Inizio > Pubblicazioni > Carbajo-Núñez Mercoledì 21 maggio 2025

Informazione sulla pubblicazione:
Celebrazione degli 800 anni del Cantico delle creature di San Francesco, (20.05.2025), (35-IT)

 
 
 
 
Foto Carbajo-Núñez Martín , Celebrazione degli 800 anni del Cantico delle creature di San Francesco, (20.05.2025), (35-IT), in Blog: www.cssr.news, 35-EN (2025) p. 2 .

Nel 2025 celebreremo l’800° anniversario del Cantico delle creature[1], un testo che costituisce una fonte di ispirazione fondamentale per l’enciclica Laudato Si’. Nel corso dei secoli è stato riconosciuto come una delle opere più significative della letteratura cristiana. Sebbene esistano documenti precedenti in volgare italiano, il Cantico delle creature (CtC), scritto in dialetto umbro, è spesso considerato il testo fondante della letteratura italiana non solo per il suo valore linguistico, ma soprattutto per il suo profondo significato spirituale e culturale.

Molti studiosi considerano il Cantico l’opera più distintiva e personale di Francesco, poiché riflette vividamente la sua personalità e il suo profondo apprezzamento per la ricca diversità del creato. Esso trasmette fedelmente il nucleo del suo messaggio evangelizzatore: un invito a tutte le creature a lodare l’Altissimo («Lodate e benedite»), una chiamata alla conversione («Guai a coloro che muoiono in peccato mortale!») e un’esortazione al perdono e alla pace («Coloro che perdonano… e perseverano nella pace»).

Francesco concepì il Cantico anche come una catechesi evangelizzatrice in forma poetica, scritta «per l’edificazione del prossimo». Desiderava che, dopo il sermone dei frati, «cantassero le Lodi del Signore come menestrelli del Signore»[2]. I suoi biografi raccontano che «quando la sua malattia si fece più grave, egli stesso cominciò a recitare le Lodi del Signore e poi le fece cantare dai suoi compagni» (CAss 83). Infatti, il Cantico è stato composto per essere accompagnato dalla musica.
 

Canto d’amore e di lode

Francesco lo compose nella primavera del 1225, pochi mesi prima della sua morte, in un periodo di profonda sofferenza fisica e spirituale. Era cieco, malato e afflitto dal dolore. Eppure, in mezzo a tanta oscurità, confida nella promessa di salvezza eterna che ha appena ricevuto in una visione, rafforza la sua fede e inizia a cantare il suo canto di lode.

Il Cantico non è solo un’espressione di ammirazione estetica, ma un profondo atto di fede, un vero canto d’amore e di lode. Dio è sia la sua fonte che la sua destinazione ultima. Nel suo nucleo, il Cantico è una preghiera, un inno all’Altissimo.

Egli mette in evidenza quelli che, secondo la concezione del suo tempo, erano considerati i quattro elementi fondamentali del mondo sublunare: terra, acqua, aria e fuoco. Concentrandosi sull’essenza stessa delle cose, egli sottolinea la saggezza divina che orchestra l’armonia di tutto ciò che esiste.
 

Una visione olistica

Come artista e mistico, Francesco percepiva la profonda unità di tutto il creato, riconoscendo la natura non come una semplice risorsa, ma come una famiglia. Le stesse qualità che attribuisce alle creature nel suo Cantico, le applica anche al Creatore nelle sue Lodi al Dio Altissimo.

La sua visione è olistica e inclusiva. Egli abbraccia anche quegli elementi che sono spesso percepiti come negativi, riconoscendoli come parte di un disegno più ampio. Anche la morte fisica diventa per lui una sorella, perché ci apre le porte della vita eterna.
 

Un contrappunto alla logica materialistica

Il Cantico delle creature è una profonda critica di un sistema economico che mercifica ogni aspetto della realtà, privilegia la crescita materiale infinita e riduce la natura a una mera risorsa di profitto. Ci invita a passare da un paradigma di dominio a uno di fraternità, da un mondo guidato dall’avidità a uno animato dalla gratitudine e dalla cura. Per Francesco, le creature non sono semplici oggetti di guadagno economico, ma fratelli e sorelle, che «portano l’immagine di Dio» e si uniscono all’umanità in un canto comune di lode. Ognuna di esse ha un volto e un ruolo nella rete cosmica della vita.

Francesco d’Assisi non vede la natura come un semplice insieme di risorse da sfruttare, ma come una grande famiglia, dove il sole, la luna, l’acqua e il fuoco sono nostri fratelli e sorelle, che si uniscono a noi nella lode al Creatore. La sua lode non si basa sull’utilità delle creature per l’umanità, ma sulla loro dignità intrinseca. Ognuna, a suo modo, «porta in sé l’immagine dell’Altissimo» (CtC 4). Non sono elementi passivi sullo sfondo dell’attività umana, ma partecipanti attivi alla grande sinfonia della creazione, che si uniscono all’umanità in un armonioso canto di lode a Dio.
 

Una famiglia dove tutti sono apprezzati e necessari

Francesco riconosce umilmente di aver bisogno dell’aiuto che le creature gli forniscono. Unendosi alla loro lode, supera i propri limiti e il senso di indegnità, perché «nessun uomo è degno di menzionare il tuo nome» (CtC 2). Infatti, «noi tutti, miserabili e peccatori, non siamo degni di pronunciare il tuo nome»[3], mentre «tutte le creature sotto il cielo servono, conoscono e obbediscono al loro Creatore, ciascuna secondo la propria natura, meglio di te»[4]. Francesco sa che solo «nostro Signore Gesù Cristo, […] insieme allo Spirito Santo» può rendere grazie al Padre per noi, «come piace a te e a Lui» (ER 23, 5). In questa dinamica, Francesco loda il Padre «con» tutte le creature (CtC 3) e «attraverso» di esse (CtC 5-9).

Mentre si prepara ad incontrare la Sorella Morte Corporale, giace nudo sulla nuda terra, in attesa dell’abbraccio finale del Padre celeste.
 
(testo originale inglese)

Martín Carbajo-Núñez, OFM


Blog Alfonsiana: ("Celebrating 800 years of St. Francis’ Canticle of the Creatures", online ); Blog cssrItaliano (Online), English (Online); Español (Online)
 
[1] These paragraphs are taken from the article: Carbajo-Núñez Martín, «The Canticle of the creatures and sustainability: Listening to the cry of the Earth», in Warszawskie Studia Teologiczne 38/1 (2025)
[2] «Compilation of Assisi» [CAss] 83.
[3] Francis of Assisi, "Early Rule" [ER] 23,5.
[4] Francis of Assisi, «Admonitions, 5,2.
 



(File allegato)
 
 
 
 
 
 
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