Inizio > Rivista Antonianum > Articoli > Oppes Giovedì 18 aprile 2024
 

Rivista Antonianum
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Foto Oppes Stéphane , Recensione: G. CHIMIRRI (a cura), L’etica dell’idealismo italiano. La filosofia morale italiana tra neohegelismo, attualismo e spiritualismo , in Antonianum, 75/4 (2000) p. 779-781 .

Sono quattro i motivi che hanno mosso l’A. nella composizione di questa piccola antologia di brani di opere, preceduti da un’ampia introduzione, come segnalato nella premessa: fornire dei documenti della speculazione etica italiana del Novecento altresì introvabili; affermare la “perenne vitalità di alcune tesi fondamentali dell’idealismo”, tesi che a volte sopravvivono oltre l’idealismo, in diverse correnti di pensiero e che assumono un loro senso all’interno di una metafisica creazionistica e di una etica personalistico–cristiana; la carenza di studi sull’idealismo di taglio etico, nonostante il ruolo non secondario che la filosofia morale riveste in molti autori idealisti o ispiratisi all’idealismo; infine si vuol rendere ragione di una grande stagione dell’idealismo italiano che nei manuali generalmente viene ridotta ai soli nomi di Benedetto Croce e Giovanni Gentile.

Il saggio introduttivo del Chimirri, ripartito in otto brevi capitoli, può considerarsi come un avvio, e ben motivante, allo studio dell’idealismo e non solo di quello nostrano. Come scrive nel I caiptolo (Eredità ed attualità dell’idealismo), citando incrociatamente B. Croce ed A. Molinaro, se non possiamo non dirci cristiani non possiamo neppure non essere hegeliani: «quand’anche si rifiutasse in blocco l’idealismo, tale rifiuto deve comportare in ogni caso un’approfondita conoscenza ed un leale confronto critico: non si può insomma filosofare senza passare attraverso l’idealismo e, in questo passaggio, pagarvi un qualche pedaggio» (p. 12). Parlando di “idealismo e filosofie” (III) il Chimirri molto opportunamente si sofferma sui rapporti tra idealismo e cattolicesimo, rapporti che un certo “laicismo” tende a sottovalutare e dai quali invece, per l’Italia in modo speciale, non si può assolutamente prescindere in una serena ricostruzione storico–filosofica del Novecento. L’A. accenna sia alle precomprensioni e pregiudizi che alcuni tra gli idealisti mostrarono nei confronti del neotomismo come, viceversa, a quelle precomprensioni di una “Chiesa” che rimase arroccata su posizioni di puro scolasticismo, con “quell’atteggiamento spirituale — scriveva Ugo Spirito nel ‘30— per cui il cattolico che legge un libro di un idealista, è convinto a priori che quel libro sia un accozzo di bestemmie e di insulsaggini”. Il Chimirri non manca di segnalare, non limitandosi agli spiritualisti studiati tematicamente nel testo, dei filosofi cristiani aperti ad un dialogo degno di questo nome con l’idealismo, filosofi di quella Università Cattolica fatta baluardo italiano del neotomismo: mons. Francesco Olgiati, particolarmente attento all’idealismo tedesco ed allo storicismo crociano; il nostro padre Emilio Chiocchetti che con le sue due monografie, citate in nota — La filosofia di B. Croce del 1920 e La filosofia di G. Gentile del 1922 —, si apriva ad un discorso attento alla dimensione storica del pensare filosofico; il “sommo” Gustavo Bontadini che, proprio sulla scorta di principi idealistici elaborava (insieme al Marino Gentile) una metafisica dell’esperienza, capace di superare l’impasse della giustapposizione soggetto–oggetto delle gnoseologie di stampo realistico. Chiudono il saggio un capitolo (VIII) con delle note bio–bibliografiche dei filosofi di cui si propone un’antologia di testi; ed una bibliografia di sette pagine che, suddivisa in cinque punti (in uno dei quali si suddivide ancora per ciascuno dei sedici filosofi considerati), non può che considerarsi un invito all’approfondimento rivolto al lettore dal Chimirri.

 L’antologia propone, in 84 pagine, brani di ben 16 filosofi: B. Spaventa, D. Jaja, S. Maturi, B. Varisco, B. Croce, P. Martinetti, G. Gentile, A. Carlini, G. Saitta, G. De Ruggiero, A. Guzzo, V. La Via, U. Spirito, F. Battaglia, G. Calogero e M. F. Sciacca. Non possono che essere poche le pagine dedicate a ciascuna opera o autore, visto il loro numero; pagine dunque da considerarsi come “assaggi”, invitanti a delle letture un poco più “ampie”, in cui — ce lo auguriamo — poter anche collocare nel loro contesto vitale ed ermeneutico i brani antologici propostici dal curatore. Di alcuni autori non è poi particolarmente faticoso trovare in commercio le opere di cui ci vien data da leggere qualche pagina — e pensiamo almeno a Sciacca, a Spirito ed a Gentile; di Croce, per esempio, vengono proposti brani tratti dalla Filosofia della pratica, scritto che da relativamente poco è stato ristampato nella pregevole “Edizione Nazionale delle opere di Benedetto Croce”.

Non possiamo non evidenziare almeno una assenza fra gli autori di cui l’antologia fornisce dei testi, e si tratta, a nostro avviso — e non solo per personali interessi speculativi —, di una rilevante assenza: quella di Luigi Stefanini. Se potrebbe essere considerato uno fra gli altri spiritualisti, fra i non tanti, è bene ricordare che Stefanini come nessun altro filosofo “cristiano” manifestò le proprie simpatie per l’idealismo in quanto tale, simpatie che gli costarono le dimissioni nel ’29 da condirettore della neonata rivista “Convivium”: nei suoi articoli aveva osato affermare “l’idealismo è cristiano”; Stefanini fra gli spiritualisti ha avuto l’ardire di nominare, e sino alla maturità, la propria prospettiva filosofica come un “idealismo cristiano”. Motivi per cui in una antologia di “filosofia morale italiana tra neohegelismo, attualismo e spiritualismo” si dovrebbe poter leggere almeno qualche pagina di tale grande personalista italiano.

Ad ogni modo, fra la crescente attenzione verso tutto ciò che non solo è filosofia d’oltralpe ma addirittura filosofia “d’oltre continente”, ben venga l’opera di Chimirri, e tutto ciò che può far riscoprire lo spessore speculativo delle molteplici voci della filosofia italiana del XX secolo.

 


 
 
 
 
 
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