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Rivista Antonianum
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Foto Faes de Mottoni Barbara , Recensione: Jean-Pierre Torrell, Recherches sur la théorìe de la prophétie au Moyen Age. XIV-XIV siècles. Études et textes , in Antonianum, 71/1 (1996) p. 128-132 .

Uno dei temi più fecondi della medievistica latina, araba e giudaica è indub­biamente quello della profezia. Infatti è un nodo centrale delle teologie medievali nel quale si intersecano strettamente dottrina dell' ispirazione, teorie della cono­scenza, psicologia, antropologia, differenti tipologie del linguaggio.

Antesignano nel campo delle ricerche sulla profezia medievale è stato B. De­cker, che nel 1940 pubblicando un documentato studio sullo sviluppo della dottrina della rivelazione profetica da Guglielmo di Auxerre a Tommaso d'Aquino1, analiz­zava una cospicua serie di testi, ma lamentava di non aver potuto accedere alle sei questioni disputate De prophetia del ms. Douai, Bibl. mun. 4342.

Torrell, sollecitato dal lavoro di Decker e dalle indicazioni da questi fornite, si è interessato a tali questioni, che sono diventate argomento di indagine approfon­dita e di commento, nonché cinque di esse, oggetto di edizione nella sua tesi di dot­torato del 1973. Nel 1977 egli ha pubblicato il volume Théorie de la prophétie et phi-losophie de la connaissance aux environs de 1230 (Leuven-Louvain, Spicilegium Sa­crimi Lovaniense 4) nel quale ha ripreso e presentato l'edizione della sola questio­ne 481 del ms. Douai 434, corredandola di due ampie sezioni: nella prima rico­struendo il contesto letterario e dottrinale di tale questione, risalendo alle sue fonti immediate (Guglielmo di Auxerre, Filippo il Cancelliere) e più mediate (Stefano Langton, Goffredo di Poitiers, Alessandro di Hales) e individuando in Ugo di Saint Cher il suo autore; nella seconda illustrando e precisando il valore dottrinale di es­sa e il suo significato neh' elaborazione delle teorie della conoscenza profetica al­l'inizio della « grande scolastica ».

Quindici anni dopo la stampa di questo studio, l'A. ha raccolto tutti i contri­buti, dedicati al tema della profezia in vari autori medievali, pubblicati nel frattem­po su varie riviste (tranne l'ultimo che è invece del tutto inedito) e li ha riuniti sotto il titolo Recherches sur la théorie de la prophétie au Moyen Age. Essi sono i seguenti: 1. Hugues de Saint-Cher et Thomas d'Aquin. Contribution à l'histoire du tratte de la prophétie. 2. La question 540 (De prophetia!) du manuscrìt de Douai 434. 3. La Sum-ma Duacensis et Philippe le Chancelier. Contribution à l'histoire du traité de la prophé­tie. 4. La notion de prophétie et la méthode apologétique dans le Contro Saracenos de Pierre le Vénérable. 5. Révélation et expérience (bis). 6. La question disputée De pro­phetia de saint Albert le Grand. Edition critique et commentaire. 7. Le traité de la pro­phétie de S. Thomas d'Aquin et la théologie de la révélation. 8. La conception de la prophétie de Jean de Roquetaillade. 9. Un De prophetia de S. Bonaventure? (Assise. Bi­bl. corri. 186) édition critique avec introduction et notes.

Anche gli altri contributi - ad esclusione dei n. 4 e 8 - nascono intorno al la­voro della tesi di dottorato dell'A. Infatti l'esigenza di rintracciare e costruire con­testi e filiazioni dottrinali di autori e testi analizzati in detta tesi, ha indotto Torrell a esaminare tutti i trattati sulla profezia dalla fine del secolo XH/inizio del XIII fino a quelli di Tommaso, a lui noti. Ciò ha comportato non solo lo studio di quelli editi (per esempio quelli di Guglielmo di Auxerre o di Alessandro di Hales), ma anche di quelli inediti (come quello di Alberto Magno o dell' anonimo del ms. di Assisi 186). Minuziose trascrizioni utilizzate a complemento della tesi, hanno costituito così il materiale primo, che rielaborato e accompagnato da sostanziali commenti dottrinali ha dato origine a due lavori di edizione critica il n. 6 (del 1981)3 e il n. 9, quest'ultimo, come si è già detto, pubblicato la prima volta in queste Recherches.

Quanto al n. 6, l'A., dopo l'edizione critica, discute l'autenticità e la datazione (presumibilmente intorno al 1245-48) della quaestio albertina, cui fa seguire un'il­lustrazione critica dei principali temi di essa: definizione della profezia secondo la formulazione corrente desunta da Cassiodoro rivisitato da Lombardo, differenti specie di profezia, profezia naturale e soprannaturale, profezia come appartentente non all'ordine della grazia gratum faciens, ma a quello della grazia gratis data, (ossia profezia intesa come carisma); segue una presentazione della dottrina della cono­scenza incentrata sulla nozione della visione in speculo e sul ruolo delle immagini in questo processo. Tributario su alcuni punti di Filippo il Cancelliere e di Ugo di Saint-Cher, Alberto mostra una conoscenza più estesa di Aristotele: malgrado ciò la sua dottrina della conoscenza profetica risulta più debitrice di Agostino e del neoplatonismo che dello Stagirita. I principi di edizione che presiedono alla costi­tuzione del testo critico completano il contributo.

Quanto al n. 9, premesso un accurato status quaestionis circa la paternità della quaestio, da Henquinet e da Decker ritenuta di Bonaventura, da Brady, invece, messa in dubbio, Torrell vi fa seguire una presentazione di tale questione, incentra­ta principalmente intorno al tema della profezia come habitus e a quello della visio in speculo; alla luce di un confronto tra le nozioni di specchio e di profezia e del­l'interpretazione della profezia di Caifa del testo di Assisi con quello di Bonaven­tura, l'A. ritiene non attribuibile al Serafico la questione suddetta: essa sembra piuttosto opera di un maestro, che nell'atto di preparare una disputa, inventaria le più' significative posizioni sull'argomento.

Ma P. Torrell è studioso solidamente ed universalmente accreditato non solo per le sue indagini sulle teorie medievali della profezia, ma anche per i suoi studi su Tommaso d'Aquino. In questo filone di ricerca si iscrive a pieno titolo il suo inte­resse per il trattato della profezia del Domenicano analizzato in vista di una teolo­gia della rivelazione, interesse che è all'origine del n. 7 (del '90). In questo contri­buto viene sottolineata l'importanza nel pensiero di Tommaso dell'influenza della teoria della conoscenza di Aristotele; la grande attenzione dedicata ai dati scrittu-rari; il fatto che 1 'Aquinate ritenga la profezia non un habitus, ma un carisma e pertanto ne colga il valore di carattere passeggero; che la consideri nel suo orien­tamento sociale; che, abbandonando la teoria della visio in speculo eternitatis, di­stingua nettamente e più dei suoi predecessori tra visione profetica e visione bea­tifica; infine che ritenga la profezia riguardante non soltanto la conoscenza dei futuri contingenti, ma tutto ciò che è conoscibile alla luce divina e anzitutto la realtà divina stessa: ciò che comporta l'integrazione piena del carisma profetico nella storia della rivelazione.

Di taglio diverso, più discorsivo e sintetico, ma non per questo meno scien­tifico - si tratta infatti di un articolo che riprende il testo di una conferenza - il n. 5 (dell'80): in esso, come in parte nelle pagini finali del precedente, viene di­mostrata la possibilità di trar profitto oggi dallo studio della profezia per una teo­logia della rivelazione, dove con questo termine si intende l'atto con il quale Dio parla interiormente, si fa conoscere, si dà a chi si è scelto, e per « esperienza » il modo di assimilazione per l'uomo di tale parola divina o conoscenza e la trasmis­sione di quest'ultima.

Due sono i principali motivi di interesse di questa raccolta: la possibilità - gra­zie all'edizione di testi inediti da aggiungere e integrare a quelli già editi - di avere un ampio e significativo spettro delle varie teorie sulla profezia dalla fine del secolo Xll/inizio XIII fino a Tommaso; la possibilità di enucleare da questo panorama al­cune tendenze di fondo proprie di quel periodo. Esse, come indica l'A. nella sua prefazione, riguardano le fonti delle dottrine sulla profezia, il genere letterario nel quale trovano trattazione, i contenuti.

Quanto alle prime, viene rilevata la presenza e ripetizione costante di aucto-ritates quali Agostino, Gregorio Magno, Cassiodoro, del De spiritu et anima e, a li­vello subordinato, di Gerolamo, Dionigi, Damasceno: esse costituiscono il dossier (sostanzialmente patristico) che viene veicolato dalla Glossa; viene inoltre sottoli­neato soprattutto il vigore di intuizioni e l'influenza feconda di autori quali Ales­sandro di Hales e Ugo di Saint-Cher.

Tranne alcune eccezioni (i trattati sulla profezia della Summa aurea di Gu­glielmo di Auxerre, della Summa de Bono di Filippo il Cancelliere, della Summa Theologiae di Tommaso), gli altri trattati rientrano nel genere letterario della questione disputata. Intorno agli anni 1220-1235 la questione disputata ha ormai un suo statuto proprio; staccata dal commentario di esegesi biblica, che tra l'altro non dava spazio a excursus troppo ampi, essa permette trattazioni estese, sistema­tiche con argomenti prò e contra e soprattutto autonome di tale problematica, che - ricorda opportunamente Torrell - non era stata affrontata dal Lombardo nelle sue Sentenze.

Due risultano essere gli argomenti predominanti dibattuti nel periodo consi­derato dall'A.: l'oggetto della profezia, che viene posto nella conoscenza dei futuri contingenti e solo più tardi e piuttosto timidamente nella conoscenza del mistero divino; l'essenza della profezia, per lo più considerata come una visio in speculo, o per lo meno posta in rapporto con tale visione.

I 9 contributi sono presentati in ordine di pubblicazione, corredati di 5 indici - delle citazioni bibliche, delle opere citate, dei manoscritti, dei temi e termini prin­cipali, dei nomi - e di un errata e corrigenda.

 

 

 


 


 
 
 
 
 
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