Pesce Pier Giuseppe ,
Recensione: R. Garcia de Haro, La vida cristiana. Curso de Teologia Moral Fundamental ,
in
Antonianum, 68/1 (1993) p. 134-135
.
L'autore, professore ordinario di teologia morale nell'Istituto Giovanni Paolo II della Pont. Università Lateranense, è ben noto e giustamente apprezzato per le sue numerose pubblicazioni. E anche questo suo nuovo lavoro si raccomanda per più dì una ragione.
La mole considerevole del volume è già un chiaro indice della ampiezza e ricchezza del suo contenuto. Il materiale è distribuito in otto densi capitoli, nei quali vengono dettagliatamente esposte le tematiche e accuratamente analizzate le problematiche che rientrano nell'ambito della morale fondamentale cristianamente intesa.
I capitoli si susseguono nel seguente ordine: nozione e storia della teologia morale; la moralità e il suo fondamento; il fine ultimo dell'uomo; la libertà, la grazia e l'agire umano; la legge morale; la coscienza morale; le virtù umane e soprannaturali; la lotta contro il peccato e la conversione permanente.
Come si vede, l'impianto dell'opera è solido e la concatenazione dei temi è guidata da una precisa logica interna. A ciò si aggiunga la chiarezza espositiva e il valido sostegno di una ricca documentazione sia delle fonti che della letteratura.
A mio avviso, ciò che maggiormente qualifica questa nuova fatica dell'autore è l'impostazione di fondo, che ne permea poi ogni parte del discorso; impostazione, che è teologica nel senso migliore del termine. La prospettiva entro cui l'autore si muove è quella della fede, nutrita dalla parola di Dio e guidata dagli insegnamenti del magistero. E da tale prospettiva l'autore entra anche in un dialogo attento e pacato con quanti su questo o quel problema assumono posizioni discordanti.
In questo contesto di fede, che non rinuncia affatto a recepire i validi apporti della riflessione razionale, le molteplici componenti dell'ordine etico, con le loro specifiche esigenze, trovano una armonica composizione; mentre molte questioni e difficoltà, che oggi dividono spesso anche i moralisti, trovano una soddisfacente soluzione.
Non è possibile qui entrare nei particolari. Non posso però sottacere l'importanza che, a mio avviso, assume il cap.2 (pp. 89-171) in cui viene presentata la concezione antropologica cristiana nei suoi tre aspetti complementari: la dimensione creazionale, la elevazione all'ordine soprannaturale, la condizione storica dell'uomo decaduto nel peccato e redento da Cristo. È infatti in questo contesto che la morale cristiana trova i suoi fondamenti basilari e ricava i suoi princìpi ispiratori.
Sono queste alcune ragioni che fanno legittimamente ritenere quanto mai opportuno questo nuovo «corso» di morale fondamentale. È vero che in circolazione sono già numerose le opere del genere. Ma in questo periodo di travagliato ripensamento dei princìpi e dello spirito che devono caratterizzare la morale cristiana, non mancano orientamenti discutibili e prese di posizione difficilmente o per nulla accettabili.
Questo «corso» potrà dunque offrire a tutti validi elementi di riflessione per una più illuminata e motivata comprensione della morale cristiana fondamentale, il cui benefico influsso si ripercuoterà ampiamente anche nella valutazione delle tematiche proprie dei diversi settori della morale speciale.
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