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Foto Chomik Waclaw S. , Recensione: GIOVANNI RUSSO (a cura di), Bioetica della sessualitā, della vita nascente e pediatrica, in Antonianum, 75/1 (2000) p. 191-195 .

La collana Evangelium vitae, curata da G. Russo, si è ampliata recentemente col volume sulla bioetica della sessualità, della vita nascente e pediatrica. In quest’opera di autori vari, ben noti e non solo nell’aria italiana per la competenza scientifica, vengono studiati alcuni dei più scontanti e attuali problemi morali. L’insieme del libro risulta composto da un’introduzione, da 15 articoli tematici e dalla bibliografia generale.

Dopo una congrua e utile introduzione di G. Russo sulle origini della sessuologia e sugli antichi costumi sessuali greci e romani (pp. 5-14), vengono analizzate dallo stesso autore Le dimensioni biomediche della sessualità (pp. 15-47). L’A. inizia con una precisa descrizione di quattro fasi distintivi della sessualità maschile o femminile: a) cromosomica o genetica; b) gonadica; c) morfologica; d) psicologica. In seguito egli presenta le strutture anatomiche dell’apparato genitale femminile e maschile, le caratteristiche della pubertà, il corso del ciclo mestruale della donna, il processo della fecondazione e dello sviluppo del genoma umano nel periodo embrionale e fetale. È ancora di Russo l’articolo circa il Linguaggio della corporeità (pp. 48-59). A partire dal principio del valore trascendentale della persona umana, egli sviluppa la validità di questa premessa nella dimensione corporale dell’essere umano. Arriva poi alla conclusione logica che la corporeità dell’uomo – nella «totalità della persona» e nel linguaggio di abbraccio, carezza, bacio, piacere e pudore – è segno distintivo della sua verità antropologica in relazione agli altri esseri creati, modo specifico di esistere e di operare proprio dell’essere umano. In quest’ottica di pensiero il corpo sessuato contribuisce a rivelare il senso della vita e della vocazione umana, esso è un bene e una realtà positiva, un luogo «profetico», un dono nella complementarità della femminilità e della mascolinità.

L’esposizione sulla Psicologia e sessualità in prospettiva morale (pp. 60-83) è dovuta a G. Gatti. Egli presenta e valuta l’importanza dell’approccio a) pulsionale; b) evolutivo; c) relazionale; d) umanistico; e) spirituale – per la comprensione del vissuto psicosessuale e dell’etica della persona umana. A cominciare dal pensiero di S. Freud sulla realtà sessuale che ha una componente psichica di tipo pulsionale e evolutiva, mediante la lettura dell’argomento nella chiave di soggettività e di autorealizzazione, volgarizzata per es. da C. Rogers, A. H. Maslov, il G. giunge al livello più profondo e decisivo della comprensione psicologico-etica della realtà sessuale, cioè quello spirituale, quello dell’amore. Il pregio di questo studio è la chiarezza con la quale l’A. percorre le tappe di un itinerario di graduale approfondimento del significato psicologico-morale della sessualità umana. Ugualmente ben strutturato e pure ampiamente documentato è lo studio di S. Palumbieri: Antropologia e filosofia della sessualità (pp. 84-128). L’A. sostiene che «bioetica e metabioetica» includono come capitolo essenziale l’antropologia della sessualità, con le sue implicanze ed esigenze, perché sessuati si nasce e sessuali ci si costruisce, accettandosi, sviluppandosi e relazionandosi. Nel contesto dell’odierno scientismo e del suo frutto che è la disintegrazione dell’uomo, anche nella sua dimensione sessuale, egli sente come urgente il bisogno di combattere l’anticultura o volgarità con l’autentica cultura che è la vera «ecologia interiore» dell’uomo. Giustamente poi postula un ritorno alla bellezza, all’armonia, all’integrità dell’essere umano, in cui la sessualità non è da identificare con la genitalità, ma è la sua forma vivendi in quanto femmine e maschi. Questo postulato si rafforza ancora di più nell’articolo di R. Pegoraro: Fondamenti biblico-teologici della sessualità (pp. 129-153). L’A. raccogliere nella Bibbia alcuni elementi paradigmatici e fondamentali circa il disegno di Dio sulla sessualità, vista nell’ottica del matrimonio. Un valore notevole di questo studio non è solo nell’abbondante ricorso alle fonti scritturistiche, ma pure nell’esposizione dell’argomento nel periodo patristico, nella svolta carolingia e riflessione medioevale, nella riforma protestante e concilio di Trento, nel Vaticano II e sviluppi successivi.

T. Rossi apre il suo articolo: Bioetica e questione femminile (pp. 154-183) con uno status quaestionis sull’influsso, innegabile, ma non facilmente valutabile, del movimento femminista sulla sessualità. Dati i lineamenti per una riflessione sistematica sulla femminilità, l’A. sviluppa questo tema nel campo della bioetica, nell’aspetto metodologico e del contenuto, leggendo la femminilità come soggetto e oggetto. È da sottolineare in questo studio la rilevanza dei nuovi problemi femminili, legati alla tecnologia moderna, spesso indirizzata alle sole donne, per es. una buona parte delle problematiche della nascita, della chirurgia estetica e indirettamente molta parte della medicina pediatrica. Sono inoltre preziose alcune direttrici epistemologiche qui proposte nel parlare di femminilità in seno alla tradizione cattolica, necessarie per affrontare ogni nuova questione etica. Per le attualità sul campo della sessualità è di valore anche l’esposizione di G. Russo e T. Forzano: Problemi di etica sessuale (pp. 184-223). Con competenza scientifica vengono presentate e valutate: autoerotismo, omosessualità, transessualismo, rapporti prematrimoniali, sesso estremo (o diverso) e nuove pratiche sadomaso. Una particolare attenzione merita l’analisi dei comportamenti devianti e perversi, connessi con i mutati costumi sessuali, creati da un gruppo, moda, massa; la norma educativa principale sembra essere il lassismo, quale reazione ai condizionamenti tradizionali e culturali. Non meno pregevole è un’altra analisi di G. Russo che riguarda la Pedofilia e abuso sessuale di bambini (pp. 224-257). L’A. parla delle conseguenze psichiche dell’abuso sessuale verificate nei minori, particolarmente gravi nell’incesto: paura, vergogna, senso di colpa, piacere, possessione diabolica, magico, aggressività e vuoto. Inoltre riprova il turismo sessuale e pedofilia telematica (cfr. "Internet"), e caratterizza il pedofilo come persona malata, di tipo eterosessuale e omosessuale, cinico, romantico e criminale. È lodevole che, riconoscendo la validità delle operazioni giuridico-repressive nel superare la pedofilia, l’A. postula una pedagogia preventivo-educativa, privilegiante i diritti e la cultura dell’infanzia.

In seguito ci sono due studi, importanti e interessanti, che affrontano la questione della sessualità sul campo clinico-chirurgico. Nell’articolo di G. Romeo: Clinica degli stati intersessuali (pp. 258-264) si tratta della procedura chirurgica di correzione per i pazienti in età pediatrica con genitali ambigui. Prima di un’intervento chirurgico di questo genere, l’A. giustamente ricorda un’analisi necessaria non solo di tipo psicologico, ma soprattutto di ordine anatomico-fisiologico. È meritoria la sua convincente conclusione: l’eticità di questi interventi clinici non può essere in discussione, dal momento che si tratta di procedure a scopo terapeutico, rimanendo sempre valido il principio bioetico di totalità. Ugualmente trasparente nei giudizi morali è M. P. Faggioni, che sviluppa il tema: Il trapianto di gonadi (pp. 265-282), tenendo ben distinte le due finalità di questi interventi clinici: a) rimpiazzare la sola funzione ormonogenetica; b) ripristinare anche la gametogenesi. L’A. non solo ricorda la storia del problema (S. Voronoff, +1951), ma mostra quanto esso sta riemergendo nella medicina contemporanea, con aspetti nuovi e inquietanti attraverso la proposta di impiegare gonadi fetali e quelli di cadavere. Anche se, ad es., come la British Human Fertilization Authority (Donated Ovarian Tissue in Embryo Research and Assisted Conception: Public Consultation Document, 1994) riconosce le donatrici viventi e capaci di dare il consenso, come l’unica fonte di gameti per il ripristino della fertilità di donne sterili, Faggioni ritiene la soluzione proposta compromissoria ed elusiva del nodo etico centrale. Pur apprezzando il tentativo di disciplinare una materia tanto fluida, egli configura il trapianto gonadico a scopo procreativo quale negazione del legame inscindibile fra la relazione interpersonale coniugale e la generazione umana, nelle sue molteplici dimensioni.

Questo stesso principio etico, ossia la connessione tra l’amore umano e il dono della vita, sta alla base del tema: La procreazione responsabile (pp. 283-328). Nello studio di R. Frattallone si riconosce facilmente il linguaggio della Humanae vitae e Familiaris consortio, del Codice di Diritto Canonico e degli altri recenti testi magisteriali, ma non si tratta qui di una semplice ripetizione dei concetti. L’A. offre infatti una rilettura dell’oggetto molto profonda e organica, pluridimensionale: sociologica, antropologica, morale e pastorale. Applicando la stessa metodologia, perché è sempre il medesimo autore, si sviluppa lo studio sulla Fedeltà coniugale e divorzio (pp. 329-363). Nel contesto della mentalità divorzista, ampiamente diffusa nella odierna cultura occidentale, la quale interagisce con i rapidi e profondi cambiamenti della società, Frattalone a ragione riconferma il principio operativo-pastorale del cammino di maturazione nella fedeltà, preceduto dall’annuncio del Vangelo della fedeltà-indissolubilità matrimoniale. Nella riconosciuta situazione moralmente più delicata, cioè quella dei divorziati che sono passati ad un nuovo matrimonio civile, l’A. ribadisce gli elementi tradizionali del magistero ecclesiastico.

Il problema della procreazione responsabile torna in un altro studio, nel contesto delle Tecnologie riproduttive, procreatrica e ingeneria genetica (pp. 364-414). S. Leone parte dallo status quaestionis del dibattito sull’embrione umano, per parlare dell’interruzione volontaria della gravidanza, esaminando i casi-limite dell’aborto terapeutico, eugenico e della violenza carnale. Poi egli precisamente descrive e valuta le attuali tecnologie riproduttive, la sperimentazione fetale e le manipolazioni genetiche, quali la microiniezione, la fusione cellulare e il DNA ricombinante. Dato che queste tecnologie sono in evoluzione, è presumibile che il futuro presenti due problemi fondamentali, con scenario apocalittico: la possibilità dell’ibrido uomo-animale e la modificazione della natura umana in una prospettiva contraria a quella antropologico-personalista. Infatti, La clonazione di soggetti umani (pp. 415-446) non è più di una ipotesi, ma una realtà tecnicamente possibile. G. Russo presenta, questa volta, vari tipi di clonazione, le reazioni e apprensioni sul futuro della vita umana dopo la clonazione fatta nel 1993 (J. L. Hall e R. J. Stilmann), il ruolo della mass media nel formare una visione distorta della clonazione, i possibili usi della clonazione. Per l’A. non è il fatto della duplicazione biologica (gemelli identici) che fa problema etico, ma eventuali interferenze sulla personalità di coscienza di un essere umano, vale a dire sull’autocoscienza della propria dignità e sulla coscienza sociale. A questo punto le sue preoccupazioni si accordano a quelle sollevate da tre noti eticisti: A. Caplan, L. Tribe e R. McCormick.

L’ultimo studio è del noto pediatra R. G. Burgio: Bioetica in pediatria (pp. 447-509). Egli giustamente sostiene che ogni sperimentazione medica sui bambini – terapeutica e non – richiede una vera e propria preoccupazione bioetica, la cui premessa di fondo non è solo il primum non nocere, ma principalmente l’«aiutare». Dopo aver risposto alla questione dell’opportunità di chiedere un consenso in pediatria e di comunicare ad un bambino la diagnosi, per es. quella di AIDS, l’A. sviluppa il suo argomento sul campo: a) chirurgico: fino a che punto correggere un difetto (cfr. il caso di Baby Doe – 1982) e il trapianto di organi nel bambino; b) genetico: interventi genetici sulla linea somatica e quella germinale; c) terapeutico: violenze fisiche sui bambini e il ruolo del pediatra, la riabilitazione psico-motoria del bambino; d) preventivo: l’adolescente come soggetto di attenzione etica, i pericoli esistenziali e i valori della vita.

I nuclei tematici dell’opera diretta da G. Russo: 1) la sessualità; 2) la vita nascente; 3) la vita pediatrica – nel testo essi non risultanto ben distinti e questo rende insufficiente farsi un’idea di insieme, almeno per lettori senza iniziazione in bioetica. Pare che la redazione intenzionalmente non l’abbia creato per evitare una disuguaglianza delle sezioni. Infatti nel volume predominano i temi sulla sessualità, con qualche studio bioetico sulla vita nascente e un solo riferimento diretto alla vita pediatrica. Del resto è difficile trovare un chiaro filo conduttorre nello svolgimento degli argomenti. Non si capisce la presenza di uno studio distinto sulla Fedeltà coniugale e divorzio; quest’argomento sembra un’altra parte della Procreazione responsabile del medesimo autore, così che si manifesta artificialmente inserito nel corpo dell’opera. Tanto peggio che si osserva lo stesso pensiero molto prima svolto da un altro scrittore (pp. 140-153). Già queste prove sembrano bastanti per sostenere che, del contenuto, il volume sulla Bioetica... non è sviluppato in modo sistematico e organico.

La disomogeneità si vede anche nella metodologia. La bibliografia per es. una volta viene riportata al termine dell’articolo (3, 6-8, 13), un’altra conclude ogni punto sviluppato (15) o addirittura manca (1-2, 4-5, 10-12, 14), infine c’è la bibliografia generale (pp. 510-525). Ci sono poi studi senza le note (9, 13, 15) o con le note troppo lunghe, ad es. p. 163, nota 26 sulla legge naturale, dove l’A. moltiplica inutilmente le citazioni, oppure pp. 415-416, nota 2, in cui l’A. sembra riportare tutta la bibliografia a lui conosciuta sulla clonazione, invece di dare – come è giusto in un’opera divulgativa come questa – una selezione bibliografica. Ne segue che questo volume della collana bioetica è piuttosto una composizione dei vari articoli sull’argomento prefisso, ridatti con la modalità metodica svariata, anziché uno studio ben integrato e complesso.

A prescindere da queste critiche, occorre riconoscere che il contenuto del volume non solo è molto interessante (significativo e utile), ma denota profonda competenza dal punto di vista scientifico dei singoli articoli, di solito esaurienti. Un pensiero bioetico difficile della sessualità, della vita nascente e pediatrica, viene di fatto presentato con chiarezza sufficiente, non lasciando la valutazione etica incerta. I criteri fondamentali per una tale adeguata opinione, riconosciuti in quest’opera, indicano un grande rispetto degli autori per la dignità e il valore eminente dell’essere umano personale: nella propria unicità e irripetibilità individuale, nella complementarità della mascolinità e della femminilità, nello stato embrionale, nascente, pediatrico, ecc. Il punto di partenza per tutti, anche se non viene sempre esplicitamente espresso, sembra lo stesso: la vita umana è un dono del Dio creatore. Nell’odierno contesto culturale, cioè dell’accresciuta corruzione dei costumi sessuali e della particolarmente diffusa tecnologica sul campo della trasmissione della vita, il libro curato da Russo affronta, senz’altro, gravissimi problemi bioetici e offre non solo alla società italiana una lettura dell’argomento aggiornata e documentata.

 


 
 
 
 
 
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