Larranaga Tomas ,
Recensione: Giordano Frossini, Una Chiesa possibile,
in
Antonianum, 71/1 (1996) p. 132-134
.
Potrebbe sorprendere il titolo; ma è molto chiaro secondo l'intenzione dell'autore: ripassando con entuasiasmo le grandi utopie del Concilio sul rinnovamento della Chiesa, egli mostra la sua personale convinzione che esse siano fattibili e auspica quindi un futuro ecclesiale più conforme a tali prospettive conciliari. In fondo si tratta delle utopie ecclesiali del Concilio, che l'autore considera sempre possibili, anzi sempre aperte a ulteriori sviluppi per il futuro, perché (secondo il titolo che dà alla conclusione generale del libro), costituiscono « le utopie dello Spirito » (p. 253).
Ma non si pensi che si tratti di una letteratura superficiale o approssimativa, quasi di un fervorino sentimentale e pietistico, né di un mero sussidio di stimolo per gli agenti della difficile pastorale moderna (anche se può e dovrebbe essere loro assai interessante una tale lettura); in fondo è uno studio serio e molto sistematico di ecclesiologia, frutto assai maturo di un professore di teologia sistematica che è impegnato in un centro accademico, e che ormai ostenta una abbondante e apprezzata produzione teologica al suo attivo; un professore però che sa conciliare lo studio serio della teologia con una dinamica e responsabile dedizione alla pastorale attiva in una importante diocesi italiana. A questo riguardo mi piace sottolineare il fatto che si tratta di un teologo autentico, che però, come i grandi teologi che resero possibili gli orientamenti più rinnovatori del Concilio, è molto impegnato nei movimenti pastorali e culturali della sua Chiesa, anche con delle responsabilità molto importanti.
Fin dall'inizio Mons. Frossini ci tiene a proclamare, e giustamente, il suo entuasiasmo per quella esperienza esaltante che trent'anni fa costituì la celebrazione del Concilio Vaticano II, il quale - come egli dice nella dedica stessa del libro -« ha segnato indelebilmente la nostra epoca e che nello spirito, se non nella lettera, è ancora capace di guidare con sicurezza il cammino della Chiesa alle soglie del terzo millennio dell'era cristiana » (p. 5). In realtà l'autore propugna la validità della visione ecclesiologica del Concilio non solo nello spirito, ma anche nella lettera dei suoi documenti.
Nella esposizione segue un metodo tripartito, conforme ai tre momenti che successivamente puntualizza nella sua riflessione: 1) Come punto di partenza presenta una sintesi dei dati che ci offre la complessa realtà ecclesiale di oggi, vista anche in confronto al passato recente, quello che ci aveva preceduto (la così detta « Chiesa bellarminiana », con il suo culmine nelle impostazioni del Concilio Vaticano I sulla centralità della figura papale nella Chiesa). Ovviamente l'autore insiste sul senso di novità del Vaticano II, della cui dottrina ecclesiologica ci dà una bella sintesi, soprattutto nella sua dimensione « ad intra »; basti avvertire come sintetizza in poche battute la GS, della quale egli del resto è grandemente entusiasta (pp. 53-55: « la Chiesa nel mondo »). È interessante la riflessione che aggiunge sulla recezione che ha avuto il Concilio tanto in genere come particolarmente in Italia, senza dissimulare alcune critiche che « sono state mosse ai responsabili della Chiesa per i ritardi (veri o presunti) e i tradimenti (veri o presunti) nei riguardi del concilio Vaticano II » (p. 69), auspicando quindi alcuni cambiamenti nella prassi ecclesiale (pp. 70-73).
2. Da questa panoramica sul presente della Chiesa si rivolge lo sguardo alle nostri fonti per ricercarvi nuovi spunti di riflessione al fine di ri-orientare i problemi più sentiti. Si studiano quindi i fondamenti biblici della ecclesiologia, sintetizzando successivamente la teologia della Chiesa nei vangeli sinottici, negli scritti paolini, e in quelli giovannei; e si esamina lo sviluppo successivo della dottrina sulla Chiesa nell'antichità, nel medioevo (sottolineando giustamente la riforma di San Gregorio VII), la crisi provocata dal protestantesimo, e le impostazioni più note ormai del Vaticano I: « una teologia costruita con la spada in mano », secondo la nota espressione del P. Congar che l'autore assume volentieri (p. 118).
3. Completato lo sguardo storico, si ritorna al momento presente per sottometterlo ad una analisi più approfondita; è la parte della esposizione sistematica, che si protrae per tutta la seconda metà del libro, e che giustamente s'ispira ai documenti del Vaticano IL La dottrina si centra qui sulle tre categorie fondamentali della Chiesa secondo il Concilio: la Chiesa cioè in quanto mistero, in quanto comunione e in quanto missione. Si aggiunge lo studio di due temi che sono di speciale attualità: la Chiesa particolare, come una delle riscoperte conciliari che ancora ha bisogno di essere presa sul serio soprattutto nella pratica (magari anche con un certo ridimensionamento del centralismo vaticano); e il ruolo dei laici nella Chiesa, come una delle urgenze più sentite attualmente. Riguardo alla Chiesa particolare non trascura di toccare con molto realismo, le varie difficoltà che oggi si sperimentano per conciliarne il senso e l'importanza ecclesiali con la prassi attuale, rimandando a impostazioni nuove che nella Chiesa possono rispettare meglio alcuni principi fondamentali, come appunto lo sono quelli del necessario pluralismo, della sussidiarietà, della sinodalità e della collegialità (p. 220); il tutto, ovviamente, senza scapito della vera unità della Chiesa, ma lanciando anche, pur senza mancare assolutamente al dovuto rispetto, questa osservazione: « Ora è sorprendente e doloroso constatare che proprio il principio ultimo della comunione universale, il vescovo di Roma, è diventato l'ostacolo maggiore all'unità » (p. 219). Con occasione del laicato da promuovere, tocca anche il problema della donna nella Chiesa; mi sorprende però che a questo problema tanto scottante oggi, dedichi solo poche righe (p.220, e appena una allusione nella p.256, entro la Conclusione generale del libro).
Questo studio costituisce così un bell'omaggio al Concilio nel trigesimo anniversario della sua conclusione. Scritto in uno stile molto scorrevole e familiare, si fa leggere con facilità, anche perché, attirando l'attenzione su problemi attuali, suggerisce che potrebbero essere risolti con altre impostazioni. Ma non per questo manca della serietà di un vero approfondimento dottrinale, come mostra l'accuratezza con cui volta per volta fa tutti i riferimenti alle fonti e alla bibliografia di base. Trattandosi poi di un autore che vive e lavora coinvolgendosi di persona nelle vicissitudini concrete della vita e dell'azione della Chiesa, si può anche permettere certi rilievi critici che, del resto, sono sempre suggeriti dal suo amore autentico alla Chiesa e si mantengono entro la necessaria correttezza e serenità, come corrisponde alla sua categoria di ecclesiastico maturo che può esibire un dinamismo giovanile nelle sue impostazioni!
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