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Foto Messa Pietro , Suor Mary Melone – professore straordinario alla catedra di teologia trinitaria e pneumatologia – prima donna professore stabile presso la Facoltā di Teologia della Pontificia Universitā Antonianum, in Antonianum, 86/2 (2011) p. 399-405 .

Nata a La Spezia il 16 agosto 1964, nel 1983 sr Mary (Maria Domenica) Melone entra a far parte della Congregazione delle Suore Francescane Angeline; nel 1992 presso la Libera Università Maria SS. Assunta consegue la laurea in pedagogia, indirizzo filosofico, con una tesi su "Corporeità ed intersoggettività in G. Marcel", sotto la guida dal prof. Antonio Pieretti. Nel 2000 ottiene presso la Facoltà di Teologia della Pontificia Università Antonianum il dottorato in teologia, specializzazione in dogmatica, con una tesi su "Lo Spirito Santo nel 'De Trinitate' di Riccardo di S. Vittore", sotto la guida dal prof. Vincenzo Battaglia, pubblicata presso l'editrice Antonianum nel 2001. Tale pubblicazione, assieme ai diversi articoli e contributi, delineano i suoi indirizzi di ricerca.

Un primo, e principale, campo di ricerca è quello inerente alla dottrina pneumatologica e trinitaria negli scritti di Riccardo di San Vittore, a comin ciare dalla pubblicazione della sua tesi di dottorato Lo Spirito Santo nel "De Trinitate" di Riccardo di S. Vittore, Roma, 2001, in cui si intravede una corretta metodologia che sa coniugare attenzione all’aspetto storico e teologico, sempre partendo dall’analisi delle fonti. Questo filone di ricerca diventa un costante riferimento; così nel contributo «Lo Spirito Santo nel "De Trinitate" di Riccardo di S. Vittore: l'originalità di una proposta» in Antonianum, 77 (2002) 33-65, afferma: «In questo contributo, perciò, intendo presentare alcuni dei risultati di uno studio più approfondito, specificatamente dedicato allo Spirito Santo nel De Trinitate di Riccardo di San Vittore, contenuti in un volume di recente pubblicazione» (p. 34); importante anche l’attenzione ad evitare la tentazione di voler per forza riempire vuoti documentari; così può affermare: «Le questioni lasciate aperte da questa Notitia continuano a rimanere pressoché irrisolte, in quanto non vi sono allo stato attuale altre fonti che consentano di precisare meglio i dati di cui si dispone» (p. 35). Similmente non cade in anacronismi o porre domande al testo proiettandoci ciò che vi si vuole trovare: «Riccardo non si pone il problema di definire in qualche modo la persona dello Spirito Santo: una domanda di questo tipo appare estranea sia alla sua mentalità teologica, sia alla finalità specifica della sua opera» (p. 59).

L’attenzione al dato storico in cui si colloca il pensiero del Vittorino non impedisce tuttavia di poter segnalare aspetti che possono essere importanti per rispondere a domande della teologia attuale; così avviene in «La comunione dello Spirito Santo in alcuni testi di Riccardo di S. Vittore» in Ricerche teologiche, 15 (2004) 159-187. Pur ammettendo a p. 186: «Questi riferimenti ci consentono dunque di segnalare il contributo quanto mai attuale del pensiero di Riccardo per la teologia trinitaria, in modo particolare all’indagine sul carattere comunionale dell’unità del Dio trinitario e sul significato pneumatologico che questa dimensione comunionale assume» (p. 186), tuttavia Melone vede come gli autori recenti hanno recepito l’insegnamento di Riccardo di San Vittore, ma senza fare confusione tra il pensiero del Vittorino e il suo riutilizzo o posterità in tempi recenti. Tale preparazione è mostrata anche nella recensione «Ebneter T., Exsistere. Zur persondefinition in der Trinitätslehre des Richard von St. Viktor», in Freiburger Zeitschrift für Philosophie und Theologie 54 (2007) 3, 628-632: oltre all’autorevolezza della rivista in cui è pubblicato il presente testo, che mostra l’orizzonte internazionale degli studi di Melone, si percepisce la sua capacità di lettura critica della bibliografia inerente il pensiero Vittorino, soprattutto in relazione con la realtà filosofica e teologica attuale. Uguale approccio si nota in «L’unità dell’amore nella visione cristiana. L’enciclica “Deus caritas est” a confronto con il pensiero di Bernardo di Chiaravalle, Guglielmo di Saint-Thierry e Riccardo di San Vittore», in Antonianum, 83 (2008) 385-417; ponendo la domanda e cercando la risposta di come superare la contrapposizione tra eros ed agape evidenziata dall’Enciclica, l’A. analizza il pensiero dei tre autori medievali; al termine indica la via di una ricomposizione di eros ed agape, desiderio e amore oblativo.

Il secondo aspetto della sua ricerca è il pensiero e la teologia di alcuni frati Minori del secolo XIII; proprio gli studi fatti su Riccardo di San Vittore e la teologia del secolo XII rendono tali contributi molto importanti per la comprensione dei frati teologi del primo secolo francescano. Così in «La Vergine gloriosa dei Sermoni di Antonio da Padova» in Quaderni di spiritualità francescana, 26 (2004) 27-43, primo lavoro francescano di Melone, è quasi condotta dalla scuola di S. Vittore a sant’Antonio: «La formazione di Antonio fu quindi fondamentalmente agostiniana secondo l’impostazione che ne aveva dato in quegli anni la scuola di S. Vittore» (p. 28). Anche in questo caso mostra la sua attenzione ad una precisa collocazione storica: «Senza dubbio non sarebbe corretto di parlare di una mariologia dei Sermones, anche perché sarebbe anacronistico, dal momento che la teologia dell’epoca non conosce in chiave sistematica un trattato sulla Vergine, come verrà invece concepito a partire dal 1600 con il Nigido» (; p. 34) e lessicale: «Antonio esalta l’accoglienza disponibile di Maria attraverso una notevole molteplicità di immagini e di allegorie…» (p. 35). La capacità di Melone di cogliere questo intreccio tra pensiero dei vittorini e gli inizi della teologia dei frati Minori è ben presente nel volume Antonio da Padova, Camminare nella luce. Sermoni scelti per l’anno liturgico, a cura di M. Melone (Letture cristiane del secondo millennio, 43), Edizioni Paoline, Milano 2009. La ricca Bibliografia (pp.103-108), in cui accanto a studi teologici si affiancano anche selezionate opere di storici, mostra il duplice piano, ossia quello teologico e quello storico, a cui Melone pone attenzione; il volume risulta essere non solo un’opera di divulgazione ma di studio scientifico.

Nella Giornata di studio Dai Protomartiri francescani a sant’Antonio di Padova. Atti della Giornata di Studio (Terni, 11 giugno 2010) Centro Sudi Antoniani, Padova 2011, Mary Melone illustrando «Il martirio nei Sermoni di sant’Antonio» evidenzia che il tema del martirio, pur non essendo né molto ricorrente né particolarmente articolato, compare nei Sermoni di Antonio di Padova con due caratterizzazioni fondamentali: da una parte, Antonio tratteggia il significato del martirio in occasione delle feste di santi martiri, come Stefano, Pietro, Paolo o i santi Innocenti, individuando nel sacrificio, nei patimenti e nel dono della vita il compimento del loro rapporto con Cri sto; dall’altra, il contesto per così dire ecclesiale in cui egli pone il riferimento ai martiri chiama in causa la sua visione della Chiesa: essi, infatti, compaiono frequentemente accanto agli apostoli, ai confessori della fede e alle vergini come uno degli ordini posti a suo fondamento. Pertanto, per collocare il tema il più possibile correttamente all’interno dei Sermoni, è proposta innanzitutto una rapida recensione delle sue occorrenze; in un secondo momento, poi, prendendo in esame le concordanze e le immagini che maggiormente ricorrono nella sua presentazione, ha fatto emergere il significato che Antonio attribuisce al martirio secondo quei tre livelli di lettura che strutturano i suoi sermoni, vale a dire secondo il senso allegorico, morale ed anagogico, con cui il martirio viene considerato in rapporto al cammino di conversione personale del cristiano, al suo vissuto di appartenenza alla Chiesa e, infine, alla sua tensione verso la pienezza della vita eterna.

Ma è soprattutto nella analisi delle opere di Bonaventura da Bagnoregio che la preparazione di Melone sulla teologia del secolo XII mostra tutta la sua importanza ed efficacia. Così in «Donum in quo omnia alia donantur. Aspetti di teologia dello Spirito Santo in Bonaventura da Bagnoregio» in Ricerche teologiche, 17 (2006) 51-75, mostra come «Facendo eco alle argomentazioni di Ricardo di S Vittore, apprese dal suo maestro Alessandro di Hales, Bonaventura afferma il principio secondo il quale l’amore per un altro è più perfetto di quello per se stessi e l’amore per un altro comunicato ad un terzo è forma ancora più alta di perfezione» (p. 55). Quindi lo studio di Riccardo di S. Vittore gli rende comprensibile il retroterra della teologia di Bonaventura e francescana; proprio ciò rende solida la sua ricerca e i contributi su Bonaventura come dimostrano le voci Ascensus-descensus, Circumincessio, Spirito Santo, in Dizionario Bonaventuriano, a cura di E. Caroli, Padova, 2008, 208-211, 230-231, 761-771. Nella stessa linea di ricerca in «La recezione della teologia trinitaria di Riccardo di San Vittore nel Commento alle Sentenze di Bonaventura da Bagnoregio» in Horowski A. (ed.), Religioni et doctrinae, Miscellanea in onore di P. Bernardino Garcia Armellada, Roma, 2009, 141-174, nelle Conclusioni scrive: «L’esame dell’eredità di Ricardo di San Vittore nel commento In Sent. Di Bonaventura presenta alcune interessanti sottolineature. Innanzitutto, consente di cogliere con particolare intensità l’influsso esercitato dal pensiero vittorino sulla scolastica del XIII secolo. […] Tale apporto va riconosciuto a un duplice livello: linguistico, perché il vocabolario di Riccardo con alcuni suoi termini propri […] fornisce al maestro francescano una terminologia appropriata per affrontare alcune questioni trinitarie; contenutistico […] un esame diacronico dell’intera produzione bonaventuriana consentirebbe forse di cogliere in maniera più fondata il legame che il grande maestro francescano ebbe con il priore di San Vittore».

Tale attenzione al pensiero francescano non si ferma all’analisi delle opere di frati Minori teologi, ma affronta anche lo studio di opere agiografiche relative a san Francesco. Così in «Presso Dio non vi è preferenza di persone, e lo Spirito santo, ministro generale dell’Ordine, si posa egualmente sul povero e sul semplice (2Cel 193) », in Autorità e obbedienza nella vita consacrata e nella famiglia francescana, a cura di P. Martinelli, Bologna, 2008, 109-124, il tema è affrontato in modo che si definirebbe interdisciplinare in cui si intreccia un’attenta analisi degli Scritti di Francesco circa il tema trattato, un riferimento alle agiografie, soprattutto al Memoriale di Tommaso da Celano – anche se non sempre in modo corretto: ad esempio le frasi sono attribuite dall’A. a Francesco e non a san Francesco in quanto “memoria” del primo – e riflessione in funzione attualizzante e formativa. In « “Crediamo e amiamo… l’altissimo e sommo e eterno Dio, trino e uno” (RnB 23,11). La dimensione trinitaria della spiritualità di Francesco d’Assisi», in La grazia delle origini, a cura di P. Martinelli, Bologna, 2009, 235-259, Melone riconosce l’importanza degli Scritti di Francesco: «I rilievi emersi da questa sommaria ricostruzione dello status quaestionis ci consegnano almeno due importanti orientamenti che consistono nel riconoscere, da un lato, la priorità degli Scritti e, dall’altro, lo stretto legame che emerge nella spiritualità francescana tra la centralità del mistero dell’incarnazione e il suo radicamento nell’orizzonte del mistero trinitario […] Scopo specifico del nostro studio […] offrire una rilettura teologica complessiva della comprensione del Dio Trinità propria del vissuto spirituale di Francesco d’Assisi» (p. 238). La consapevolezza di cosa significhi un pensiero teologico elaborato, come quello di Riccardo di San Vittore gli dà la possibilità di riconoscere «l’assoluta assenza di un interesse puramente teorico-speculativo da parte di Francesco d’Assisi, come pure il prevalere in lui di un atteggiamento contemplativo totalmente incentrato sulla relazione che la Trinità ha instaurato con l’uomo nella storia… » (p. 247). Nonostante tale accortezze nella analisi compiuta dall’A. c’è una tendenza a dare una lettura teologica delle affermazioni di Francesco con concetti superiori alla sua formazione, come mostra quando usa espressioni quali “attività ad extra”, ecc.; si nota la sua formazione in studi di un autore “teologicamente formato” come Riccardo di San Vittore, ma distante dalla cultura di Francesco, uomo alfabetizzato, ma non acculturato.

Nel convegno Il Liber di Angela da Foligno: temi spirituali e mistici. Atti del Convegno internazionale di studio (Foligno, 13-14 novembre 2009), a cura di D. Alfonsi e M. Vedova, Spoleto 2010, sr. May Melone è interve nuta con un contributo inerente a «L’Elevatio in/ad Deum nel Memoriale nel contesto della teologia mistica di fine XIII secolo» (pp.69-92), in cui ad una analisi filologica del testo ha affiancato una capacità di cogliere il senso teologico dello stesso. Ad esempio la considerazione che «il verbo elevare, o la forma equivalente levare, si trova utilizzato sempre al passivo, certo non difficile da sciogliere come passivo teologico, secondo la grammatica narrativa propria della vicenda mistica» (p.70); similmente l’osservazione secondo cui «l’insistente ricorso agli avverbi statim e subito assolve proprio al compito di evidenziare l’impossibilità di prevedere o provocare il suo accadere [della elevatio], facendo così risaltare quella dimensione di assoluta gratuità che la caratterizza» (p.85). L’interesse che la relazione di Melone ha suscitato in specialisti laici e internazionali per la sua analisi lessicografica del testo angelano, la stessa presenza a tale incontro e il suo intervento segnano un passaggio nella sua ricerca teologica, mostrando la capacità di confronto con il mondo laico della ricerca.

I precedenti due campi di ricerca riguardanti testi della teologia medievale non impediscono a Melone di tenere in considerazione – senza però cadere in facili anacronismi – gli studi e le domande attuali, ma diventano incentivo a svolgere un vero lavoro teologico di elaborazione personale, come mostra l’ampio contributo «La pneumatologia contemporanea. Indicazioni in margine allo status quaestionis», in Giorgio G. - Melone M. (edd.), Credo nello Spirito Santo, Bologna, 2009, (pp. 45-78): il testo mostra come la ricerca di Melone è un continuo interscambio tra ricerca circa la pneumatologia attuale e lo studio delle fonti, soprattutto medievali e in modo particolare di Riccardo di San Vittore, ma senza fare confusione tra le due. Analogamente constata nell’articolo «Patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte» in Ricerche teologiche, 15 (2004) 415-427.

Il quarto indirizzo di ricerca è caratterizzato dal dialogo tra la teologia e l’esigenza di formare alla fede, e in questo si mostra l’influsso della sua precedente formazione pedagogica. Nel 1998 pubblica «Lo Spirito Santo nel magistero di Giovanni Paolo II» in Quaderni di spiritualità francescana, 20 (1998) 77-95, in cui riconosce il taglio che potremmo definire formativo del suo intervento; infatti afferma che «certamente non è questa la sede per impegnarsi in un esame dettagliato dell’ampio contenuto dottrinale del documento pontificio; ci limiteremo perciò a considerare quegli aspetti che possono risultare più immediatamente legati alla “maturazione dell’uomo interiore”, auspicata dal documento stesso in vista del grande giubileo, e più rispondente anche al carattere proprio di queste giornate di spiritualità, pur nella consapevolezza tuttavia, che i temi tralasciati non sono a questo fine meno importanti» (p. 78). Nel 2000, in una prospettiva simile a quella del precedente contributo, pubblica «La Vergine Maria Madre di Dio e pellegrina nella fede» in Quaderni di spiritualità francescana, 22 (2000) 151-169; anche in questo caso riconosce che «Procedendo ancora per semplificazioni e generalizzazioni, necessarie ma riduttive, va notato che le esigenze di rinnovamento assunte dal Vaticano II sembrano aver avuto come risultato l’abbattersi sulla mariologia di una corrente devastatrice…» (p. 155). Il contributo La dimensione teologica della Via Crucis di Melfi, in M. De Luca (ed.),

L’esperienza dell’amore donato, Melfi, 2009, 6-16 mostra ancora una volta quanto Melone sappia coniugare una rigorosità scientifica ad una capacità divulgativa-pedagogica, ossia una vera dimensione ecclesiale della sua ricerca teologica. Il fine pedagogico dell’opera di Melone è evidente fin dal titolo del testo «Francescani e francescane: insieme per una fraternità evangelica», in Carisma e missione. Atti dell’assemblea generale MOFRA, 21-23 ottobre 2005, Roma, 2006, 22-36.

Tutto ciò fa sì che sr. Mary Melone, libera da impegni di responsabilità che la occupino in prima persona nella sua Congregazione, possa dare un apporto importante e d’eccellenza, soprattutto nel capo della storia della teologia dei secoli XII e XIII, settore della ricerca teologica in gran parte scoperto.

A tutto questo si deve aggiungere il prezioso servizio svolto come preside dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Redemptor Hominis” della Pontificia Università Antonianum dal 2002 al 2008, la presenza a convegni di studi e l’essere membro del comitato scientifico della Società Italiana per la Ricerca Teologica (SIRT).

Tenendo conto di tutto questo si può congratularsi per la nomina di sr. Mary Melone a Professore strabele, in quanto straordinario nella cattedra di teologia trinitaria e pneumatologia della Facoltà di Teologia della Pontificia Università Antonianum.


 
 
 
 
 
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