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Revista Antonianum
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Foto Gaspari Anna , Cronaca del seminario: Un’akoluthia in onore di san Francesco d’Assisi in un codice italogreco: il “caso” del manoscritto Galat. 4. Pontificia Università Antonianum, 23 gennaio 2009, in Antonianum, 84/2 (2009) p. 408-409 .

Il giorno 23 gennaio 2009 alle ore 16.30 nell’Aula S. Cesidio della Pontificia Università Antonianum si e svolto un interessante seminario dal titolo Un’akoluthia in onore di san Francesco d’Assisi in un codice italogreco: il “caso” del manoscritto Galat. 4. L’incontro e stato organizzato per approfondire alcune tematiche scaturite dall’analisi paleografica, codicologica, liturgica e storica di un manoscritto databile al secolo XV, prodotto nel Salento ellenofono, contenente un’akoluthia, ovvero un’ufficiatura liturgica in lingua greca, in onore di s. Francesco d’Assisi, di cui la sottoscritta sta curando introduzione, edizione critica, traduzione e commento, di prossima pubblicazione nella collana “Medioevo” delle edizioni della Pontificia Università Antonianum.

In apertura ha preso la parola padre Pietro Messa, Preside della Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani, organizzatore del seminario di studio, che, dopo aver ringraziato tutti i presenti, ha presentato i relatori.

A questo punto, chi scrive ha fornito qualche ragguaglio sull’area di produzione del manoscritto e sulla singolarità del testo che tramanda: in effetti il codice, che negli ultimi decenni è stato più volte oggetto di studio e di traduzione (finora pero con risultati non sempre soddisfacenti), è in grado di esercitare anche a distanza di secoli un discreto fascino. Perche? Perché il culto del Santo di Assisi non e mai entrato nella Chiesa bizantina. Tanto è vero che nella Bibliotheca Hagiografica Graeca non figura alcun santo di nome Francesco e tuttora la Chiesa bizantina festeggia al 4 ottobre, giorno del suo dies natalis, san Ieroteo vescovo di Atene, anzichè il Santo di Assisi.

E ciò nonostante san Francesco sia “certamente il santo occidenta più popolare e più amato nell’Ortodossia” per usare le parole di Marija Tatiana Alexeeva-Leskov (Francesco d'Assisi, icona della indivisa santità della Chiesa, in San Francesco educatore spirituale, a c. di R. Falsini, Milano 1982, p. 57).

In particolare, il manoscritto Galat. 4, conservato nella chiesa parrocchiale di Maria SS. Assunta di Galatone, in provincia di Lecce, e l’unico testimone che contenga un testo in lingua greca in onore del Santo umbro; tuttavia, non si tratta affatto di una traduzione in greco di un testo latino, bensì di un testo composto ad hoc in greco e destinato alla liturgia, prodotto quindi ad uso e consumo locale, dato che il culto pubblico del Santo di Assisi non è mai entrato ufficialmente nelle comunità italogreche: eppure si tratta di un’ufficiatura composta proprio per essere recitata in chiesa il giorno della sua festa e redatta conformemente alle akoluthie per i santi più importanti.

In seguito e intervenuto Mons. Paul Canart, già Scriptor Graecus della Biblioteca Apostolica e docente di Paleografia greca presso la Scuola Vaticana (dal 1968 al 2001). Con minuzia e acume, egli ha tracciato una dettagliata descrizione della redazione del manoscritto, indispensabile ai fini di una corretta proposta di datazione e localizzazione del manufatto; in particolare lo studioso belga ha passato in rassegna lettere isolate e legamenti, lettere iniziali e abbreviazioni, mettendo in evidenza soprattutto i tratti che denunciano in maniera sicura l’origine otrantina del codice.

E' seguita poi la relazione di Enrico Morini, professore associato di Storia e Istituzioni della Chiesa Ortodossa presso l’Università degli Studi di Bologna, il quale ha approfondito le peculiarità della Chiesa italo-greca, di cui l’ufficiatura in onore di s. Francesco e un prezioso testimone: difatti, la lontananza geografica dall’Oriente greco e, nel contempo, la vicinanza dell’ambiente latino hanno progressivamente conferito a quella Chiesa greca una fisionomia del tutto singolare. In particolare, il prof. Morini, avvalendosi anche delle testimonianze archeologiche, ha indicato le caratteristiche proprie di tale grecità autoctona d’Italia, che aveva una spiccata autocoscienza della propria identità etnico-culturale. Successivamente, egli si è soffermato non solo sull’aspetto ecclesiale e rituale di questa diversita che risente di inevitabili influssi latini, ma anche su alcuni aspetti specifici del testo innografico.

Ultimo dei relatori e stato il prof. Jacques Dalarun, già direttore della sezione di studi medievali presso l’Ecole francaise di Roma e dell’Institut de Recherche et d’Histoire des Textes. Ha inizialmente tentato di mettere in luce le fonti francescane che hanno ispirato l’ufficiatura liturgica in onore del Santo umbro, ma ha dovuto ammettere, infine, che il testo greco non ha alcun rapporto strutturale con alcuna delle biografie francescane a noi note. E non si registra il benché minimo rapporto di parentela perfino con l’ufficio liturgico composto da Giuliano da Spira, escluse le ricorrenti metafore astrali. In merito all’etimologia del nome del Santo Francesco-franco-libero (“eponimo della liberta”) presente nell’ufficiatura, Dalarun ha rilevato per la prima volta che tale paretimologia, prima ancora che nella Legenda aurea di Jacopo da Varagine, e implicita nella Vita prima di Tommaso da Celano (1C 120, 7-8: ≪et vere Franciscus, qui super omnes cor francum et nobile gessit. Norunt quippe qui magnanimitatem eius experti sunt, quam liber, quam liberalis in omnibus fuit, quam securus et impavidus in omnibus exstitit, quanta virtute, quanto fervore animi cuncta saecularia conculcavit)≫. Lo studioso ha concluso il suo intervento mettendo in risalto le informazioni biografiche su Francesco che si ricavano dall’innografia greca in suo onore, nonchè le qualità di taumaturgo del Santo che emergono dal testo.


 
 
 
 
 
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