Newsletter > 03/11/2010 Friday 06 December 2024
 



 
Place: Camerino
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PUA

Cronaca
Presentazione del volume
Un desiderio senza misura. La santa Battista Varano e i suoi scritti. Atti IV Giornata di studio Osservanza francescana al femminile (Camerino, 7 novembre 2009), a cura di P. Messa, M. Reschiglian, Clarisse di Camerin (Viator, 11),
Ed. Porziuncola, Assisi 2010

e Inaugurazione dei restauri del Coro ligneo del Maestro Indovini (Camerino, 14 settembre 2010)
 
 
L’incontro che si è svolto il 14 settembre 2010 presso il Monastero di Santa Chiara di Camerino, in occasione della presentazione degli Atti della IV giornata di studio sull’Osservanza francescana al femminile (Un desiderio senza misura. Santa Battista Varano e i suoi scritti, a cura di P. Messa, M. Reschiglian, Clarisse di Camerino, Assisi 2010) e dell’inaugurazione dei restauri del coro ligneo del monastero, recentemente restaurato grazie anche al contributo della Fondazione Carima, viene a concludere le tante iniziative su Camilla Battista da Varano organizzate a partire dal 2008 dalle Clarisse di Camerino in collaborazione con la Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani della Pontificia Università “Antonianum” di Roma, diretta dal prof. Pietro Messa, ofm; nello stesso tempo però questa giornata, rappresentando l’evento culturale più prossimo alla canonizzazione della beata (17 ottobre 2010), vuole in un certo senso già aprire le porte ad ulteriori occasioni di riflessione e a nuovi percorsi di studio e di ricerca sull’ampia e articolata produzione culturale e spirituale della ormai santa clarissa camerte.
Il Preside Pietro Messa, dopo aver salutato i partecipanti e ringraziato tutti coloro che hanno attivamente contribuito alla pubblicazione degli Atti a meno di un anno di distanza dallo svolgimento del Convegno sulla Varano (7 novembre 2009), introduce la Badessa del Monastero di Santa Chiara di Camerino, suor Chiara Laura Serboli. La Madre sottolinea come il titolo degli Atti sia di fatto espressione del “desiderio senza misura” che ha animato e sostenuto le Clarisse di Camerino nel lungo percorso che vede finalmente riconosciuta canonicamente dalla Chiesa la santità della beata Camilla Battista. La parola passa quindi all’Arcivescovo della diocesi di Camerino - San Severino Marche, S. E. Mons. Francesco Giovanni Brugnaro, che fa notare come Camilla Battista sia espressione di una femminilità che ha saputo testimoniare fino in fondo attraverso la mediazione del carisma di san Francesco il senso evangelico della vita, diventando così un modello di santità profondamente attuale, specie per i giovani; nello stesso tempo il sentimento religioso, la storia e la memoria di questa figura risultano intrinsecamente legate alla città di Camerino e al suo territorio, così che da ora in poi Camilla Battista da Varano sarà conosciuta come santa Camilla Battista da Camerino. Anche il sindaco, il dottor Dario Conti, pone l’accento sulla eccezionale importanza storica della canonizzazione della clarissa camerte, un “evento degli eventi” che non riguarda solo la comunità civile di Camerino ma tocca l’intera regione marchigiana: Camilla Battista viene quindi ad essere un esempio di santità per le nuove generazioni ma anche una testimonianza di rilancio per la sua città, da sempre centro propulsivo della religiosità e della tradizione francescane.
Il Preside Messa, dopo aver ricordato come Camerino abbia avuto in effetti un ruolo fondamentale nella storia francescana, custodendo le spoglie mortali del beato Giovanni da Parma, essendo stata assieme a Foligno luogo di origine dell’Osservanza francescana e custodendo gli inizi dei frati Minori cappuccini, passa la parola al primo relatore, il professor Massimo Reschiglian, ofm. Nel suo intervento lo studioso si concentra sul significato della preghiera di Battista, da intendersi come un evento personale mai però sganciato dall’Ufficio divino da lei celebrato quotidianamente, in coro e in chiesa, insieme alle consorelle. Il significato della preghiera della santa camerte va ben al di là delle numerose riflessioni intorno alla preghiera proposte nel XX secolo ed è da rintracciarsi in primo luogo nella sua origine esperienziale: la stessa vita di Battista diventa infatti prova evidente del valore e del senso che la preghiera riveste per la santa. Anche nei suoi scritti, sia pure in forma velata e discreta, la Varano fa spesso riferimento alla sua personale esperienza di preghiera. Così, ad esempio, nelle Istruzioni al discepolo Battista fornisce i motivi del ‘perché pregare’, elencando tra i doni principali della preghiera la conoscenza di Dio e di se stessi, da cui discendono, tra i tanti frutti, la comunione con Dio e la pace interiore. Se la clarissa parla il più delle volte della preghiera per immagini (la preghiera è porta, compagnia, abito, arma…), la struttura teologica e cristiana della sua orazione è sempre chiaramente identificabile: Battista è giunta a Dio attraverso la divino-umanità di Cristo. In conclusione Reschiglian fa notare che lo Spirito Santo è per Battista, come per tutti gli uomini, l’unico maestro di preghiera e che l’ascolto di Dio e della sua Parola costituisce per la Varano l’evento principale, capace di innescare un itinerario di ricerca interiore sempre più profondo. Questa teologia del vissuto si traduce così nell’uso pressoché costante della Bibbia come strumento anche linguistico di preghiera.
La relazione del professor Giuseppe Capriotti è dedicata invece al significato degli stalli del coro presente nel monastero di Santa Chiara di Camerino. Sulla base di importanti documenti d’archivio, recentemente ritrovati, si è avuto modo di accertare il fondamentale ruolo avuto da suor Battista nella committenza del coro, firmato e datato 1489 dall’intagliatore e intarsiatore Domenico Indivini di Sanseverino Marche. Ciò ha ulteriormente supportato la tesi, per lungo tempo solo ipotizzata, secondo cui molte figurazioni presenti negli stalli intarsiati vadano lette come una diretta emanazione delle pratiche religiose della committente. Lo studioso parte dalla funzione stessa che il coro aveva all’interno del monastero: il coro è un vero hortus conclusus, luogo del contatto del mondo reale con Dio; un luogo in cui, attraverso le decorazioni presenti sugli stalli, viene esemplificato il cammino spirituale che la suora deve percorrere in un crescendo di perfezionamento. Come con i suoi scritti, anche attraverso il sistema iconografico del coro suor Battista vuole quindi istruire le sorelle, lasciando loro un messaggio devoto, una predica figurata. Proprio i testi della Varano, in particolare il Trattato della purità del cuore e i Dolori mentali di Gesù nella sua Passione, forniscono la chiave interpretativa per decodificare alcune delle figurazioni più complesse degli stalli del coro, che risulta essere pienamente un’opera spirituale per immagini, un percorso finalizzato a insegnare la strada per raggiungere il paradiso attraverso la preghiera e la meditazione interiore.
Nel suo intervento la professoressa Maria Giannatiempo Lopez propone un confronto storico artistico e architettonico tra il coro del monastero di Camerino e lo studiolo di Urbino di Federico da Montefeltro. In particolare la studiosa fa notare come lo studiolo, posto a cerniera tra gli ambienti pubblici e quelli privati, avesse una collocazione analoga a quella assegnata nella planimetria tradizionale degli edifici monastici claustrali al coro, situato tra la chiesa aperta ai fedeli e gli spazi inaccessibili della clausura. Del resto la stessa ubicazione dello studiolo all’interno dei vari locali che costituivano l’appartamento privato del principe aveva di per sé un significato simbolico, rappresentando un percorso di ascesi e di purificazione dello spirito. Viene poi descritto l’elaborato programma iconografico visibile all’interno della struttura, un programma teso ad illustrare la storia personale, pubblica e privata, di Federico da Montefeltro e a consacrare alla posterità l’immagine del principe come “governante filosofo”. Dal momento che lo studiolo fu completato nel 1476, non è fantasioso ipotizzare, secondo la Giannatiempo, che il signore di Urbino avesse ricevuto nella sua dimora la giovane principessa di Camerino, figlia dell’amico Giulio Cesare Varano: giunta in città il 14 novembre 1481, Camilla entra nel monastero di Santa Chiara con il nome di suor Battista, molto probabilmente in omaggio alla cugina Battista Sforza Montefeltro, moglie amatissima di Federico. È da ritenere quindi che la Varano, nel suggerire all’intagliatore Domenico Indivini il progetto iconografico degli stalli del coro di Camerino, abbia avuto in mente il ricordo del rarefatto simbolismo dello studiolo urbinate e abbia voluto anche lei  – al pari di Federico da Montefeltro – fornire attraverso le immagini una sintesi della sua vita spirituale.
L’incontro si conclude con la videoproiezione delle diverse fasi che hanno caratterizzato i complessi lavori di restauro del coro ligneo – svolti e diretti da Antonio Iachini – e con la solenne benedizione della struttura da parte dell’Arcivescovo.

Antonella Dejure
 

 
 
 
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