> > > Nobile Thursday 28 March 2024
 


 
 
 
 
Foto Nobile Marco , Recensione: Joachim Theis, Paulus als Weisheitslehrer. Der Gekreuzigte und die Weisheit Gottes in, in Antonianum, 70/3-4 (1995) p. 690-691 .

La dissertazione dottorale del T., accolta dalla Facoltà di teologia di Trier nel­l'anno accademico 1989-90, si situa in quella stimolante ricerca dei nostri giorni, che da un lato cerca d'illuminare sempre più la propria comprensione del NT sullo sfondo del panorama storico-culturale e letterario, soprattutto extra-biblico, dall'al­tro, e più in particolare, adopera questo taglio metodologico per gli studi su Paolo. Un caposcuola in questo senso è ormai W.D. Davies con il suo libro del 1984 sul confronto tra la teologia di Paolo e quella giudaica. In tal modo, l'apostolo viene sempre più liberato da quelle panie gnostico-ellenistiche nelle quali lo avevano col­locato alcuni decenni fa studiosi di fama, come il Bultmann o lo Schlier, e viene le­gittimamente rimesso nel suo ambiente più autentico, quello appunto giudaico.

II nostro autore sceglie come campione d'indagine 1 Cor 1-4, per dimostrare la sua tesi, che cioè Paolo, attingendo a motivi e a tradizioni prettamente giudaici, e in buona parte reinterpretandoli, abbia risposto alle pretese dei suoi avversari di Corinto, i quali si sarebbero rifatti alla predicazione di stampo ellenistico-alessan-
drino di Apollo. Facendo ciò, Paolo si sarebbe dimostrato un vero « maestro di sa­pienza », in continuità e in novità rispetto alla tradizione.

Lo sviluppo della tesi viene articolato in quattro capitoli, preceduti da una bre­ve quanto chiara introduzione.

Nel primo capitolo, com'è da aspettarsi, il T. affronta una disamina storica della ricerca sul tema, che parte da F.C. Baur (1831) e giunge fino a J.A. Davis (1985).

Nel secondo, Fa. affronta direttamente la sezione di 1 Cor 1-4, facendone l'e­segesi e cercando di ricostruire la concezione di « sapienza » che viene espressa dal testo. L'analisi si dipana in tre punti: l'unitarietà della sezione e la sua struttura, la relazione tra la sapienza di Dio e la predicazione sulla croce e, infine, il rapporto tra il mistero di Dio e la sapienza nascosta.

Il terzo capitolo è dedicato ad un'analisi del lessico e dei temi sapienziali in Paolo e, coerentemente, ad un'analisi contestuale che pesca nell'AT e nel patrimo­nio giudaico; una trattazione ampia e chiara che, tuttavia, come dichiara l'a. stesso, non vuole né può essere esaustiva sull'argomento. Con questa disamina, si appren­dono e comprendono le fonti alle quali attinge il pensiero paolino, ma anche il suo distanziarsi da esse, allorché sostituisce alla figura o al concetto in esse presenti, la persona di Cristo e la predicazione della croce. Alle concezioni veterotestamentarie e giudaiche circa la sapienza e il corredo concettuale che l'arricchiscono, Paolo chiede in prestito la formulazione, non per schierarsi con posizioni protognostiche, quali quelle dei suoi avversari, ma per affermare che è Cristo il centro della rivela­zione divina, il mediatore preesistente della potenza di Dio, non nel senso gnostico, ma nell'impotenza e nella follia della croce. Al percorso intellettualistico ed elitario degli avversari, Paolo oppone la debolezza e l'insufficienza dell'uomo, bisognoso del dono di grazia di Dio; un dono offerto a tutti attraverso l'accettazione dello scandalo della croce.

Questi risultati vengono ripresi e sistematizzati nel quarto ed ultimo capitolo, ove Paolo appare veramente un maestro ebreo che, come lo scriba sapiente, tira fuori dalla sua bisaccia l'antico e il nuovo. Anzi, il T. afferma decisamente che in

Paolo si possa parlare di una vera e propria personale « dottrina della sapienza » {paulìnische Weisheitslehre, p. 518).

Vari indici coronano questa dissertazione lineare e ben organizzata.


 
 
 
 
 
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