Pesce Pier Giuseppe ,
Recensione: G. Gatti, Morale sociale e della vita fisica ,
in
Antonianum, 65/2-3 (1990) p. 396-397
.
Con questo volume l'autore conclude la sua trilogia (i due precedenti volumi riguardano la morale fondamentale e l'etica sessuale), con cui ha voluto offrire agli studenti e agli studiosi una propria trattazione sistematica della teologia morale.
La parte preponderante del volume è dedicata alla morale sociale (pp. 9-156), suddivisa in morale sociale generale e morale della realtà economica. Lo spazio dedicato alla morale della vita fisica è più contenuto (pp. 173-234). Il tutto è integrato da una breve trattazione dell'etica della cultura (pp. 159-170) e dell'etica del vissuto religioso (pp. 237-248).
Il criterio metodologico che ha guidato l'autore nel trattare una massa così vasta ed eterogenea di problematiche è precisato da lui stesso: il suo discorso assume il carattere di « esemplarità », nel senso che « non pretende di esaurire la tematica e di risolvere tutti i problemi, che la vita propone continuamente in modo nuovo e spesso drammatico, ma intende offrire degli "esempi" sul modo di affrontare questi problemi, trasmettendo così, almeno implicitamente, una metodologia generale per la loro soluzione, e offrendo gli strumenti per affrontare l'inedito, restando fedeli alla sua irripetibile specificità e novità, ma insieme alla parola di Dio e al messaggio cristiano» (p. 5).
Entro i limiti che si è prefissato, l'autore ha certamente compiuto un buon lavoro: gli argomenti scelti sono tutti di grande attualità; la disposizione della materia è ordinata e lineare, mentre l'esposizione è chiara e di scorrevole lettura; anche la documentazione (soprattutto nelle note bibliografiche) è ricca e aggiornata.
Sull'insieme del pensiero dell'autore e sul suo orientamento dottrinale di fondò non ho riserve particolari da fare; anzi, sono convinto che il lettore potrà ricavarne informazioni utili per una corretta valutazione di tanti problemi che oggi sono spesso oggetto di controversie e motivo di tensioni anche nell'ambito ecclesiale.
Piuttosto, vorrei notare alcuni limiti dì contenuto molto evidenti e che lo stesso autore apertamente riconosce: alcuni problemi (anche importanti e complessi) vengono trattati un po' sommariamente o sono addirittura del tutto assenti.
E' innegabile che ognuno è libero di fare le proprie scelte; così pure, anche l'esigenza di non aumentare eccessivamente la mole del volume non è certo da sottovalutare. Ma mi domando se, in un volume del genere (che si presenta come « Corso di teologia morale »), a problemi come la partecipazione dei cristiani alla vita politica (per fare solo un esempio) sia sufficiente dedicare solo qualche veloce accenno o se problemi come lo sciopero (per fare solo un esempio) possano essere passati totalmente sotto silenzio.
Per questi motivi, mi permetto rivolgere all'autore un sommesso consiglio: perché, in una prossima prevedibile edizione, non suddividere il volume in due, dedicandone uno alla morale sociale (integrata magari con l'etica della cultura) e l'altro alla morale della vita fìsica (integrata magari con l'etica del vissuto religioso)? L'autore ha tutte le carte in regola per farne una trattazione adeguata e darci così un sussidio di grande interesse e utilità.
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