Inicio > Revista Antonianum > Artículos > Del Zotto Domingo 08 Diciembre 2024
 

Revista Antonianum
Datos sobre la publicación

 
 
 
 
Foto Del Zotto Cornelio , Recensione: GREGORII ARIMINENSIS OESA, Lectura Super Primum et Secundwn Sententiarum , in Antonianum, 56/4 (1981) p. 853-856 .

Collaborante Manfred Schulze Dist 1-6: Elaboraverunt: Manuel Santos-Noya, Walter Simon, Wolfgang Urban, [Spatmittelalter und Reforma-tion Texte und Untersuchungen, herausgegeben von Heiko A. Oberman, Band 6], Walter De Gruyter - Berlin-New York, 1981, pp. CIV/522; Lectura Super Primum et Secundum Sententiarum, Edidit A. Da­masus Trapp OSA, Tomus IV Super Secundum (Dist 1-5), Elaborave-runt: A. Damasus Trapp, Manuel Santos-Noya, Manfred Schulze, [Spatmittelalter und Reformation Texte und Untersuchungen, heraus­gegeben von Heiko A. Oberman, Band 9], Walter De Gruyter - Berlin-New Fork 1979, pp. LXI/396; Lectura Super Primum et Secundum Sententiarum Ediderunt A. Damasus Trapp OSA, Venicio Marcolino, Tomus VI Super Secundum (Dist 24-44), Elabora verunt: Venicio Mar­colino, Walter Simon, Volker Wendland, [Spatmittelalter und Refor­mation Texte und Untersuchungen, herausgegeben von Heiko A. Ober­man, Band 11], Walter De Gruyter, Berlin-New York 1980, pp. VIII/337.

La Casa Editrice Walter de Gruyter di Berlino sta pubblicando l'edi­zione critica della « Lectura super Primum et Secundum Sententiarum » del « Doctor authenticus », Gregorio da Rimini, dell'Ordine degli Eremiti di S. Agostino (-j- 1358), che il Papa Clemente VI in una Bolla del 12 gen­naio 1345, con la quale sosteneva la Promozione a Maestro del teologo agostiniano, chiama « dilectus filius » e che il suo Ordine nel 1357 elesse come Priore Generale, ma che anche Lutero ammirava e considerava « una eccezione » in campo cattolico. La sua fama supera di gran lunga la diffusione dei suoi scritti, se si pensa, ad esempio, che nel secolo XVI esisteva a Salamanca una « Cathedra Gregorii ». Tuttavia non poteva ve­nire valorizzato sufficientemente ai nostri giorni, per mancanza di una edizione accessibile agli studiosi. E' quindi lodevole l'iniziativa di pubbli­carne le opere. L'edizione critica viene a colmare una lacuna nella teologia scolastica del secolo XIV e insieme favorisce una teologia agostiniana di prima qualità, giacché Gregorio era tanto versato nelle opere di S. Ago­stino che, a detta dei suoi coetanei, « nessun altro scolastico lo superava nella conoscenza delle opere di S. Agostino ». La sua opera principale è il commento al I e II Libro delle Sentenze di Pietro Lombardo (f 1160), che viene ora criticamente edita. Sono già apparsi 3 dei 6 volumi programmati nella Collana « Spàtmittelalter und Reformation. Texte und Untersuchungen », pubblicata dal celebre medievalista Heiko A. Obermann e della quale costituiranno i voli. 6-11.

I  volumi apparsi (I, IV e VI) sono curati da Damasus Trapp dell'Ordine di S. Agostino e i voli. I e VI in collaborazione con il Dr. Marcolino Venicio, che firma pure l'ampia introduzione al I Volume (pp. XI-CIII). La presentazione del testo e l'apparato critico sono molto accurati e si può dire che raggiungono un alto vertice di perfezione. La scelta dei codici è stata fatta con grande competenza e tenendo conto delle migliori edizioni precedenti, ma anche dell'acribia critica degli Editori e dei loro collabo­ratori, ai quali rivolgiamo il nostro sincero plauso, che anticipa la gioia di vedere presto anche gli altri volumi dell'opera.

Prendendo in esame i tre volumi a nostra disposizione, possiamo avere un saggio eloquente del pensiero teologico e della capacità dialettica del maestro agostiniano del secolo XIV, che si distinse nella teologia della grazia, aderendo all'opinione del suo maestro Agostino anche in certe posi­zioni estreme, come nella sentenza sulla pena sensibile dovuta ai bambini che muoiono senza battesimo, per cui si meritò il malizioso epiteto, attri­buitogli da Paolo Sarpi, « tortor parvulorum », ma anche inserendosi nella corrente occamista di Parigi, pur sostenendo un nominalismo moderato, che i Nominalisti di Wittemberg preferivano a quello di Occam. In teologia è decisamente contrario alle tendenze pelagiane insite nel nominalismo, insiste sulla necessità della grazia per compiere le opere della salvezza anche per l'« initium fidei ». Si appella ad Agostino sulle principali que­stioni, come la predestinazione, la giustificazione e il peccato originale. La linea fondamentale del suo pensiero teologico è data dal noto assioma « Augustinum producere », al quale si attenne con rigore. Forse anche per questo non gli fu risparmiata l'accusa di avere anticipato Lutero, che avrebbe portato agli estremi la sua accentuazione della necessità della grazia come « auxilium speciale », anche in rapporto alla libertà umana, fino a giungere all'affermazione della « sola gratia ».

II  volume I (Tomus I Super Primum, Prologus e Dist 1-6), curato ri­spettivamente da W. Eckermann OSA, Manfred Schulze, Walter Simon Wolfgang Urban, l'A. tratta della Questione: « se mediante il discorso
teologico si possa acquisire dell'oggetto della teologia una conoscenza veramente scientifica» (Prologo). Passa poi, nelle Dist 1-6, a trattare: «se ogni uso sia una fruizione ossia se ogni atto di uso sia un atto di fruizione » (Dist 1); « se l'esistenza di Dio sia per se nota » (Dist 2); « se noi abbiamo una conoscenza naturale delle realtà sensibili » (Dist 3); « se il generare sia proprio del Padre in quanto Padre» (Dist 4); «se l'essenza divina generi o sia generata » (Dist 5) ; « se il Padre abbia generato il Figlio per natura e necessariamente o volontariamente » (Dist 6).

Il vol. IV (Tomus IV Super Secundum, Dist 1-5), elaborato da Damasus Trapp OSA, Manuel Santos-Noya, Manfred Schulze, presenta le prime 5 distinzioni del Commento al II Libro delle Sentenze. « Se Aristo­tele e il suo Commentatore Averroè abbiano percepito che tutti gli altri enti sono stati fatti dal primo, oppure al contrario abbiano pensato che molti enti non abbiano un principio effettivo» (Dist I); «se gli Angeli siano stati creati insieme con il tempo, prima del tempo o dopo il tempo » (Dist 2); « se l'Angelo abbia potuto in un primo istante peccare o meri­tare» (Dist 3-5).

Il vol. VI (Tomus VI Super Secundum, Dist 24-44), preparato da Venicio Marcolino, Walter Simone e Volker Wendland, presenta il cuore di tutta la teologia sulla dottrina della grazia e del peccato. Qui si risveglia l'appas­sionato seguace di Agostino e il propugnatore ardente della grazia contro ogni autosufficienza pelagiana. Anche la semplice presentazione dei sin­goli argomenti delle distinzioni rivela la bruciante vivacità di questo « autentico dottore » agostiniano. « Se la volontà dell'uomo sia la causa che produce immediatamente gli atti del libero arbitrio» (Dist 24 e 25); « se l'uomo nello stato attuale, con il concorso generale di Dio, possa mediante il suo libero arbitrio e le sue facoltà naturali, senza uno speciale aiuto di Dio compiere qualche azione moralmente buona » (Dist 26-28) ; « se l'uomo, prima del peccato, per mezzo del libero arbitrio e le sue forze naturali, senza alcun altro aiuto di Dio fosse capace di compiere qualche azione moralmente buona o veramente retta o virtuosa » (Dist 29); « se il peccato originale sia una pena o una colpa» (Dist 30-33); «se Dio sia la causa efficiente immediata del peccato attuale» (Dist 34-37); «se, secondo la bontà o la malizia dell'intenzione di chi opera, vi sia bontà o malizia nella sua opera » (Dist 38-41); « se l'uomo per cattiva volontà unita al­l'azione esteriore pecchi più di quanto peccherebbe con la sola cattiva volontà » (Dist 42-44). Gregorio affronta con acutezza e coraggio una pro­blematica, che possiamo chiamare moderna, cosicché anch'egli si quali­fica come « Doctor modernus », come dice Heiko Obermann, nella pre­sentazione del volume. Alla speranza nella libertà propria dell'uomo egli antepone la grazia di Dio che rende l'uomo libero, risanandolo. « Potest etiam dici quod per gratiam, qua sanatur natura vitiata, non solum intel-Iigitur habitus gratiae sanans tamquam animae medicina, sed ipse etiam Deus gratis assistens et sanans ut medicus »  (In 2 Sent dist 26-28 q 2; t. VI, 112, 1-3).


 
 
 
 
 
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