Inizio > Rivista Antonianum > Articoli > Merino Venerdì 29 marzo 2024
 

Rivista Antonianum
Informazione sulla pubblicazione

 
 
 
 
Foto Merino Josč Antonio , Presentazione, in Antonianum, 64/1 (1989) p. 5-6 .

Il grande solitario di Konigsberg, Immanuel Kant, diceva in uno dei suoi ultimi colloqui: « Con i miei scritti sono giunto, in anticipo di un secolo, al momento al quale si dovrebbe arrivare. Soltanto fra cento anni cominceranno a comprendermi correttamente e allora sì studieranno i miei libri e si riconoscerà il mio valore ». Benché sia evidente che il filosofo prussiano cercasse la fama e l'immortalità, io non penso che ci sia pedanteria in questa dichiarazione, bensì la previsione e l'anticipazione storica del genio, giacché ogni pen­sare profondo è capace di anticipare.

Il pensiero kantiano domina ampiamente nella filosofia moderna e contemporanea e, come diceva il poeta Schiller, « Kant ha nutrito un gran numero di mendichi come un ricco generoso ». Grandi men­dichi come Fichte, Schelling, Hegel, Husserl, etc. e mendichi ano­nimi che non vogliono riconoscere esplicitamente il loro benefat­tore. E' sorprendente constatare che talvolta i libri più studiati, ana­lizzati e che più hanno influito nei due ultimi secoli si chiamano Critica della ragion pura, Critica della ragion pratica e Critica del Giudìzio. Con le sue tre Critiche Kant ha condizionato tutto il pen­siero moderno. La sua architettonica del sapere umano, la sua teoria critica della realtà, la sua concezione etica e la instaurazione antro­pologica della sua metafìsica stanno alla base della mentalità moderna. Nel pensare da se stesso, determinarsi da se stesso e realizzare da se stesso consiste la radicale eticità della filosofìa kantiana. Quando si studia e si analizza la totalità dell'opera di Kant emergono im­mediatamente grandi problemi. Uno di questi è la libertà, che forse è il problema fondamentale di tutto il pensiero kantiano. Come è pos­sibile la libertà? Tutta l'etica kantiana è una risposta a questo inter­rogativo. Nei suoi scritti la libertà si presenta come una grande que­stione e come un problema limite. Il mondo etico trascende il mondo delle apparenze o del fenomeno per aprirsi al mundus intellegibilis o noumenale. Non si tratta di recuperare con la ragione pratica quello che la ragion pura ha distrutto, come si sente ripetere fre­quentemente, bensì di captare e di comprendere come realtà vera quel che la ragion pura  ha dichiarato possibile.

Con grande acume dice Ortega y Gasset che «l'etica in Kant si fa patetica e si carica della emozione religiosa di cui è priva una filosofia senza teologia ». Tuttavia l'etica si presenta come autentica ed essenziale disciplina dell'universo filosofico, dalla quale mai si può prescindere o rinunciare e nella quale in un modo o in un altro si pensa anche in quei casi nei quali si pretende negarla.

L'etica non è scienza o filosofia dell'essere ma di quél che deve essere o deve farsi. E questo dover essere o dover fare reclama la pre­senza o il ricorso di tutte le possibilità umane tanto intellettuali come volitive giacché, in ultima analisi, è tutto l'uomo che si sente implicato e complicato nell'azione  etica.

Per la celebrazione del secondo Centenario della pubblicazione della Critica della ragion pratica (1788-1988) la Facoltà di Filosofia del Pontificio Ateneo Antonianum di Roma ha organizzato un Semi­nario sull'etica kantiana, nella sua propria sede nei giorni 23, 24 e 25 novembre del 1988. Ora si pubblicano le relazioni che Professori di diverse Università hanno svolto, ai quali siamo sinceramente grati per i propri contributi sopra diversi aspetti dell'etica di Kant. Rin­graziamo nello stesso tempo l'Ambasciata tedesca presso la Santa Sede per il suo contributo economico per la pubblicazione di questo volume.


 
 
 
 
 
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