2) da una theophania (la seconda Pente­coste!), dopo la quale i discepoli di fatto έλλάλον τον λόγον του θεοϋ μετά παρρησίας (v. 31).

1.3. Il perìodo finale (situation posée):  4,32-35

Mi pare che, per le esigenze del metodo di Greimas, il nostro brano degli Atti debba essere allargato fino a 4,35, cioè che debba includere la prima parte  del  secondo  sommario.  Perché? Come è stato detto nella nota introduttiva, ogni racconto parte da una situa­zione iniziale stabile, che viene perturbata, per arrivare di nuovo, dopo inevitabili cambiamenti, ad una situazione a sua volta ordi­nata (che di solito non è identica con la prima sul piano qualitativo). Mi è sembrato di intravvedere queste due situazioni nei due som­mari (2,42-47; 4,32-35). Come è noto, il ruolo di ogni sommario è du­plice:   è una specie di pausa narrativa che, sul piano strutturale, riassume quello che è stato detto prima e, nello stesso tempo, apre le possibilità per lo sviluppo successivo.

Di solito nei commentari la pericope 4,32-35 fa parte di un pic­colo insieme che va fino a 5,11. Questa divisione è logica, se la si prende isolata. Mi pare, però, che la prima parte (vv. 32.35) di questo relativamente lungo sommario, potrebbe benissimo prestarsi come periodo finale dell'insieme 2,42-35. E' il metodo di Greimas che lo esige.

Come nella situazione iniziale (2,42-47), la vita della comunità viene presentata stabile e senza disturbi (essa, però, a dire il vero, verrà a sua volta perturbata dall'episodio di Anania e Sapphira [5,1-11]; ma penso che quest'episodio faccia parte di un'altra unità semantica strutturale [4,36-5,16] alla quale si potrebbe di nuovo ap­plicare il metodo di Greimas).

Anche qui tutti i verbi sono all'imperfetto:

ν. 32 ήν  (2 νοίΐε)  — έλεγεν

ν. 33 άπεδίδουν — ήν

ν. 34 ήν — έφερον

V. 35  έτίθ-ουν —  διεδίδετο   —  εΐχεν

La situazione  descritta, tuttavia, non è la stessa come all'ini­zio. Si scorge un certo sviluppo qualitativo su due piani:  1) l'unione dei credenti è accentuata in modo più forte (καρδία και ψυχή μία); la loro testimonianza del Gesù risorto viene adesso accompagnata dalla δύναμις χάρις μεγάλη (ν. 33).

L'arresto di Pietro e Giovanni ha portato dunque alla comunità un'unità più solida ed ha reso la loro testi­monianza più efficace.

Riassumendo questa prima parte, si può dire che tutto il dina­mismo interno rinchiuso in 2,42-4,35 potrebbe essere presentato nel modo seguente:

A

situazione

iniziale

2,42-47

B

 

B'

A'

situazione

finale

4,32-35

 

guarigione

e discorso

3,1-26

C

situazione

inversa

4,1-4

tre prove 4,5-31

 

2. Il modello degli attanti (les actants)

Anche dal punto di vista degli attanti il metodo di Greimas può essere di aiuto nell'individuare gli attori principali del nostro brano degli Atti. Lo schema di Greimas mostrerà anche, individuando i singoli attori, il dinamismo di tutto il racconto 2,42-4,35. Prima di evidenziarlo, adattandolo alla pericope in questione, cercherò di met­tere l'accento sul ruolo dei personaggi.

Come è stato detto nell'introduzione (cf. 0.1.) ciascuno dei sei « actants » del modello di Greimas, rappresenta un'unità semantica, la quale può includere più di un personaggio o « attore ». Così l'unità semantica del DE (destinateur) potrebbe incorporare Dio, nel senso più largo πνεΰμα άγιονε Gesù stesso. Sono tutti e tre, in un certo senso, «destinateurs» di un oggetto (O), il quale a sua volta, sembra di poter essere individuato nel λαλεΐν τον λόγον μετά παρρησίας.

E' probabile che questo sia l'oggetto semantico di tutto il libro degli Atti: cf. 28,31 dove Paolo viene presentato come colui che sta a Roma (= il simbolo dei confini della terra, cf. 1,8): διδάσκων και κηρύσσων μετά πάσης παρρησίας.

E' molto più facile individuare il soggetto (S), che sembrano essere Pietro e Giovanni. Sono loro anche il DA {destinatane) e, attraverso loro, nel senso più largo, tutta la comunità primitiva, la quale dopo le prove superate dei due apostoli, diventa libera e consolidata nel proclamare la Parola. L'unità semantica dell'ABI (adjuvant) è com­posta dalla persona guarita del paralitico (e in questo senso dal miracolo come tale) e dal popolo, il quale, riconoscendo il miracolo, semina la paura e i dubbi tra i membri del Sinedrio. Qui si potrebbe aggiungere anche πνεύμα άγιον (cf. 4,8) e το oνομα (ossia la persona) di Gesù, nel quale il miracolo è stato compiuto. I personaggi che incor­porano TOP (opposant) sono molto più chiari e nominati nel: a) 4,1: οι ιερείς, ό στρατηγός, οι Σαδδουκαΐοι; ε £>) 4,5-6: οί άρχοντες, οι πρεσβύτεροι, οι γραμματείς, "Αννας, Καϊάφας, Ιωάννης, Αλέξανδρος, ηοηείιέ  δσοι  ήσαν   έκ γένους αρχιερατικού.

Tutti questi « attori » sembrano riuniti e riassunti col sostantivo Συνέδριον   (ε£. 4,15).

Per concludere, le unità semantiche degli « actants », secondo lo schema di Greimas, potrebbero essere presentate visualmente in questo modo:

            - Πέτρος Ιωάννης

           - οι πιστεύοντες

DE     ______________________ >.       O       -<-------------------------------  DA

ADJ                                                       S                                                OPP

 

 
 

- άνθρωπος τεθεραπευμένος  - Πέτρος  Ιωάννης - Συνέδριι

- λάος

- πνεύμα άγιον

- το  όνομα  Ίησοΰ


 
 
 
 
 
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